A inizio maggio i gas di Assad transitano a Gioia Tauro
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A inizio maggio i gas di Assad transitano a Gioia Tauro

La Marina statunitense conferma il ruolo del porto italiano nel transito delle armi chimiche siriane

Le attendevano, tra le polemiche, a Goia Tauro in febbraio, quasi 600 tonnelllate delle 1.300 di gas e sostanze chimiche degli arsenali di Bashar Assad. Armi di distruzione di massa che sono per due terzi sul cargo danese Ark Futura (quelli più pericolosi indicati come Priority 1) e a bordo del mercantile norvegese Taiko (Priority 2)  e per un terzo ancora stoccate nei depositi siriani ispezionati dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) .

Il ritardo nella consegna e smaltimento delle armi chimiche del regime siriano è attribuito da Damasco agli scontri in corso nei pressi di alcuni depositi e intorno al porto di Latakya dove le armi chimiche vengono imbarcate. Inoltre non sono state ancora risolte le dispute tra Damasco e l’Opac sul futuro dei siti (7 hangar e 5 tunnel) che ospitano le armi chimiche che il regime di Bashar Assad non vuole distruggere ma destinare ad usi diversi.

"Se i siriani completeranno il trasferimento dal porto di Latakia non più tardi del 27 aprile, la Cape Ray potrebbe salpare entro 2-3 giorni e cominciare le operazioni di trasbordo nel porto italiano di Gioia Tauro nella prima settimana di maggio", per poi muoversi verso le acque internazionali del Mediterraneo, ha spiegato l'ammiraglio Robert P. Burke, direttore delle operazioni delle Forze navali Usa in Europa e Africa, in una conferenza stampa nella base navale statunitense di Rota (in Spagna, nei pressi di Cadice) dove è ormeggiata attualmente la nave ausiliaria Cape Ray.

"Dieci nazioni si sono offerte di partecipare alla forza di difesa per garantire la sicurezza della nave Cape Ray quando distruggerà le armi chimiche siriane nel Mediterraneo utilizzando due impianti per l’idrolisi Field Deployable Hydrolysis System che il Pentagono ha installato a bordo gestiti dagli esperti dell'Edgewood Chemical Biological Center dell’Esercito statunitense" ha agggiunto Burke.

"I ministeri di Interni e Difesa italiani garantiranno la sicurezza nelle acque italiane e nel porto di Gioia Tauro" dove avverrà il trasbordo dei container provenienti dalla Siria dalla Ark Futura alla Cape Ray ha precisato l'ammiraglio. Sulla Cape Ray verranno imbarcati a Goia Tauro solo gli aggressivi chimici più pericolosi degli arsenali siriani, 560 tonnellate di iprite e precursori dei gas nervini sarin e VX.  “Ci sono sempre dei rischi quando si trattano materiali simili – ha ammesso Burke - ma abbiamo operato per rendere questo rischio il minore possibile.

Gli agenti chimici arriveranno dalla Siria in container doppiamente protetti, e nessun sigillo verrà aperto durante le operazioni di trasbordo nel porto di Gioia Tauro". Che dureranno forse solo poche ore. “Il trasbordo durerà da 4 a un massimo di 24 ore a seconda delle condizioni e sarà fatto con tutti gli standard di sicurezza” dichiarò  il 4 marzo scorso il segretario generale dell'autorità portuale di Gioia Tauro, Salvatore Silvestri.  "Cercheremo di metterci il minor tempo possibile – ha assicurato Burke - ma dobbiamo sempre operare in sicurezza. Stiamo lavorando con le autorità portuali di Gioia Tauro per poter spostare i container da una nave all'altra direttamente, senza toccare il suolo italiano". Una volta imbarcate la nave americana prenderà il largo per dare il via alla neutralizzazione vera e propria degli agenti chimici. "Quando saremo tornati in acque internazionali, avremo una serie di procedure dettagliate per trattare in sicurezza questi materiali. Sulla nave ci sono tre livelli di protezione che separano gli agenti chimici dall'ambiente. Una volta neutralizzati, saranno stoccati in barili sigillati e trasportati fino ai porti di distruzione finale in altri paesi" ha precisato Burke.

Lo smaltimento della parte più pericolosa dell’arsenale siriano a bordo della Cape Ray richiederà circa due mesi e i costi saranno totalmente a carico degli Stati Uniti. L'Opac ha invece creato un Trust Fund che ha raggiunto quota 47 milioni di euro con le donazioni di diversi Paesi, tra cui l'Italia, per finanziare la distruzione degli impianti di produzione e dei componenti chimici siriani meno pericolosi che saranno trattati in centri specializzati in Francia, Finlandia, Stati Uniti e Germania.

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Gianandrea Gaiani