La Cravatta è anche da donna
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La Cravatta è anche da donna

Oltre che al collo, oggi è utilizzata come fusciacca di un vestito, a mo’ di sciarpa o cintura, annodata alla borsa, come nastro per cappelli. Le recenti Fashion week ne hanno certificato la tendenza. Lo storico marchio Ulturale (noto per per l’esclusiva «sette pieghe») punta su questo accessorio «per lei» nelle sue boutique di Napoli, Roma e Milano

A essere convinto che la cravatta possa avere anche un pubblico femminile, anzi a produrla proprio affinché le donne la scelgano per il loro guardaroba, è il team di Ulturale, brand con tre boutique di alta classe: a Milano in via Borgospesso, quella di Roma in via Bocca di Leone, a Napoli in via Poerio. Una scommessa ardua? Pare di no. Le clienti non mancano e sorprendono per la capacità di reinterpretare un accessorio considerato tipicamente maschile. Così vediamo ragazze o signore con la cravatta, oltre che al collo, utilizzata quale fusciacca di un vestito, a mo’ di sciarpa o cintura, annodata alla borsa, trasformata in fascia per i capelli o nastro per il cappello. Le recenti sfilate di Milano e Parigi ne hanno certificato la tendenza, che si accompagna alla rinascita in generale dell’oggetto-cravatta, non più soltanto segno distintivo per alti dirigenti o uomini di mezza età, se non più maturi ancora. Tantomeno oggetto sorpassato, messo in crisi dalla moda delle camicie bianche sbottonate e nude al collo: semmai è quest’ultima a essere sulla via del tramonto.

Anche in televisione, i conduttori con amor proprio la indossano, sicuri che permette di entrare con stile nelle case degli italiani: basta sciatterie. Lo fa Stefano De Martino, che guida la nuova edizione di Affari tuoi su Raiuno, un clamoroso successo. La cravatta, ed è una bella novità, sta entrando di prepotenza negli armadi dei giovani, magari più stretta, come vogliono i tempi. I ragazzi hanno capito che un tocco di eleganza, sposato a un pizzico di eccentricità, può regalarlo soltanto l’accessorio da annodare. Una cravatta sottolinea la personalità, non è una scelta qualsiasi. Ma dev’essere fatta bene, con perizia artigiana. La cravatta di Ulturale - casa della sartoria napoletana nata in un laboratorio di famiglia nel 1948 e cresciuta negli anni grazie a Vincenzo Ulturale - è completamente realizzata a mano, a Napoli, con sete e tessuti di primissima qualità. La figlia di Vincenzo, Martina, al fianco del padre sta posizionando l’azienda nel cuore della modernità, senza dimenticare la tradizione, valore aggiunto del brand. Le donne, nuovo mercato cui Ulturale guarda con fiducia, sono invitate all’aperitivo del 5 novembre in boutique. Dress code consigliato, la cravatta.

«Sì, chiediamo che per venire a bere un bicchiere da noi e fare quattro chiacchiere indossino una cravatta. Un gioco, certo, ma significa che apprezziamo molto quando questo accessorio viene indossato dalle signore», dice Pierfrancesco Barletta, presidente e azionista di maggioranza del brand. «Stiamo anche lanciando la nostra ultima creazione: Cravatta Milano. Sarà prodotta in quattro serie limitate, consegnate il 7 dicembre, disponibili in preordine esclusivamente su Ulturale.com». È una «sette pieghe» come la celebre e ironica Tiè, un successo della casa, così chiamata per richiamare l’invettiva scaramantica napoletana e la parola inglese «tie», ossia cravatta. Oltre al classico corno in oro e corallo custodito nei rivolti interni, reca il logo del Duomo ricamato sul tessuto: un matrimonio tessile Napoli-Milano da portare orgogliosamente al collo, o da far interpretare in modo più creativo alle donne amanti delle cravatte.

La «sette pieghe» di Ulturale, lo ricordiamo per i cultori delle eccellenze sartoriali, nascono da un unico pezzo di tessuto pregiato, con lavorazione interamente artigianale. Importanti i dettagli, come il punto di chiusura sul retro, cucito più in alto e il filo di frizione mobile che rende la cravatta molto morbida, o ancora l’anima interna fatta di fibre naturali e il taglio fatto esclusivamente a 45°, il che implica un maggior uso di tessuto, ma garantisce che l’elegante accessorio - spesso unico sfogo per la vanità maschile - non si torca. Dice il presidente Barletta: «All’apparenza si tratta di sottigliezze, però fanno la differenza tra un prodotto comune e un capo unico, come il nostro». Nelle tre boutique Ulturale non ci sono solo cravatte, benché queste facciano la parte del leone. In vendita si trovano papillon, pochette da uomo e foulard da donna, oltre a cappello e sciarpe. Parafrasando Barletta: sembrano cose trascurabili, nell’abbigliamento, ma chiunque abbia a cuore l’eleganza, e lo stile dell’alto artigianato di Napoli, sa che non lo sono affatto.

Vincenzo Ulturale, fondatore dell’omonima azienda, con la figlia Martina. Presidente e azionista di maggioranza del brand è l’imprenditore Pierfrancesco Barletta.

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Antonio Bozzo