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Aereo russo precipitato: quattro ipotesi in campo

Bomba a bordo, missile, cedimento strutturale, attentato mediatico: sono ancora troppi i punti oscuri della vicenda

Forse non sapremo mai la verità sul volo dell’Airbus A321 Metrojet russoprecipitato nel Sinai. Forse non ci diranno mai a quale altezza reale stava volando quando la sua corsa si è interrotta. L’Egitto ha tutto l’interesse a minimizzare, per non sabotare il turismo del Mar Rosso e per non dare l’impressione d’aver subito una sconfitta per mano dei terroristi che combattono nel Sinai.

Se l’aereo fosse stato, come dicono, a oltre 9mila metri, sarebbe praticamente escluso che l’abbia colpito un missile a spalla terra-aria (MANPAD) come quelli che si vedono nelle foto diffuse dai siti d’intelligence. Ma era quella la quota? E comunque, l’ammissione dei russi nella commissione d’inchiesta che a bordo c’è stata un’esplosione lascia aperta ogni ipotesi. Anche quella di terrorismo. Passiamo allora in rassegna le diverse possibilità.

CEDIMENTO STRUTTURALE

aereo sinai russoMilitari egiziani trasferiscono il corpo di una delle vittime dell'Airbus A321 della compagnia Kogalymavia, precipitato sul Sinai il 31 ottobre 2015 EPA/STR

Le ipotesi avanzate dagli esperti sono le più disparate, ma tutte partono dalla constatazione di un evento improvviso e devastante. Forse un corto circuito che avrebbe provocato un incendio e quindi lo spegnimento dei motori. O una depressurizzazione repentina, a seguito di qualche guasto.

Il grafico disegnato dalla traccia del sito specializzato “Flightradar24” assomiglia alle montagne russe al culmine della discesa più ripida. Non si sa quanto sia significativo che uno dei piloti, prima di decollare, avesse confidato alla moglie le sue preoccupazioni circa lo “stato di salute” del velivolo. Invece non ha certo senso dire che l’Airbus aveva “solo” 18 anni: non è un problema di età (ci sono apparecchi ben più anziani dei diciott’anni, eppure sicurissimi). Il problema sta piuttosto nella manutenzione e nei controlli.

BOMBA A BORDO

Resta un’ipotesi praticabile. Anzitutto è compatibile con la descrizione di un evento improvviso, che addirittura avrebbe fatto sparire l’aereo dai radar e lo avrebbe fatto precipitare quasi in verticale.

Inoltre, i rottami (e i corpi) sono stati ritrovati in un raggio di venti chilometri quadrati. E i controlli in partenza da Sharm el Sheik potrebbero non essere stati stringenti come quelli di aeroporti più attrezzati come Londra o Tel Aviv. Tuttavia, la rivendicazione dell’Isis non è entrata in dettagli.

MISSILE TERRA-ARIA

Ipotesi poco probabile, quasi esclusa. A detta di tutti i servizi di sicurezza occidentali e israeliano, il gruppo di jihadisti che si è da poco affiliato all’Isis nella “Provincia del Sinai” non ha ancora la capacità di abbattere un aereo con un MANPAD (un lancia-missili antiaereo a spalla) a più di 6mila metri d’altezza.

Solo i MANPAD più sofisticati, che però richiedono tutto un supporto a terra, hanno una portata di quell’altezza. E non risulta che siano arrivati nel Sinai armamenti di quel tipo dalla Libia (la principale fonte di contrabbando d’armi, attraverso il deserto). Certo, se l’aereo fosse sceso di quota dopo aver lanciato l’SOS e avesse chiesto di compiere un atterraggio d’emergenza, sarebbe potuto finire nel mirino di qualche guerrigliero con lancia-missili “spalleggiabile”. Ma non risulta che il velivolo sia planato. Piuttosto si è disintegrato ad alta quota.

ATTENTATO MEDIATICO

È probabile invece che lo staff di comunicazione dell’Isis, che non dorme mai, si sia fiondato sull’occasione “ghiotta” dell’aereo caduto nel Sinai per accreditare una propria forza superiore a quella effettiva, o rinnovare la paura (il terrore, appunto) in un pubblico che può arrivare a considerare verosimile, grazie al proliferare di lanciamissili, che anche in Europa un aereo civile possa esser buttato giù da un terrorista-guerrigliero ben posizionato.

Il vero attentato in questo caso sarebbe… mediatico. Ma proprio l’assenza di una rivendicazione con nome e cognome, che indichi il kamikaze o gli autori dell’attentato e ne dia una prova meno hollywoodiana del video apparso sul web, fa pensare che l’attentato sia soltanto mediatico. 

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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