L'incubo di Hezbollah si chiama Ahmed al Assir
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L'incubo di Hezbollah si chiama Ahmed al Assir

Ritratto dell'imam sunnita che guida le truppe di Sidone contro l'esercito di Nasrallah e sostiene i ribelli siriani

Sciiti contro sunniti. L'eterno scontro all'interno del mondo islamico riesplode violentemente in Libano, dove la città di Sidone, a circa 40 chilometri a sud di Beirut, è stata teatro di violenti scontri tra milizie di Hezbollah (sciite) e fedelissimi di Ahmed al Assir, l'imam sunnita che inveisce contro l'Iran e appoggia i ribelli siriani.

Abbigliamento da salafita, barbona lunga e attitudine a farsi riprendere dalle telecamere mentre imbraccia un fucile, Ahmed al Assir sta progressivamente catalizzando l'attenzione della comunità internazionale, dopo aver fatto proseliti in Libano a suon di sermoni del venerdì nella moschea di Sidone. Ma lui nega di essere un estremista salafita e sostiene invece di essere un sunnita duro e puro.

Eppure, i suoi sermoni echeggiano sulle corde di una retorica di guerra contro il "nemico" di sempre, i fratelli sciiti di Hezbollah, rei di combattere in Siria al fianco di Bashar al Assad e di fornire armi al regime di Damasco per mettere in ginocchio i ribelli.

Lo scontro tra Assir e Nasrallah, storico leader di Hezbollah, però non si è fermato solo alle sciabolate verbali. A Sidone sono morti 18 soldati delle milizie del partito di Dio e più di 30 affiliati delle truppe fedeli allo sceicco sunnita. E la guerra che si è consumata strada per strada, dilagando anche in altre città come a Tripoli, ha fatto rivivere al Libano l'eco di violenze settarie che si sperava fossero superate da tempo.

Ahmed al Assir, 45 anni, sale alla ribalta delle cronache libanesi agli inizi del 2012, quando si distingue per le sue posizioni contro il regime siriano. Affabulatore nato, lo sceicco mescola retorica politica e religiosa in prediche che infiammano i suoi seguaci di Sidone. La sua moschea durante le preghiere del venerdì è affollatissima di persone e anche di armi. Lungi dall'essere un uomo solo di spirito, l'imam sunnita ama imbracciare il fucile in prima persona e presentarsi in abbigliamento militare.

Che sia un uomo di guerra e non di pace appare chiaro a tutti sin da subito. Soprattutto agli uomini di Hezbollah, che lo tengono sott'occhio. La scintilla esplode a giugno del 2012, quando in un velenoso sermone tenuto nella moschea di Bilal bin Rabah a Sidone Assir promette a Nasrallah e ai suoi di diventare il loro incubo peggiore, accusandoli di aver venduto un fucile giocattolo a Dayeh, un sobborgo di Beirut. Il piccolo monumento secondo lo sceicco sunnita sarebbe altamente offensivo per la figura della moglie del profeta Maometto, Aysha.

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I sunniti libanesi si armano fino ai denti, infuocati dalla retorica del loro nuovo leader, e poco importa che alla fine si scopre che il fucile-giocattolo dello scandalo in realtà non esiste. La guerra tra sciiti e sunniti del Libano si è già riaccesa e la tensione schizza alle stelle, soprattutto in un momento così delicato per il Paese che sta aspettando di andare alle urne nel 2014.

E poi la Siria, che catalizza l'attenzione di tutti, sciiti e sunniti. Ahmed al Assir si unisce ai ribelli anti-Assad e non manca giorno che non pronunci feroci invettive contro gli uomini di Hezbollah, accusati di essere alleati del raìs di Damasco. Le sue parole alimentano la rabbia sunnita, fino ad arrivare ai feroci scontri di Sidone che, ancora una volta, vedono scorrere molto sangue. 

Lo sceicco va avanti per la sua strada e celebra i suoi morti come dei martiri. Intanto, costruisce un network di alleati e amici, lontani e vicini, primo tra tutti il cantante Fadel Shaker, noto in Libano non solo per le sue canzoni ma anche per le posizioni politiche oltranziste. Fadel Shaker invita l'imam sunnita sul palco e poi scende in piazza al suo fianco per combattere contro l'esercito libanese, dopo aver etichettato le milizie di Hezbollah come "cani del partito del diavolo e dell'Iran". 

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E lo sceicco non è più tenero del suo cantautore di fiducia e afferma: "Abbiamo un debito di sangue con Hezbollah, che può essere estinto solo con il sangue". Insomma, i toni sono più che surriscaldati e gli scontri di Sidone sono solo l'ultima di una serie di violenze che hanno scosso il Libano nei mesi passati. Nel mirino gli sciiti, in una lotta di tutti contro tutti che destabilizza ulteriormente la polveriera mediorientale. Come se non bastasse, la guerra che si sta consumando in Siria rende la situazione in Libano ancora più drammatica.

Ma i fondi dello sceicco da dove arrivano? Lui dichiara che provengono da "attività locali" e dal sostegno della comunità sunnita di Sidone, ma secondo fonti di Al Jazeera lo sceicco potrebbe contare sul sostegno finanziario di emiri dei Paesi del Golfo, che appoggiano la lotta armata in chiave anti-Assad e, soprattutto, anti-Iran.

E in mezzo a questa intricata rete di fazioni opposte, i libanesi attendono le elezioni fissate per il 2014, temendo di dover rivivere l'incubo più grande: quello di una nuova guerra civile dopo le violenze settarie che sconvolsero la Terra del latte e del miele tra il 1975 e il 1990. Per ora la polveriera non accenna a spegnersi.

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Anna Mazzone