Dal 18 al 23 aprile Rho Fiera ospiterà la 61esima edizione del Salone del Mobile. Milano 2023. Panorama ne ha parlato con la presidente per avere anticipazioni sulla nuova edizione, sul numero di espositori e visitatori e sulla biennale di Euroluce. Quest’anno arricchita da importanti contenuti culturali e artistici.
Eletta all’unanimità, è stata la prima donna ad assumere la carica di presidente di Assarredo, l’associazione che rappresenta il mondo dell’arredamento all’interno di FederlegnoArredo: Maria Porro, comasca, classe 1983, ha energia e competenza da vendere. Nel primo caso per età anagrafica e indole, nel secondo perché è cresciuta in una famiglia che dal 1925 si occupa di arredamento e di design, materie che ha studiato e coltiva con il piglio di una ricercatrice avvezza agli approfondimenti e alla concretezza di chi vuole mettere in pratica ciò che ama. «In realtà avrei bisogno di vitamine e un po’ di ferro. È la settimana più tosta ma la più bella di tutto l’anno e i giorni che la precedono sono incredibili» esordisce durante l’intervista a Panorama in occasione dell’inaugurazione del Salone del Mobile (Milano, 18-23 aprile) del quale, anche in questo caso, è la prima presidente donna, dal 2021.
Lei ha detto, in diverse occasioni, che in questi due anni avete fatto un lavoro di ascolto per un’evoluzione del concetto di fiera. Cosa troveranno di nuovo i visitatori?
Innanzitutto abbiamo colto un segnale, quello che il tempo è, per tutti, molto prezioso. Il Salone era complicato da percorrere quindi abbiamo deciso di rifare il layout degli stand mettendo tutto su un unico piano per agevolare il visitatore, che poi è il centro del nostro lavoro. Abbiamo anche pensato di togliere le etichette apposte sui vari padiglioni per eliminare i vari settori del classico, design e così via anche perché il mondo del design negli ultimi anni è cambiato moltissimo e tali distinzioni sono ormai desuete. Il Salone vuole essere uno specchio dei tempi che riflette le esigenze del comparto e, nello stesso tempo, anticipa le tendenze. Da qui l’idea di mettere tutti su uno stesso piano, affiancando le aziende per tipologie di target, di distribuzione, di caratteristiche estetiche.
Avete quindi istituito la figura di un curatore del Salone?
C’è un direttore della fiera e uno staff tecnico che segue le singole aziende e quindi ha con loro un rapporto diretto: non c’è un elemento esterno ma è l’expertise del team del Salone che da 61 edizioni si occupa di comporre questo puzzle. Quello che abbiamo fatto invece è avere un curatore per i contenuti più interdisciplinari, per esempio quelli di Euroluce. In altri termini, il Salone è come un urbanista che organizza una città ideale del design, si occupa della collocazione di tutti i brand cercando di valorizzare ogni singola azienda e creando un contesto che permetta a ciascuna di loro di essere raggiunta dai propri visitatori ideali. Quest’anno, come un autentico urbanista, il Salone cura anche spazi pubblici: al di là delle vie e dei corner privati, che sono i corridoi e gli stand, ci saranno aree collettive con librerie, ristoranti, zone di sosta. Il percorso di visita non sarà più a pettine ma circolare e questo permetterà ai brand di essere più visibili e ai visitatori di ottimizzare i tempi.
Secondo i dati, nel 2022 gli espositori sono stati 2.085. Quest’anno, tenendo tutti sullo stesso piano, saranno meno?
Poco meno, in ogni caso non abbiamo escluso nessuno. Quando ci arriva la richiesta delle aziende di partecipazione, nella scelta entrano in gioco criteri che guardano alla storicità del brand, alla qualità, alla serietà delle proposte. Piuttosto, quello che dispiace è vedere piccole realtà con grande creatività e potenzialità che si trovano in difficoltà per via dell’aumento delle materie prime, dei trasporti, della mano d’opera, costrette a rinunciare.
È molto costoso prendere uno stand in fiera?
A livello di affitto al metro quadro, siamo i più bassi sul piano internazionale. Il costo maggiore invece è l’allestimento, è la costruzione degli stand. Il nostro Salone è il più bello in assoluto perché le aziende costruiscono dei mondi, raccontano la loro visione dell’abitare. Quando si entra in uno stand non si vedono semplicemente dei mobili ma si intuisce il progetto di una casa ideale. Questo è l’aspetto superlativo che ci rende un evento globale. Pensi che quest’anno aumentiamo la percentuale degli espositori esteri che arriva al 34 per cento, nonché i visitatori provenienti da tutto il mondo.
Avete una classifica dei Paesi?
Dei 180 partecipanti, i primi sei a oggi, stando ai dati della biglietteria sempre in divenire, sono Stati Uniti, Brasile, Germania, Francia, Svizzera e Cina. Siamo molto contenti di questa composizione perché vuol dire che ha funzionato il lungo lavoro completato in questi mesi, ovvero le presentazioni del nuovo concept del Salone fatte negli Stati Uniti e Canada con il coinvolgimento, nei road show, di buyer e architetti. Inoltre siamo stati capillari in tutto il mondo nella presentazione del Made in Italy e del design, attraverso numerose conferenze stampa. Siamo arrivati anche in India.
Il settore arredo è una voce importante per l’economia italiana. Qual è il sostegno delle istituzioni?
Va precisato che il Salone cammina sulle proprie gambe, quindi è autonomo economicamente, questo mi sembra un elemento di grande valore. In più collaboriamo molto bene con il ministero degli Esteri e con il ministero delle Imprese e del Made in Italy attraverso l’Ice con cui lavoriamo proprio per fare le campagne di promozione all’estero. Naturalmente fondamentali sono i rapporti con il comune di Milano e la regione Lombardia. Per la sua capacità attrattiva, il Salone vanta visitatori di altissimo livello da tutto il mondo e questo lo rende un grande comunicatore del Made in Italy che giova a tutto il Paese.
Torniamo a Euroluce.
I contenuti interdisciplinari sono stati studiati, innanzitutto, per i light designer e i progettisti; ma sicuramente per gli studenti e gli appassionati di design, di arte e cultura venire a visitare Euroluce significa non soltanto incontrare le migliori aziende del settore, ma anche compiere anche un percorso sul significato più profondo della luce. Detto questo, il focus rimane l’illuminazione con tutto il suo ricco universo fatto di riferimenti scientifici, artistici, tecnologici. Perché il futuro del design viene dalla conoscenza e dal dialogo con le altre discipline.
E se le chiedessimo quali sono le nuove tendenze dell’abitare?
Direi che continua il dialogo tra interno e outdoor, con la cucina da esterno come protagonista oltre ai divani, mentre avanza un diverso modo di stare a tavola con le sedie e gli stessi tavoli che diventano più bassi, in una zona relax quasi da club. Per sentirsi in vacanza anche a casa.