L’infanzia in un paesino sperduto tra le valli bolognesi, l’adolescenza in tournée con una band musicale e poi un provino, fatto per caso, che la lancia nel mondo del cinema. Incontro con la venticinquenne, diventata famosa con il film su Netflix L’incredibile storia dell’Isola delle rose, ora brillante attrice sul set di serie cult come The Undoing (Le verità non dette) thriller con Nicole Kidman e Hugh Grant in onda su Sky.
Difficile spogliarsi sul set davanti a tanta gente?
La nudità spesso fa parte del lavoro degli attori. Quando ho recitato per Yuotopia ho seguito un training attoriale che comprendeva una preparazione proprio su questo. La paura che ne abbiamo è di carattere sociale, è sempre associata alla sessualità e spesso a qualcosa di scabroso. Per i nudisti, invece, è bello sentirsi liberi come la natura ci ha fatto, senza nessun secondo fine. Il problema è semmai cosa devo fare con questa nudità sul set. Le scene d’amore, se sei un attore devi metterle in conto e farle nella maniera più consona per te, esponendoti emotivamente e fisicamente. Le cose si complicano se subentrano scene di violenza.
O di perversione, come in The Undoing (Le verità non dette)?
Sì, è stato molto faticoso e difficile emotivamente. Non voglio spoilerare nulla, posso dire che l’unica scena di nudo integrale è stata quella meno complicata rispetto a tutto il resto.
Ha un timbro di voce suadente e una proprietà di linguaggio da esperta affabulatrice Matilda De Angelis più internazionali e interessanti del momento, forse la punta di diamante di una nuova generazione di attori e registi che, da quache anno, comincia a brillare in ambito cinematografico. Ed era ora. Matilda, che da grande voleva fare la cantante, a soli 25 anni, passa, in questi giorni sugli schermi, dai panni dell’avvocatessa Gabriella, fidanzata con l’ingegner Giorgio Rosa (Elio Germano) nel delizioso film L’incredibile storia dell’Isola delle rose (ai primi posti su Netflix), al ruolo della sensuale Elena Alves, amante di Hugh Grant e di Nicole Kidman nella serie thriller The Undoing: storia che ha stregato il pubblico americano, in Italia dall’8 gennaio su Sky. E pensare che, già scelta per recitare nel Pinocchio di Matteo Garrone, Matilda ha fatto il provino senza contare di essere presa. Ma poi è successo, così come avvenne con il suo primo provino, il più importante, quello per Veloce come il vento con Stefano Accorsi, che l’ha lanciata.
Cominciamo dall’inizio, dall’infanzia?
Sono cresciuta in un paesino a 20 chilometri da Bologna, a Pianoro, tra le valli di Pian di Macina, in mezzo al nulla, tra natura e animali. Sono stata abituata a essere indipendente già da piccola, a stare da sola tornata da scuola. I miei genitori si sono separati quando avevo quattro anni e mezzo e io ero un po’ con uno e un po’ con l’altro. È stata un’infanzia solitaria. Poi sono andata al liceo, a Bologna, e mi è sembrato di scoprire l’America. Durante l’adolescenza ho girato tutta l’Europa in furgone, ero nella band Rumba de Bodas, abbiamo suonato e dormito ovunque. Ed è stato bellissimo.
Un’adolescenza da sessantottina più che da Millennial?
Vero, dieci anni fa dimenticavo volentieri il cellulare a casa. Non sono mai stata una fanatica della vita in diretta e dei like.
Nel film di Bernardo Carboni, Youtopia, vende la sua verginità online. Si è mai spogliata davanti a una webcam?
No, non ho le ragioni per farlo, né la passione. Sono sui social perché devo farlo per lavoro, ma non posto con generosità. Anzi sono sicura che quando sarò abbastanza conosciuta – sono molto ambiziosa – li abbandonerò perché quella è la mia inclinazione.
Si è mostrata con i brufoli. Cosa non le piace del suo corpo?
In realtà sono molto pacificata con il mio corpo. Come tutte le ragazze ho avuto diverse paranoie, ma era solo insicurezza.
Anche l’anoressia era una forma di insicurezza?
Non sono mai stata anoressica, come ha scritto una giornalista. Ho sofferto di disturbi alimentari, cioè non mangiavo, ma non mi sono mai guardata allo specchio vedendomi grassa. Sono sempre stata, in quei momenti, consapevole della mia magrezza e del mio disagio. Per fortuna ne sono uscita.
Come è stato l’incontro con Nicole Kidman?
L’ho incontrata direttamente sul set, si è presentata con molta semplicità guardandomi fissa negli occhi. Ha uno sguardo magnetico e freddo nello stesso tempo, poi durante le riprese è stata molto affabile e protettiva. Hugh Grant invece è il tipico britannico dall’umorismo cinico e dissacrante, è stato più complicato entrare in sintonia con lui. Professionalmente è un grande.
Crede nella complicità tra donne?
Totalmente, e mi dispiaccio quando non la percepisco. Ci hanno educato a essere rivali, è una narrazione che portiamo avanti dall’infanzia: le donne si rubano gli uomini, si invidiano, si criticano. È ora di cambiare.
Ha qualche altro film in uscita?
Nel 2021 dovrebbe uscire il film di Sergio Castellitto Il materiale emotivo, tratto da una graphic novel (Un drago a forma di nuvola, ndr) scritta da Ettore Scola e sceneggiata dallo stesso Scola, Furio Scarpelli, Silvia Scola, Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini. L’attore principale è sempre Castellitto e io sono sua figlia, una paraplegica per giunta muta ma i miei pensieri sono la voce narrante. Quindi ho fatto due film, uno in presenza e l’altro in fase di doppiaggio. Abbiamo girato a Cinecittà, nel teatro storico di Federico Fellini e a Parigi. In questi giorni è a Venezia sul set di un nuovo progetto cinematografico… Sì, stiamo girando un film tratto dal romanzo di Ernest Hemingway Across the river and into the trees (Di là dal fiume e tra gli alberi) della regista spagnola Paula Ortiz. Nel cast ci sono Liev Schreiber, Laura Morante, Javier Cámara, Giancarlo Giannini, Sabrina Impacciatore e Josh Hutcherson. È una storia d’amore alla Lost in Translation, che si consuma nel giro di tre o quattro giorni, in maniera platonica, tra la giovane contessina Renata Contarini e il colonnello Cantwell, un reduce della Seconda guerra mondiale, da tutti considerato un eroe. E io sono Renata.
Come ci si trova nei panni di una contessina?
La famiglia di Renata in realtà è decaduta e lei è una ragazza anticonvenzionale, per questo mi ci trovo bene nei suoi panni.
Un ricordo emblematico di sé?
Io con le calze, la gonna elegante, le scarpe di vernice che da bambina scalo gli alberi. Sono fatta così.
