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Cona: come non si deve gestire l'emergenza immigrati

Una ragazza ivoriana muore nel centro che versa in pessime condizioni igeniche e strutturali. La denuncia inascoltata del sindaco. E il Governo assente

Sono mesi che il sindaco di Cona denuncia le condizioni precarie dentro l'ex base militare di Conetta, 190 abitanti in provincia di Venezia, che si è vista assegnare d'imperio dalla prefettura più di 500 migranti.

Il sindaco Alberto Panfilio ha protestato in tutti i modi possibili e immaginabili. Con apparizioni televisive, articoli sui giornali, attraverso lettere inviate ai responsabili delle forze dell'ordine e ai rappresentanti di tutte le istituzioni, perfino all'ex ministro dell'Interno Angelo Alfano e all'ex presidente del consiglio Matteo Renzi.

Dentro l'ex base militare si sta creando artificialmente una bomba pronta a esplodere, ha ripetuto a tutti per mesi. L'unica risposta che ha ricevuto è stata quella dai toni perentori del prefetto, che lo invitava "gentilmente” a farsi gli affari propri. Gli "intimava di evitare ad assumere qualsiasi iniziativa personale suscettibile di avere riflessi negativi sull’ordine pubblico, e di attenersi a eventuali indicazioni che saranno date allo stesso dallo scrivente e dal signor questore" come si legge in un documento inviato dal prefetto.

Il sindaco insisteva sulle cattive condizioni di accoglienza che avrebbero potuto provocare forti tensioni sociali. Le cui avvisaglie c'erano già state all'inizio del 2016, quando un gruppo di profughi aveva protestato contro le condizioni igieniche e sanitarie, lamentando la mancanza di acqua calda e vestiti, medicinali e servizi sanitari.

Ecco servito il prefetto e pure il ministero dell'interno, oggi Marco Minniti.
Una ragazza ivoriava di 25 anni, Sandrine Bakayoko, è morta dentro la doccia della struttura. Un fatto gravissimo e inconcepibile. Ma invece di indignarsi per le condizioni in cui viene tenuta questa gente, l'attenzione generale sembra più concentrata sulla notizia che degli "ingrati migranti" osino addirittura protestare e prendere in ostaggio 25 operatori del centro.

Sono tanti i colpevoli in questa storia, a cominciare dal Governo che ha messo in piedi un sistema di accoglienza scellerato che sta disseminando il territorio italiano di vere e proprie bombe sociali pronte a esplodere alla minima scintilla.

Ma certo gli unici che non hanno colpa sono coloro che protestano contro condizioni non dignitose. Se bisogna accoglierli va fatto in modo dignitoso. Per loro, ma anche per te Governo che li fai entrare. Perché sarai chiamato presto a pagare il conto dei tuoi errori.
E avendo sempre al primo posto nei tuoi pensieri la tenuta del tessuto sociale degli italiani, che non possono e non devono sentirsi minacciati da questa ondata migratoria. E se invece la sentono come tale, non è certo solo per colpa loro e di nuove ideologie razziste che fanno capolino, ma a causa dell'incapacità di gestire e organizzare l'accoglienza.
Sarebbe auspicabile oltre che doveroso se adesso qualcuno si assumesse la responsabilità delle proprie azioni.

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Il dormitorio del centro di accoglienza di Cona (Venezia)

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Carmelo Abbate