Moglie e marito, sopravvivere ai tempi della quarantena
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Moglie e marito, sopravvivere ai tempi della quarantena

Le regole per sopravvivere alla convivenza forzata causa coronavirus e per non finire come i protagonisti del romanzo di Warren Adler "La guerra dei Roses"

Con la consulenza di Elisa Stefanati psicologa e psicoterapeuta presso l'ospedale privato Quisisana di Ferrara

«L'isolamento sociale» imposto dal decreto anti-contagio da Coronavirus è un ossimoro solido come la pietra, che ci confina entro le mura domestiche, che circoscrive tutte le nostre funzioni di sopravvivenza comprese, spesso, anche quelle professionali. Nessuno ha fatto le prove generali. Viviamo un momento che, dal dopoguerra, non ha precedenti.

Un nemico minuscolo ed invisibile genera angoscia, minaccia la nostra incolumità fisica e psicologica, paralizzando la nostra vita su scala planetaria, restringendo di molto la nostra libertà d'azione, obbligandoci ad una convivenza forzata. Si va in scena, senza controfigure, ognuno si trova di fronte a sé stesso, alle proprie paure e al senso del limite. Per la prima volta, la società libera e liquida di Zygmunt Bauman, subisce uno stop che genera frustrazione, ansia, rabbia, davanti all'imprevedibile. L'imponderabile si fa spazio, perché non sappiamo quanto durerà questa condizione e come ne usciremo.

L'essere umano è resistente al cambiamento, per definizione, sceglie, finché può, di non uscire dalla propria "comfort zone" ma questa volta non ci sono luoghi protetti. Il virus Covid19 non fa preferenze, è democratico e non sembra avere pietà. Ci lascia soli davanti all'idea della morte che non prevede nemmeno il conforto dei famigliari.

Come ne usciranno le relazioni dalla quarantena da Coronavirus?

Si è aperto un nuovo tempo, irto di difficoltà. Dobbiamo condividere spazi di lavoro in smart working con il coniuge, sostenere briefing mentre i figli saltano in salotto, o la suocera invade anche i luoghi privati dell'intimità.

Scoppierà la coppia davanti alla quotidianità di vedersi in pigiama h24? E le coppie che non convivono, resisteranno alla distanza che limita anche l'intimità fisica? E quale sarà il destino delle relazioni clandestine? Come sopravviveranno i single alla solitudine, al silenzio degli spazi vuoti?

Partiamo dalla coppia che vive in famiglia. La riuscita e il fallimento di una relazione dipende dal funzionamento di regole di collaborazione su diversi compiti: condividere spazi ed interessi, occuparsi della, casa, guadagnare denaro, condurre vita sociale, avere rapporti sessuali, generare e crescere figli. La capacità di tener fede a questi impegni, per la studiosa Froma Walsh, sancisce il grado di sanità o disfunzionalità della coppia. Oggi tutto questo è confinato in circa 120-130 metri quadrati.

Uno psicanalista di fama mondiale come Jacques Lacan ci ricorda che l'essere umano dipende nel suo essere dal riconoscimento dell'Altro. Quando un bambino lancia un grido o piange esprime un malessere indistinto, una situazione confusa di disagio, spetta all'Altro significativo fornire una risposta adeguata. Secondo Jackson la definizione del Sé , della relazione e dell'altro sono un tutto indivisibile che include l'individuo in questa relazione. Quel che è certo, è che nessuno si salverà da solo.

Single, fidanzati, coppie di fatto, mariti e mogli stanno vivendo nel perimetro delle proprie dimore, accorgendosi forse per la prima volta che il narcisismo dell'Io ha un confine, ci siamo svegliati una mattina scoprendoci vulnerabili, attaccabili da una malattia che al momento non ha cure, né vaccino, abbiamo perso la nostra onnipotenza, soli davanti a noi stessi.

Possiamo sfruttare questa occasione per non finire come i protagonisti del romanzo di Warren Adler "La guerra dei Roses".In questi giorni ogni coppia potrebbe provare a far leva su alcune regole, che sanciscono anche i principi fondanti di una relazione funzionale

1) Organizzazione:

potrebbe essere utile fissare e rispettare alcuni compiti da effettuare nell'arco della giornata per riuscire a far fronte ai momenti di caos e di tensione, ma anche di noia e di inedia che la quarantena comporta, che vanno dal rispetto dei compiti professionali, alla gestione dei figli alle mansioni domestiche

2) Adattabilità

alle mutate condizioni di contesto, cercando di rispettare gli spazi fisici ed emotivi dell'altro, anche quando non sono sincroni e non coincidono

3) Comunicazione:

a causa della complessità del momento contingente la coppia deve ridefinire e rendere esplicite idee, aspettative, pensieri ed intenzioni per eliminare ambiguità e ambivalenze

4) Espressione delle emozioni:

forse il tema più delicato che richiede un grande lavoro interiore, di analisi e consapevolezza sulle paure, i pensieri depressivi, le ansie che sono collegate alle informazioni diffuse dai media, alla salute dei propri cari, per entrare in contatto con i nostri fantasmi e con quelli dell'altro, senza mai dar nulla per scontato. L'espressione delle emozioni riguarda anche l'intimità, complicata dalle regole di prudenza e adeguata "distanza". Si possono cercare espressioni alternative al corpo, per non sopprimere il desiderio amoroso, cercando nell'altro complicità.

5) Potere ed uguaglianza:

questo non è il momento della rigidità dei ruoli ma di una flessibilità fluttuante calibrata sugli impegni reciproci, se una donna per esigenze professionali è costretta ad uscire o ad occuparsi delle persone anziane, anche l'uomo può svolgere funzioni domestiche legate alla cura dei bambini o preparare la cena.

Poi ci sono quattro regole auree di ogni relazione e che non solo ci faranno uscire dalla quarantena, senza chiamare l'avvocato divorzista, ma che servono a sancire la coesione, all'interno di qualsiasi relazione, e che sono presenza, cura, ascolto e desiderio.

In questo momento ci siamo accorti che nessuno di noi ha gli strumenti per uscire dal buio, è solo nel momento in cui usciamo dall'individualismo che ci accorgiamo dell'altro. In questi giorni, si avverte un silenzio "innaturale" trasformiamo il silenzio in ascolto. Proviamo a prenderci cura degli altri senza la paura di perderci.

L'invito alla concretezza delle piccole cose e alla tenerezza nei piccoli gesti proviene anche da Papa Francesco. Lo psichiatra Franco Basaglia parlando del lutto e della depressione invitava a "fare qualcosa del buio". Non possiamo negare il buio, e l'angoscia di frammentazione che questa epidemia comporta, ma nella protezione delle nostre case, preoccupiamoci gli uni degli altri, anche di chi è solo.

Chiamiamo e videochiamiamo chi ci manca, chi è importante, anche la voce a volte rende presente il corpo e le sue manifestazioni fisiche, le videochiamate possono spezzare ed interrompere il vuoto di chi vive in una povertà di legami. E' una grande prova di civiltà quella che ci attende, per far uscire la nostra umanità . Viviamola come una pausa per progettare e riprogettare il desiderio.

Ecco l'ultima parola chiave , negli ultimi tempi abbiamo perso la capacità di desiderare, abbiamo dato tutto per scontato. Per ora il desiderio si fa attesa. Quando tutto sarà finito: quale sarà il valore di un abbraccio?

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Redazione