Dry January: ecco la sfida dei 31 giorni senza alcol
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Dry January: ecco la sfida dei 31 giorni senza alcol

L'iniziativa ha riscosso successo nel mondo dei social. L'obiettivo? Rinunciare all'alcol per il mese di gennaio. Ma niente paura; dal Regno Unito arriva una soluzione di classe per allietare la vostra sete

«Ubriacatevi, ubriacatevi senza smettere! Di vino, di poesia o di virtù».

Dispiace deludere gli amanti del bere, ma la celeberrima poesia di Baudelaire sarà modificata. Almeno per questo mese di gennaio bisognerà posare il fiasco. Nel vero senso della parola. Siamo infatti entrati ufficialmente nel “dry january”, sfida lanciata dal Regno Unito e che già sta spopolando in tutto il mondo. L’ obiettivo? Astenersi dall’ alcol per i primi 31 giorni dell’anno. Ma non solo. L’iniziativa, divenuta un vero e proprio trend social, sarà l’occasione per riflettere sull’eccessivo consumo delle bevande alcoliche. A questo proposito, in Inghilterra si è colta l’opportunità per avviare una vera e propria campagna istituzionale: un invito al sober living rivolto soprattutto alle nuove generazioni. Non sono previsti premi per chi vince, ma i benefici per la salute non mancheranno. Mentre la perdita di peso è assicurata, basteranno pochi giorni per vedere la concentrazione aumentare o le occhiaie ridursi drasticamente. E tutto questo grazie a un breve periodo di astinenza: «In coloro che bevono davvero troppo, in 4-6 settimane, il fegato può riacquistare più o meno la sua funzione» afferma Henri-Jean Haubin, professore di psichiatrie e dipendenze all’ Università di Parigi-Saclay.

Il dry january, tuttavia, continua a dividere le persone in due opposte fazioni. Se per molti il “buon bicchiere di rosso” alla sera è sinonimo di longevità, per altri anche il basso consumo di alcol potrebbe far insorgere diverse malattie. A mettere tutti d’accordo ci ha provato Matthew Jukes, uno dei “palati più esperti” del Regno unito. Lo scrittore di vini britannico, come riporta il quotidiano Telegraph, ha dato alla luce un nuovo marchio di bevande analcoliche che porterà il suo stesso nome e potrebbe diventare un modo per allietare la sfida. L’illuminazione è arrivata durante un viaggio di lavoro a Manhattan: «La gente beveva ancora, ma solo nel fine settimana. Ho pensato, accidenti, non è così che va a Londra. Ma sapevo che le mode di New York arrivano da noi, quindi dovevamo essere pronti» confessa Jukes. Così l’esperienza maturata negli anni è servita a creare cocktail innovativi, i cui ingredienti spaziano dal pompelmo al cetriolo, fino alla fusione del ribes con le fragole e i lamponi. Un’esperienza sensoriale con il certificato di garanzia: «Non leggerete Jukes su niente che non sia davvero il massimo dal punto di vista aromatico», assicura lo scrittore. Far mettere agli inglesi i gomiti sul bancone per un analcolico rimane un’impresa ardua; ciononostante il dry january ha riscosso successo soprattutto nella Generazione Z.

E mentre si fa il conto alla rovescia per l’arrivo di febbraio, ci si potrà ubriacare: ma solo di poesia o di virtù. Baudelaire ci perdonerà.

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Francesco Maisano