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Chirurgia estetica, i pericoli dei social: «Non dobbiamo diventare tutti uguali»

Chirurgia estetica, i pericoli dei social: «Non dobbiamo diventare tutti uguali»

Il chirurgo Franz W. Baruffaldi Preis spiega come social e consumismo stanno cambiando la medicina estetica. Tra filler, mode e rischi, ecco perché il vero obiettivo deve restare il benessere

All’inizio di un nuovo anno, tra desiderio di benessere e ricerca di equilibrio, il tema della medicina estetica torna al centro del dibattito pubblico, diviso tra nuove tendenze, consapevolezza e rischi di deriva consumistica. In questo contesto, la voce di chi vive la chirurgia plastica come atto medico e responsabilità quotidiana è fondamentale. Franz W. Baruffaldi Preis, chirurgo plastico con una lunga esperienza clinica e gestionale, dirige dal 2019 il Centro Ustioni e Chirurgia Plastica Ricostruttiva dell’Ospedale Niguarda e, dal 1° novembre 2025, è anche Direttore del Dipartimento Emergenza Urgenza. Un percorso professionale che attraversa alta specializzazione, grandi emergenze e riflessione etica sul rapporto tra medicina, estetica e società. Con lui affrontiamo temi chiave: mode, limiti, comunicazione medico-paziente e il significato profondo del «prendersi cura».

Dalla chirurgia tradizionale alle tecniche mininvasive

Negli ultimi anni l’approccio è cambiato. Se un tempo dominavano rinoplastiche, mastoplastiche e interventi con anestesia generale, oggi prevalgono procedure rapide, meno costose e con tempi di recupero minimi. Sono ormai molti più frequenti i filler che le vere operazioni: «Un tempo facevamo dieci rinoplastiche e un filler, oggi venti filler e una rinoplastica». Questo spiega anche perché a Natale e nelle ricorrenze si regalino sempre più spesso trattamenti di medicina estetica, percepiti come più leggeri e socialmente accettabili.

Il ruolo dei social e degli stereotipi

Il vero motore di questa evoluzione, però, sono i social. Modelli estetici ripetuti all’infinito – labbra voluminose, sopracciglia marcate, «Foxy Eyes» (i famosi occhi di volpe, che producono uno sguardo allungato e seducente) – diventano obiettivi a cui tutti cercano di assomigliare. Il problema, sottolinea Baruffaldi Preis, non è migliorarsi, ma omologarsi. L’estetica viene guidata dall’immagine digitale, soprattutto dai selfie, che deformano la percezione del volto. Sempre più pazienti chiedono correzioni per apparire meglio in foto, non nella realtà.

Tra trucco e chirurgia

Esistono anche soluzioni intermedie, come adesivi o fili di trazione temporanei, che promettono effetti rapidi. Ma quando diventano invasivi, richiedono competenze mediche vere. A Niguarda arrivano quasi ogni settimana pazienti con complicanze da filler o trattamenti eseguiti male: infezioni, trombosi dei vasi, necrosi dei tessuti. In alcuni casi il problema diventa addirittura ricostruttivo.

La responsabilità del medico

Il medico dovrebbe sempre considerare la sicurezza del paziente. La professionalità del chirurgo si misura nella capacità di dire no. Ogni intervento deve essere valutato in termini di rischio e beneficio, non solo immediato ma nel tempo. Baruffaldi Preis fa un esempio chiaro: un seno troppo grande oggi può creare seri problemi domani. Il corpo va migliorato, non stravolto, tenendo conto della sua evoluzione naturale.

Il pericolo della banalizzazione

Termini come «punturina» o «ritocchino» rischiano di ridurre un atto medico a un gioco. Filler party, trattamenti eseguiti in salotti o da personale non qualificato e persino il fai-da-te con materiali comprati online rappresentano un serio pericolo per la salute. La medicina estetica non è un prodotto da scaffale, ma una disciplina che richiede competenza, etica e responsabilità.

Il messaggio finale è chiaro: prendersi cura di sé è legittimo, ma deve avvenire senza inseguire modelli irreali. La vera bellezza nasce dall’equilibrio tra accettazione, miglioramento e rispetto del proprio corpo.

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