Addio villaggio. Adesso è di moda la crociera
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Addio villaggio. Adesso è di moda la crociera

Il villaggio turistico non piace più o è diventato troppo caro? Il 2012  è l'anno delle vacanze in nave

Centonovanta euro (190) per 4 giorni e 3 notti sulla Costa Luminosa. All inclusive. Ovviamente. La minicrociera si chiama “Profumo di Lavanda”. Il pacchetto bevande-pranzi-cene-divertimento tutto compreso, costa meno di un casco per moto con il bluetooth incorporato.

Con un prezzo così, una crociera che vi promette Savona-Marsiglia-Barcellona-Savona, come può non essere competitiva?

Davanti a cifre simili è normale che il settore crocieristico abbia soppiantato i villaggi turistici. Le navi sono sempre più grandi, accessoriate, ricche di sorprese e novità mentre i villaggi si basano su formule ormai consunte e mostrano difficoltà a rinnovarsi. Ai villaggioni sembrano non essere serviti praticamente a niente i panorami mozzafiato in Paesi da sogno così come i corsi di yoga, centri benessere, animazione per i bambini anche fino a tarda serata.

Sarà complice la crisi economica e la voglia irrinunciabile (giustamente) di ferie che le compagnie di navigazione quest’anno hanno fatto il “sold out”. Persino il colosso Costa Crociere che si pensava sarebbe stato messo in ginocchio dopo il tragico incidente del 13 gennaio scorso alla Costa Concordia davanti all'isola del Giglio nel quale sono morte 32 persone, ha confermato il tutto esaurito per tutte le partenze di agosto: 32 crociere nel Mediterraneo, 17 nel Nord Europa.

Ma considerando che le navi sono sempre più grandi, sempre più lussuose, sempre più ricche di iniziative e attività,  non possono che aver bisogno sempre di più personale, di più materiali, di più carburante, di più cibo e bevande.

Allora come possono abbassare così tanto i prezzi? Guadagnano “solo” sulla quantità?
E l’aumento del carburante? Che incide su una singola famiglia e che non può non gravare sul bilancio di una compagnia di navigazione.

Dunque, come è possibile che per mangiare, bere, dormire, divertirsi  si possa spendere meno che per un Milano-Roma andata e ritorno con il Frecciarossa?

Dove e come risparmiano i grossi colossi crocieristici? La voce più imponente di uscita per queste aziende, come per le società aeree è la manutenzione dei mezzi e l’equipaggio.
Quanto spendono in sicurezza? E nella formazione del proprio personale che deve salvaguardare la vita di migliaia di persone alla volta?

Il naufragio della Costa Concordia ha portato alla luce solamente una piccolissima parte di problematiche, ai comuni mortali sconosciute, che possono essere connesse al settore della navigazione passeggeri.

Esempio: la scatola nera. La nave salpa, galleggia e naviga anche se questa non è funzionante, ma non potrebbe muoversi dal porto in cui si trova senza che questa apparecchiatura sia funzionante. Le porte a chiusura stagna e i sistemi antincendio. Sono tutte funzionanti? Su tutte le navi?

“Certo- ripetono in coro le compagnie di navigazione- siamo soggette a controlli”.  Salvo poi scoprire con un incidente che non si chiudono e che comunque non tutte funzionano.

E il personale in plancia comando delle navi da crociera? E  l’equipaggio? In una inchiesta svolta da Panorama.it sulla formazione degli ufficiali ai comandi delle navi traghetti e da crociera è stato scoperto che presso alcune “importanti e autorevoli” scuole di formazione italiane, per diventare ufficiali bastano solo 82 euro. Sì, nemmeno il costo di un viaggio in treno tra Milano e Roma. In seconda classe ovviamente.

E proprio in plancia comando e nella sala macchine della Costa Concordia vi erano tre ufficiali -così come ha confermato il direttore della scuola - formati presso un istituto a tariffe “low cost”.

Intanto i gruppi che hanno gestito villaggi si trovano in grandi difficoltà: negli ultimi anni sono falliti I viaggi del Ventaglio, Eurotravel, Theorema, e un marchio prestigioso come Valtur è in mano a tre commissari straordinari. Persino il gruppo spagnolo Nh hotel, che ha 20 strutture in Italia e più di 1400 dipendenti, ha annunciato in questi giorni l'esubero di circa 400 dipendenti per rispondere alla crisi che sta colpendo il settore.

Davanti a villaggi che chiudono e a compagnie aeree come Wind Jet che lasciano a terra centinaia di migliaia di passeggeri, sembra davvero impossibile pensare che i bilanci per le società di navigazione siano tutti “rose e fiori”.

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Nadia Francalacci