Dopo il «cörsivoe»,
Elisa ci insegna la vita
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Dopo il «cörsivoe», Elisa ci insegna la vita

Elisa Esposito, diventata famosa per le sue lezioni di «cörsivoe» su TikTok, è al centro delle polemiche per aver detto: «Guadagnate uno stipendio da 1.300 euro al mese? La colpa è vostra, non mia».

A un certo punto la poveretta non ne ha potuto più e all’ennesimo insulto degli hater che continuamente le scrivevano: «Ma vai a lavorare», la sventurata rispose. «Guadagnate uno stipendio da 1.300 euro al mese? La colpa è vostra, non mia». Elisa Esposito, la procace «prof di cörsivoe» che ha fatto successo su TikTok con la parola «Amioe», ora atterrata anche su Onlyfans, con la sua esternazione ha mandato in corto circuito il web. I social, tra nuovo liberismo (qui inteso nel senso della libertà di mostrare le chiappe) e vecchio assistenzialismo, si sono scannati o meglio l’hanno scannata: «Certa gente dovrebbe andare a stendere l’asfalto a Ferragosto con il sole a picco», «Subito a spalare il fango in Romagna», «Vomitevole ignorante», «Se il tuo cellulare per tre giorni non funziona, tu non sei più niente. Riflettici», «È diventata famosa per avere detto amioe e ora parla di come si è costruita da sola. Fa già ridere così».

C’è chi parafrasando Voltaire posta: «Non condivido la tua idea, ma farò di tutto perché tu possa esprimerla in Siberia». Alla fine, resta un’unica domanda: «Ci libereremo mai di ‘sta deficiente?». No, almeno finché ci saranno quasi due milioni di follower che la seguono intensamente sui social, scrivendo commenti di un certo livello: «Che bombe». Intanto le beghine twittarole insorgono: «È ricca e famosa perché oggi gli uomini sono dei decerebrati». Vabbè, dare sempre addosso al maschio non è giusto. Piuttosto come molti ammettono: «È colpa nostra che le diamo tutta questa visibilità». Eppure, c’è anche chi, sotto sotto la sostiene: «Resta il fatto che lei non ha colpa se si guadagna una miseria», «La odio, ma ha ragione: nella vita ricevi quello che ti meriti», «In fondo usa la psicologia inversa per far sollevare le masse contro i padroni». Alla fine, si scivola verso l’etica protestante di Eli. Ma è la seconda parte del discorso a crocifiggerci alle nostre misere esistenze: «Non pensate che la vita da influencer sia facile. Dietro a ogni video c’è un lavoro duro.

Ci facciamo il c**o (tanta ironia) anche noi. Certo meno di quelli che lavorano in fabbrica». Abbiamo sbagliato tutto non considerando le influencer delle working class hero. E invece nello strizzarsi le tette sotto la magliettina alzata oppure nello sgambare al massimo lo slip del bikini (però con entrambe le mani), c’è sicuramente una fatica, perlomeno interiore. Finalmente grazie alla giovane prof, la classe operaia può andare in paradiso. Biascicando. D’altronde tutti i giorni trovare la giusta angolazione per valorizzare il lato B può essere estenuante. Come cantavano i New Trolls: «Negli occhi e nel cuore c’è un vuoto più grande del mare». La canzone era dedicata ai minatori, ma in un momento tanto precario quel vuoto è nella montagna di video di sederi e tette. E infatti il tweet più bello ha la malinconia di quest’epoca crudele, dove in un istante tutto può scivolare via: «Avrà paura anche lei del futuro, vedrete».

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Terry Marocco