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Franco Zanellato: l’alchimista della pelle

Franco Zanellato: l’alchimista della pelle

Tanto creativo quanto scienziato, Zanellato ha trasformato le sue borse in icone senza tempo. Tutte da vivere.

Si percepisce un intrinseco dualismo quando ci si trova a tu per tu con Franco Zanellato. Tra un aneddoto e un sorriso, è impossibile non rendersi conto che la persona che ci stiamo trovando davanti abbia fatto del suo lavoro un’arte. Arte che trova nel piacere dei dettagli il suo successo decennale.

Franco Zanellato è così tanto un creativo, amante di cinema, libri e storie millenarie che si tramandano da padre in figlio, quanto uno scienziato che si affida alla perfezione della sezione aurea perché le sue borse possano essere indossate per tutta la vita. Ogni angolo, ogni cucitura, ogni segmento di pellame, è studiato con attenzione per dare vita a qualcosa di unico e irripetibile, sia una nuova silhouette o una nuova tecnica di concia della pelle.

Nel suo showroom, nel cuore di Milano, Franco Zanellato si racconta a Panorama.it portando la sua visione alla Milano Fashion Week, palcoscenico ideale per presentare la sua ultima novità: la Dotta.

L’azienda Zanellato esiste dal 1976, quando suo padre iniziò con la produzione di guanti. Come è evoluta l’azienda da allora?

Sì, mio padre ha iniziato con guanti in pelle e ha portato avanti l’attività fino al 1999. Da quel momento ho cominciato a fare delle sperimentazioni, realizzando borse e valigie, prima di decidere nel 1999 di concentrarmi sulle borse da uomo, in particolare con modelli innovativi come la borsa lavabile e la più leggera al mondo. Solo in seguito ho iniziato a lavorare su una borsa da donna, la Postina, che è diventata il simbolo della nostra collezione.

Un simbolo dalla ricca storia.

La Postina è nata da un’intuizione legata alla praticità e alla funzionalità, ma al contempo anche da un desiderio di eleganza senza tempo. L’ispirazione per questa borsa è venuta dall’idea di creare un accessorio che fosse versatile, che potesse accompagnare una persona in ogni momento della giornata, ma che al tempo stesso portasse con sé una storia. Si trattava di ricreare l’idea di una borsa che fosse quasi un “messaggio”, un contenitore di memorie e momenti, come una lettera che viene trasportata da una postina.

Oggi, a fianco della Postina, c’è anche la Dotta. Qual è la sua storia?

Come per Postina e tutte le altre borse della collezione Zanellato — A Spasso e Mondà — anche la Dotta trae la sua ispirazione da un oggetto di uso comune, ovvero la storica borsa dei medici di famiglia, e rende allo stesso tempo omaggio alla figura di Ernestina Paper, la prima donna medico laureata in Italia.

Qual era il suo obiettivo all’inizio del suo percorso lavorativo?

Volevo creare un accessorio che rimanesse nel tempo, qualcosa che fosse davvero significativo per una donna. La sfida era costruire una borsa che potesse raccontare una storia e che racchiudesse l’artigianalità italiana, portando con sé un pezzo d’Italia. Il mio obiettivo era creare qualcosa che rimanesse nel tempo, che fosse moderno ma al contempo senza tempo.

Ha menzionato l’importanza di un design senza logo. Come mai questa scelta?

Il design di una borsa deve essere riconoscibile senza bisogno di un logo evidente. Il nostro marchio è discreto, perché voglio che il prodotto parli da solo, che la gente riconosca la qualità, il design e la cultura che c’è dietro. È una sfida difficile, ma credo che una borsa debba essere apprezzata per il suo valore intrinseco, per la sua forma, per la sua artigianalità.

Cosa significa Made in Italy per Zanellato?

Per noi, il Made in Italy non è solo un’etichetta, è una filosofia. È il cuore del nostro lavoro, che nasce dalla cultura artigianale e dalla passione che mettiamo in ogni prodotto. Creare una borsa che rimanga nel tempo, che rappresenti il nostro paese e che sia sinonimo di qualità, è la nostra sfida più grande. Il Made in Italy è il nostro patrimonio e vogliamo mantenerlo autentico e riconoscibile.

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