Home » Tempo Libero » Televisione » Teen Mom, un programma tv che fa cultura

Teen Mom, un programma tv che fa cultura

Teen Mom, un programma tv che fa cultura

L’adolescenza ed il sesso; la maternità con il suo bello e le sue difficoltà. Quella che parte oggi è molto più di una semplice

Teen Mom, la cui prima stagione – negli Stati Uniti – è andata in onda nel 2009, ha avuto un merito immenso: de-romanticizzare i sogni di tante adolescenti, togliere loro la forza romantica, quello slancio che impone di credere che tutto sia possibile, che un figlio possa unire una coppia, vincere le difficoltà. È stata una rivoluzione, Teen Mom. Crudo, vero, un reality senza precedenti, accompagnato da un altro format, Sedici anni incinta. Si è visto tutto. In un programma, il percorso verso la maternità, la scoperta di una nuova vita, i pianti, i fidanzati persi e i genitori inviperiti, la solitudine di madri ancora bambine e il dolore del parto. Nell’altro, la lenta ricerca di un equilibrio nuovo, la nascita del figlio atteso e l’impegno ad essere tutto, una madre e una persona, per l’altro e per sé. L’impatto, sulla cultura americana, è stato immenso. Una ricerca condotta nel 2009 dal National Bureau of Economic Research e pubblicata dal New York Times ha dimostrato come i programmi abbiano contribuito a ridurre l’incidenza delle gravidanze precoci fra le adolescenti americane. «La visione del reality ha portato ad un aumento delle ricerche su Internet e sui social network a proposito di argomenti come l’uso dei contraccettivi e la pianificazione delle nascite», si è letto nel report, che ai programmi attribuiva una sorta di patente di legittimità: un lasciapassare, una giustificazione per la visione, non frutto di morbosità ma di un’urgenza sociale. Era buona televisione, e tale è stata giudicata anche in Italia, dove lo show, però, è arrivato con tredici anni di «ritardo».

Teen Mom Italia, con la sua prima stagione, debutterà su Mtv e Paramount+ alle 22 di giovedì 13 ottobre. «Dopo tanti anni di Sedici anni e incinta Italia, volevamo affrontare la maternità e le storie di queste ragazze con un format nuovo, che partisse da un momento differente. Si dice che quando nasce un bambino nasca anche una mamma, ma che cosa succede dopo alle nostre giovani protagoniste? Come cambiano le loro vite, quali sfide le attendono, quali emozioni proveranno? Ognuna ha una storia a sé, e noi vogliamo raccontarla», ha spiegato Simona Ercolani, produttrice con la sua Stand by Me dello show. «Entrambi i format – ha poi aggiunto – sono prodotti che hanno contribuito a far parlare della maternità e lo hanno fatto attraverso un racconto che va oltre i pregiudizi e le aspettative della società. I figli sono una gioia infinita, ma non solo. Essere genitori significa anche andare incontro a momenti difficili e faticosi. Questo vale per tutti, non solo per chi diventa mamma a 16 anni. Noi raccontiamo tutto ciò: le risate e le lacrime, la gioia e la tristezza, i litigi e le riappacificazioni. In poche parole, la realtà». Una realtà che, però, ha ben poco a che spartire con il corrispettivo statunitense.

«Se dobbiamo confrontare Italia e America, la prima cosa che viene fuori è che la situazione italiana è assai più omogenea di quella statunitense. Si tratta di una situazione mediana, priva degli eccessi che caratterizzano la società americana, dove i teenager hanno delle modalità di accesso alla sessualità sfrenate, disinibite e precoci, con modelli che sono quelli della pornografia», ci ha spiegato Emanuele A. Jannini, professore di Endocrinologia e Sessuologia Medica all’Università di Roma Tor Vergata. «Il modello americano è un modello estremo, ed estremamente contraddittorio. La gestione della gravidanza e della sessualità, negli Usa, è politica, cosa, questa, che determina l’esistenza di due estremi: da un lato i prolife, la castità o il contenimento delle pulsioni, dall’altro il bisogno cieco di ribellarsi ai dogmi di una società puritana, alle sue repressioni violente». Jannini ha parlato di eccessi, del nero e del bianco, associando alla misura mediana, al calore confortante del grigio, il quadro italiano. «Noi non siamo una nazione puritana, contrariamente a quello che si pensa. Abbiamo un atteggiamento nei confronti del sesso più sereno, meno disfunzioni sessuali generate dalla società. Siamo figli di una società cattolica, più elastica e tollerante di quanto non sia quella puritana, dove la dannazione è assicurata se si deroga alle norme del pastore. Abbiamo un’educazione sessuale pressoché inesistente, ma la nostra struttura familiare è solida e, se si guarda ai grandi numeri, non abbiamo un’emergenza culturale connessa alle gravidanze precoci». L’impatto sociale diTeen Mom, dunque, non sarà quello statunitense. Non verosimilmente. Non ci sarà una ricaduta culturale importante. «I giovani lo guarderanno più per curiosità aneddotica che per similarità con le proprie situazioni. Lo guarderanno come noi tutti guardiamo un western sapendo che in Italia la gente non va in giro con la pistola nel cinturone. Il vero problema, da noi, è la pornografia», ha poi aggiunto Jannini, «Manca l’educazione sessuale negli istituti, non c’è nessuno che spieghi ai ragazzi che devono guardare ai porno come guardano a Spider-Man, senza pensare di potersi poi calare dai grattacieli appiccicati alle pareti. Quello dei porno è un modello di comportamento fantascientifico. Il cinema fa il suo mestiere, racconta una favola. I giovani, però, tendono a credere che sia propri così».

© Riproduzione Riservata