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Lituania: la cultura e la forte identità

Incontro con Šarūnas Birutis, Ministro della cultura lituano, che ha appena inaugurato il nuovo padiglione del design nella Triennale di Milano

Quando pensiamo ad un ministro, di solito noi italiani ce lo immaginiamo vestito con un gessato scuro, che scende da una potente berlina dotata di lampeggiante, circondato da un certo numero di segretari, guardie del corpo, attaché, postulanti vari. Il primo impatto con Šarūnas Birutis dunque è lievemente sconcertante.

Abito sportivo, niente cravatta, salta giù da un comune taxi accompagnato soltanto da una giovane ed efficiente signora che poi scopriremo essere l’Addetta Culturale dell’Ambasciata del suo paese. È così che incontriamo il Ministro della Cultura della Lituania, a colazione in un ristorante del centro di Milano, grazie ai buoni uffici dall’attivissima Presidente della Comunità Lituana di Milano, Kotryna Vilkaite.

Non inganni l’understatement (che molti italiani apprezzerebbero nei politici di casa nostra): il Ministro è un interlocutore brillante e agguerrito, che conosce bene il nostro paese ed ha una lunga esperienza nelle relazioni internazionali.

È anche peraltro una buona forchetta, ama il pesce, si lancia su un misto di crudi – chiede di aggiungerci dell’olio italiano –  e affronta impavido una ricciola, pesce che pare sia del tutto sconosciuto nel suo paese, tanto che non esiste una traduzione del suo nome in lituano.

La lingua lituana
Già, il lituano, croce e delizia di questa piccola straordinaria nazione.

Croce, perché è una lingua del tutto incomprensibile per chiunque non sia nato e cresciuto in Lituania, cioè meno di un abitante della terra su duemila. Delizia, perché è uno dei pilastri dell’identità nazionale, un’identità antica e valorosamente difesa da questo popolo che da secoli vive fra slavi e tedeschi senza essere né slavo ne tedesco. Ogni tanto gli uni o gli altri hanno provato a sottometterlo, e se ne sono sempre amaramente pentiti.

Eppure il lituano – che pare sia la lingua europea più simile al sanscrito, e quindi alle radici indoeuropee del nostro continente – per quanto incomprensibile, non impedisce affatto alla Lituania di esportare produzioni teatrali di altissimo livello.

Cinema e teatro
Lituani sono alcuni fra i registi di avanguardia più apprezzati nel mondo, per esempio nel campo cinematografico Jonas Mekas, uno dei protagonisti del cinema sperimentale negli Stati Uniti, e in quello teatrale Eimuntas Nekrošius e Oskaras Koršunovas, nomi spesso presenti anche nel gotha delle produzioni teatrali del nostro paese.

“Il teatro lituano - ci spiega Šarūnas Birutis - gioca tutto sul linguaggio del corpo, la gestualità, l’espressività, e quindi può essere goduto facilmente anche da chi non conosce la nostra lingua. È del tutto diverso, per esempio, dal teatro italiano, che è soprattutto un teatro di parole”.

Le arti
La Lituania esporta cultura, non solo nel teatro. “ll 6% del nostro export, racconta con orgoglio Birutis, deriva dalla economia creativa”. Una percentuale che fa arrossire l’interlocutore italiano. ”Non soltanto teatro, continua il ministro ignorando diplomaticamente il nostro imbarazzo, ma anche la musica lirica, le arti figurative (sono celebri le lavorazioni della ceramica e naturalmente dell’ambra del Baltico), la fotografia, il design, il turismo culturale, i giochi per computer e altro. ”.

È proprio il padiglione dedicato al design della Lituania nell’ambito della Triennale ad aver portato a Milano il Ministro Birutis, dopo aver inaugurato quello dei Paesi Baltici alla Biennale di Venezia.  “Un’occasione di scambio di esperienze, per valorizzare le ricerca e l’innovazione degli artisti lituani. Però – ammette il ministro – anche una buona occasione per venire in Italia”.

L'Europa, il ritorno a casa
Šarūnas Birutis, 55 anni, ministro della cultura da tre, esponente del partito di centro Darbo Partija (Partito del Lavoro), ama l’Italia fin da una vacanza giovanile “on the road” negli anni 90

All’epoca, la Lituania era un paese ex sovietico che cercava faticosamente di risollevarsi da cinquant’anni di invasione comunista. “Un tentativo di assimilazione così pervasivo da aver provata a cambiare ogni aspetto della nostra identità, persino la cucina”. Tanto che oggi la Lituania sta provando a ricuperare ricette storiche, sparite in epoca sovietica.

Ora la Lituania è in Europa, ed ha adottato l’euro.  “Come vi ci trovate”, chiediamo, memori delle polemiche italiane in materia?  “Per noi essere in Europa significa semplicemente una cosa: tornare a casa”.

Già, pochi in Italia lo ricordano, ma per secoli la piccola Lituania non è stata affatto piccola. Il granducato di Lituania si è esteso fino al Mar Nero, comprendendo oltre ai paesi baltici l’attuale Bielorussia, Ucraina, buona parte della Polonia, ampie regioni della Russia.

Un grande impero, che costituiva il confine orientale dell’Europa e della Cristianità. “Un impero – ci ricorda con orgoglio - nel quale convivevano lingue, religioni diverse, cattolici, ortodossi, ebrei, in perfetta coesistenza senza discriminazioni né contrasti”.

E oggi cosa sono i Lituani?  “Proprio la cultura è ciò che ci ha consentito di mantenere forte questa identità”, dice ancora Birutis nel salutarci, cercando un nuovo taxi.
“Ma cos’è l’identità Lituana oggi?” gli chiediamo al volo. Si ferma un attimo, riflette, poi sorride “forse la stiamo ancora cercando”. Una ricerca affascinante, per un popolo che da un millennio custodisce sulle rive del baltico un frammento prezioso della nostra civiltà.

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Serenus Zeitblom