Ciao Stefano, un collega ed una persona perbene
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Ciao Stefano, un collega ed una persona perbene

Se ne è andato un bravissimo collega, Stefano Vespa, che ha lasciato il suo segno nel nostro settimanale

Se ne è andato un bravissimo collega, che ha lasciato il suo segno nel settimanale. Grande professionista, persona perbene.

Bastava guardare la sua scrivania quando diventò il capo della redazione romana di Panorama per capire che giornalista fosse Stefano Vespa. Precisissimo, assolutamente ordinato, attento a ogni dettaglio. Un vero galantuomo, che sapeva essere anche duro e risoluto. Come se la disciplina interiore, quasi militare, che imponeva a se stesso dovesse essere seguita anche da tutti noi. Stefano, fratello minore di Bruno Vespa, se ne è andato il 7 marzo nella sua casa romana per un malore improvviso. Aveva solo 64 anni, era nato a L’Aquila il 25 aprile. Le sue radici erano profonde e forti, il suo rigore era nato da quella terra, di cui era orgoglioso. Ma, scriveva Ennio Flaiano nella Lettera sull’Abruzzo, comportava anche profonde lacerazioni: «Bisogna prenderci come siamo, gente rimasta di confine con una sola morale: il Lavoro». E lui era proprio così: il primo ad arrivare, l’ultimo ad andarsene al Tempo come nei 12 anni in cui è stato a Panorama. Da ritardataria cronica quale sono, strisciavo come in trincea davanti alla sua porta sperando non si accorgesse che arrivavo oltre l’orario. Lui, comunque, se ne accorgeva sempre. E qualche volte borbottava.Era laureato in giurisprudenza e da giovanissimo era stato tra i fondatori di Radio L’Aquila, una delle prime radio private. Poi a Roma entrò al Tempo, autorevole quotidiano della capitale, all’inizio come collaboratore fino a diventare caporedattore. Ventitré anni nel giornale allora diretto tra gli altri da Gianni Letta e Maurizio Belpietro che fu ancora suo direttore a Panorama. I colleghi lo ricordano giornalista meticoloso, accurato, attento ai particolari e alle sfumature. Serio e professionale, informato e sempre rispettoso degli altri e delle fonti. Leale e disponibile. Un gentiluomo in redazione. Non si è mai dimenticato una ricorrenza, un compleanno. Era molto attento alle persone, sapeva essere accogliente, affettuoso, mai sguaiato o invadente. Un signore. A Panorama ha trascorso 12 anni della sua vita professionale, alla redazione romana di via Sicilia, prima caporedattore e poi come responsabile fino al 2015, quando ha lasciato a malincuore per la pensione. Era un grande esperto di difesa e sicurezza, politica, cronaca e questioni internazionali. Non avrebbe mai dato una notizia se non dopo averla più volte verificata. Dopo aver lasciato il settimanale aveva continuato a scrivere per Formiche.net e a collaborare con il nostro giornale. Il prossimo articolo cui stava lavorando era una sua proposta sulla Polizia Postale e sugli oltre 5 mila attacchi sventati ai sistemi istituzionali e il pericolo sempre più vicino del cyberterrorismo. Era un uomo colto, ma non faceva mai sfoggio del suo sapere. Il fratello Bruno gli ha sempre chiesto di leggere per primo i suoi libri. Sapeva che avrebbe trovato anche le più piccole imprecisioni. Era estremamente riservato, non amava parlare di sé, ma era capace di lodare un collega che aveva fatto un buon lavoro. Cosa alquanto rara. Nessuno lo ha mai sentito in redazione alzare la voce. Non ne aveva bisogno. Era sempre corretto, un collega stimato. Sobrio ed elegante. Generoso e perbene. Dei tanti ricordi uno resta per me fondamentale. Quando passava i miei pezzi, spesso scuoteva la testa, dicendo: «Terry, troppe virgole, troppe virgole». Aveva assolutamente ragione. Tifava il Milan e aveva una passione per il rugby e il nuoto. Sapeva essere ironico. Quando qualcuno gli chiedeva se fosse parente del celebre giornalista rispondeva, ridendo: «Io sono il fratello scemo». E invece per Bruno Vespa, Stefano era: «il migliore giornalista della famiglia». Era un professionista di razza. E un uomo che praticava la gentilezza.Le grandi magnolie davanti alla sua casa capitolina si muovono eleganti e silenziose nel vento di questo marzo freddo. E la scrivania nel tuo studio è perfettamente ordinata, come era quella del giornale. Nell’inverno del nostro scontento, Stefano ci sei mancato troppo presto.

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Terry Marocco