Conoscere la tiroide, piccola ghiandola a forma di farfalla posizionata alla base del collo, davanti alla trachea, è fondamentale per tutti noi: la tiroide, infatti, svolge un ruolo fondamentale per il nostro organismo, e il suo malfunzionamento può esporci a tutta una serie di sintomi che influiscono negativamente sulla qualità della vita.Per spiegarci come prendercene cura e come accorgerci di eventuali problemi, abbiamo intervistato il professor Alessandro Marugo, responsabile del nuovo Centro Tiroide dell’IRCCS Policlinico San Donato.
Professore, a cosa serve la tiroide?
La tiroide è deputata a produrre gli ormoni tiroidei, che regolano tutte le fasi della nostra vita: sono fondamentali per la procreazione, regolano il metabolismo, il colesterolo, l’accrescimento, la funzione sessuale, le proteine, i lipidi. La tiroide è una sorta di centralina elettronica, un armonizzatore di tutti i nostri metabolismi, è fondamentale per il mantenimento della vita. E’ una piccola ghiandola importantissima.
Quali sono le patologie più diffuse che possono colpire la tiroide, e che incidenza hanno sulla popolazione?
Può incorrere in diverse patologie. Innanzitutto diciamo subito che l’incidenza è 4 a 1 come rapporto donna/uomo, a favore delle donne, perché il ruolo degli estrogeni in fase fertile è predisponente per le malattia della tiroide. In Italia nove milioni di persone soffrono di malfunzionamenti della ghiandola. I sintomi sono legati all’ipertiroidismo, cioè quando la ghiandola lavora troppo, o a ipotiroidismo, quando lavora troppo poco. L’ipertiroidismo dà sintomi come tachicardia, dimagrimento, forte eccitazione, ma è una percentuale risibile delle patologie tiroidee, perché la parte del leone la fa l’ipotiroidismo, che dà sintomi opposti: stanchezza, aumento di peso, tendenza a sviluppare il diabete, osteoporosi.
E i noduli della tiroide, che sono anch’essi molto diffusi tra la popolazione?
I noduli sono meccanismi compensatori, contraltari del fatto che la ghiandola funziona male. Quando la tiroide lavora poco, quindi c’è ipotiroidismo, si sforza di compensare e sviluppa noduli, che non sono altro che il tentativo di vincere il malfunzionamento. Oltre il 50% della popolazione sviluppa almeno un nodulo tiroideo. E in questo mare magnum di noduli, ci sono quelli maligni e quelli benigni: lì è compito dell’endocrinologo, tramite ecografia o altri esami come l’ago aspirato, stabilire cosa fare. Se sono noduli benigni si seguono nel tempo, se sono maligni vanno rimossi
Sono aumentate negli ultimi anni le patologie tiroidee?
Sì, sono aumentate e ci sono molti studi a sostegno del fatto che possa essere successo a seguito dell’inquinamento, dagli idrocarburi ai prodotti per la combustione del petrolio, dal fumo di sigaretta alle polveri sottili. Sono tutti elementi che rallentano la funzione tiroidea. La tiroide infatti ha iniziato ad ammalarsi nel passaggio dalla vita contadina a quella di città. E poi ci sono gli incidenti nucleari, noi in Europa scontiamo ancora il retaggio di Chernobyl, delle radiazioni ionizzanti che sono arrivate anche in Italia. Poi certo l’incidenza maggiore si spiega anche con gli screening molto diffusi e con gli accertamenti mirati. Si trovano patologie ante litteram anche con esami che non c’entrano con i sintomi del malfunzionamento della tiroide. Per esempio si scoprono spesso con l’eco doppler delle carotidi che si esegue in caso di colesterolo alto.
Nel vostro Centro è disponibile una nuova tecnica per esaminare i noduli tiroidei, può spiegarcela?
Certamente, la Thin Prep è una tecnica molto avanzata che ci permette di esaminare le cellule con grande accuratezza. E’ di fatto un’evoluzione del classico ago aspirato, ma che consente una diagnosi citologica molto precisa e anche analisi di biologia molecolare. Questo ci permette anche di ridurre il rischio di falsi negativi. Inoltre, è meno invasiva e più confortevole per i pazienti.
