Quando Van Halen suonò per Michael Jackson in cambio di una cassa di birra
Ansa, la leggendaria chitarra di Van Halen
Musica

Quando Van Halen suonò per Michael Jackson in cambio di una cassa di birra

L'assolo di Beat It, uno dei brani più famosi dell'album Thriller, fu inciso gratuitamente dal grande chitarrista recentemente scomparso per evitare problemi con la sua etichetta

Da quando sono stati introdotti anche gli ascolti in streaming nei conteggi delle vendite degli album, è sempre più difficile avere dei numeri esatti e affidabili sul numero effettivo delle copie. Quello che è certo è che Thriller di Michael Jackson è ancora oggi l'album più venduto di sempre, con numeri che, a seconda dei criteri adottati, variano tra i 70 ai 100 milioni di copie vendute, mentre Back in Black degli AC/DC e The dark side of the moon dei Pink Floyd si attestano entrambi sui 50 milioni. A differenza della maggior parte dei dischi pop degli anni Ottanta, che suonano datati per alcuni suoni "plasticosi", Thriller ha un sound ancora attualissimo, fresco e vibrante. Così come Elvis Presley aveva traghettato il rhythm & blues presso un pubblico bianco, così Thriller ha portato il funk e il soul al di fuori delle classifiche riservate alla musica nera, rendendo il suo messaggio universale e abbattendo per la prima volta fastidiosi steccati culturali, allora molto solidi. Basti pensare che Thriller ha riportato la musica nera nelle radio commerciali, che Billie Jean è stato il primo video di un artista black trasmesso da Mtv, mentre Beat It ha dimostrato che il rock bianco e la r&b nera potevano contaminarsi.

C'è chi lo definì "rock nero", altri "dance metal", ma tutti sono concordi nel trovare Beat It un capolavoro, che ha aperto strade fino ad allora inimmaginabili per il pop. Il riff di chitarra, unito all'indimenticabile assolo di Eddie Van Halen, scomparso pochi giorni fa a 65 anni, rendono Beat it la Johnny B.Goode degli anni Ottanta, oltre che il brano di Jackson più amato dagli appassionati di rock. L'idea di inserire un brano apertamente rock all'interno dell'album fu di Quincy Jones, che chiese al Re del Pop di comporre una canzone simile a My Sharona dei Knack, ma ancora migliore. Quando Quincy Jones chiamò Van Halen per chiedergli di dare il suo tocco magico alla canzone, il chitarrista pensava che si trattasse di uno scherzo telefonico, come ha raccontato lui stesso in un'intervista alla CNN del 2012. " 'Sei Eddie?', esordì Quincy Jones. 'Sì, che diavolo vuoi?' 'Sono Quincy'. E io pensavo tra me e me, 'Non conosco nessuno di nome Quincy'. Lui disse 'Quincy Jones, amico'. Ed io 'Oh, scusa!' Gli chiesi, 'Cosa posso fare per te?'. E lui disse: 'Ti piacerebbe venire a suonare nel nuovo disco di Michael Jackson?' Ed io tra me e me pensavo, 'OK, io e 'ABC, 1, 2, 3'. Come può funzionare?' Non ero ancora sicuro al 100% che fosse lui. Dissi: "Ok, ci vediamo domani al vostro studio". Ecco, quando arrivai lì c'erano Quincy, Michael Jackson e gli ingegneri. Stavano facendo dischi!".

Appena arrivato nei leggendari Westlake Studios di Los Angeles, Eddie chiese a Quincy Jones: "Cosa vuoi che faccia?". E lui: "Qualunque cosa tu voglia fare." Van Halen ascoltò il brano, nel quale Steve Lukather dei Toto suonava sia il riff di chitarra ritmica che il basso, ma non era convinto della parte nella quale doveva entrare con la sua chitarra, così chiese all'ingegnere del suono Bruce Swedien di tagliare una piccola porzione per esaltare ancor più l'assolo. Dopo aver improvvisato due assoli, entrò in studio Jackson. Il chitarrista non sapeva come avrebbe reagito alla modifica della canzone, così lo avvertì: "Guarda che ho cambiato la sezione centrale del brano". Michael la ascoltò con attenzione, si voltò verso Van Halen e gli disse: "Wow, grazie mille per la passione, per non essere venuto semplicemente per incidere un assolo, ma per esserti preoccupato della canzone e averla resa migliore". Van Halen chiese di non comparire nei credits dell'album, non solo per il timore che gli altri componenti del suo gruppo lo scoprissero, ma soprattutto per evitare una multa salata da parte della sua casa discografica, con la quale aveva firmato un contratto che gli impediva di suonare per altri artisti.

Alla fine della registrazione, dopo due ore di lavoro e un assolo eccezionale di 20 secondi, Eddie rifiutò di essere pagato in denaro, ma chiese un compenso simbolico: una cassa di birra e delle lezioni di danza proprio da parte di Michael Jackson. Quincy Jones, visti i costi esorbitanti dell'album, fu felice di accontentarlo, mentre gli altri membri dei Van Halen e il manager della band lo rimproverarono per non essersi fatto pagare. Il 30 aprile 1983 il brano raggiunse il primo posto nella classifica generale di Billboard negli Stati Uniti, rimanendoci per tre settimane consecutive. Fu il terzo di sette singoli di seguito estratti dall'album Thriller ad entrare nei primi dieci posti, un record nella storia delle classifiche. Nel 1984 Beat It vinse due Grammy Award come "Incisione dell'anno" e "Miglior interpretazione vocale rock maschile". Pochi giorni dopo l'uscita del disco, Van Halen si trovava in un negozio Tower Records a sbirciare alcuni vinili, mentre Beat It venne riprodotta dal sistema audio. "Inizia l'assolo e sento questi ragazzi di fronte a me che dicono: 'Ascolta questo ragazzo che cerca di suonare come Eddie Van Halen'", ha raccontato il grande chitarrista. "Gli ho dato un colpetto sulla spalla e gli ho detto: 'Sono io!'. È stato molto divertente."

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Gabriele Antonucci