4 febbraio: lutto nazionale per i suicidi della disperazione
ANSA/PASQUALE BOVE
News

4 febbraio: lutto nazionale per i suicidi della disperazione

La conta inarrestabile è diventata una piaga sociale che merita risposte politiche

Un giovane di 28 anni senza lavoro si ammazza, un imprenditore si butta dal sesto piano perché la banca non rinnova il fido, un negoziante s’impicca nel suo negozio, un altro si brucia vivo. Un bollettino di guerra che aumenta di giorno in giorno e che, con la scusa del rischio emulazione, passa nel silenzio. Eppure la maggior parte dei suicidi avviene proprio quando quel silenzio è così forte da fare male alle orecchie. E' proprio lì, nel silenzio, che la solitudine aumenta insieme alla depressione. E la depressione può uccidere se non riconosciuta, se non curata, se non se ne individuano le cause, se chi ne soffre viene abbandonato da chi lo circonda e da uno Stato che quella depressione l'ha causata con le sue scelte sbagliate.

Il suicidio non è mai una soluzione è un atto di egoismo. Una pugnalata a chi ci ama. Uno schiaffo a chi la vita la perde senza volerlo perché una malattia o un altro uomo gliela porta via. Chi si uccide non è un eroe che muore nell'atto di una protesta estrema, di cui ci si dimentica dopo il titolo di cronaca e che lascia più devastazione di prima. E' un atto di disperazione assoluta che matura nel vuoto delle istituzioni e della società, indotto, in questo caso, da un capitalismo sfrenato che invece di servire l'uomo lo rende schiavo, e da politiche economiche stritolanti e disumane.

E la disperazione entro cui matura quell’idea folle, nasce anche a causa di un sistema che mette l’umanità all’ultimo posto della scala dei valori. Un governo che preferisce finanziare le banche senza garanzie verso le persone, è colpevole (c'è persino una pagina fb per denunciare il governo per istigazione al suicidio). Un tempo le banche erano una speranza per poter investire sul presente e sul futuro. Oggi sono una delle cause della crisi. Hanno ricevuto miliardi di euro a tasso agevolato dalla BCE da re-immettere nel mercato sotto forma di prestito e invece li hanno utilizzati per speculare e arricchirsi. Sono come sanguisughe alle quali è stato fatto in questi giorni un altro favore inaccettabile, la possibilità di aumentare i tassi d’interesse a livelli da strozzinaggio se si sfora il fido di 50 euro.

Occorre un’assunzione di responsabilità della politica che non può chiudere gli occhi e definire questi suicidi fisiologici, come fece Mario Monti quando era premier. Queste morti hanno una ragione: mancanza di risorse economiche, mancanza di lavoro, mancanza di speranza nel domani, mancanza di sostegno psicologico, solitudine, eccessivo peso di un fisco che non guarda in faccia a nessuno, o meglio, solo a pochi, generando una inaccettabile diseguaglianza.

Se i cittadini italiani sentono di valere meno di quelli che vengono da altri paesi ottenendo spesso servizi e privilegi che agli italiani non sono concessi; se vedono una politica che nonostante proclami e parole belle, continua a godere di privilegi non più possibili e litiga per lo scranno più alto, mentre i cittadini devono scendere perfino dalla sedia della loro cucina per vendersela; se vedono uno Stato che fa sconti miliardari alle grandi lobbies che evadono le tasse e non risparmia il pensionato; allora si sentono come oggetti privi di valore invece di uomini e donne che hanno il diritto umano di sviluppare la propria personalità.

Dietro ad ogni suicidio ci sono dei fatti che devono essere analizzati per prevenire. Fatti di vita, parafrasando Gandhi, ai quali la politica non si può sottrarre in una democrazia. Credo che lo Stato non debba sostituirsi alle persone, che devono imparare a camminare a testa alta con le loro gambe, a rialzarsi quando cadono, a cambiare strada quando quella intrapresa è solo un vicolo cieco. Ma “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana..”. 

E’ questo sbilanciamento dei valori che dobbiamo riequilibrare. E per farlo dobbiamo reagire vivendo!

La vera sfida, i veri eroi, sono quelli che non mollano, perché la vita non vale meno di una cartella di Equitalia, di un fido in banca che non arriva, di un debito anche ingente. E' più coraggioso chi chiede aiuto, mettendo da parte l'orgoglio, ma dando a se stesso e alla propria famiglia altre possibilità che la morte non dà più. Togliersi la vita è darla vinta a chi ci sfrutta o ci usa o ci umilia o ci rende impossibile realizzare la nostra individualità. Ma per quelli che non ce l’hanno fatta, che hanno rinunciato, dobbiamo avere pietas, e dobbiamo stringerci intorno alle loro famiglie per cambiare le cose insieme.

Con l'Associazione L'Italia Vera, abbiamo deciso di proclamare una giornata di lutto nazionale per il 4 febbraio. Abbiamo bisogno di unirci con un unico obiettivo: ritrovare la nostra umanità. In momenti simili non è di forconi o bombe a mano di cui abbiamo bisogno, ma di coesione sociale, la sola arma in grado di sconfiggere la dissoluzione dei valori che ci rendono umani. Ecco perché è importante, in questo momento storico, rendere omaggio a coloro che dall'inizio della crisi a oggi si sono tolti la vita. E' un modo per riconoscere che queste persone non sono solo vittime di se stesse, ma anche dello Stato dal quale dobbiamo pretendere un’assunzione di responsabilità e un cambio di rotta. Questa giornata di lutto ha anche lo scopo di indurre le persone alla solidarietà e a riflettere sul vero senso della vita, sul fatto che non possiamo valere meno di ciò che possediamo. 

Alla giornata promossa da L’Italia Vera hanno aderito le Associazioni Progetto di Vita e City Angel. Chiunque volesse aderire scriva a info@litaliavera.it. Aderisci anche all’evento FB  e di la tua, le informazioni sulla giornata saranno presenti nel sito dell'Associazione a partire dal 27 gennaio.

@bbenedettelli

I più letti

avatar-icon

Barbara Benedettelli