L’attrice colombiana è protagonista della serie Netflix Griselda, in cui interpreta il ruolo di una boss della droga a Miami.
L’unico uomo di cui abbia avuto paura nella vita era una donna e si chiamava Griselda Blanco», così disse Pablo Escobar, il re della cocaina, parlando della più potente donna narcotrafficante. Sofia Vergara, anche lei colombiana, voluttuosa e sensuale si è calata nel ruolo della crudele «Vedova nera» nella nuova serie Netflix. È veramente tanta roba. In tutti i sensi. Scarface con le unghie laccate. Lady Macbeth in abito lamé. Anche con un pesante trucco prostetico che la invecchia è meravigliosa. Cammina nella giungla dei trafficanti con il mezzo tacco, le camicie sbottonate sul seno prosperoso, gli abiti oro e argento anni Ottanta. Il night, l’andatura da cowgirl e la sigaretta sempre accesa tra le dita sottili. «Nessuno sa fumare come Griselda», twittano estasiati. Un mix selvaggio tra la spacciatrice del cartello colombiano, che nella realtà aveva ordinato più di 250 omicidi, e la casalinga americana con quegli abitucci incrociati e i quattro figli maschi di cui non si sa come, ma si occupa. I social sono inebriati: «Griselda era una signora in sovrappeso, altro che Sofia Vergara», «Bellissima», «Merita l’Emmy e anche un Oscar», «Viva la Madrina», «Peccato solo che dura troppo poco».
Griselda è stata una cattiva vera. Prostituta in un bordello di Medellin a 12 anni, dopo aver ammazzato il suo secondo marito scappa a Miami con i figli e un chilo di coca. E da lì, donna e sola, si divora la città. Fino a diventare «la Madrina». Un’organizzazione che viene definita «nazista» (il suo cane si chiamava Hitler). E mentre ascende al paradiso dei narcos, si trasforma sempre più in una folle imperatrice. Nella sua casa di Miami si tengono orge, mentre gli ospiti vengono obbligati a fare sesso sotto la minaccia delle armi. Così il web sente la pelle bruciare e attacca: «Possiamo fermare queste serie che normalizzano la cultura dei Narcos?», «Così viene incentivato l’odio, la violenza e la cattiva reputazione dei latino-americani», «Sempre lo stesso stereotipo dei colombiani trafficanti, mentre in Colombia c’è molto di più».
Gli ultimi due episodi sono puro «carnage»: Griselda arriva ad uccidere anche il terzo marito (l’attore Alberto Guerra, uno degli ottimi motivi per guardarla), padre dell’ultimo figlio Michael Corleone. Povera creatura innocente. Invece l’attrice ha confessato che a 51 anni di figli non ne vuole più, non vuole essere una mamma vecchia: «Sono quasi in menopausa, posso ormai diventare nonna». Sofia, non sarai Griselda, ma che coraggio.
