Maneskin Circo Massimo
Panucci
Musica

Maneskin, missione compiuta: la conquista del Circo Massimo

Settantamila fan hanno accolto trionfalmente la band romana, l'unico gruppo italiano che ha davvero conquistato il mondo

«Mi illuminate bene il pubblico, per favore?», chiede Damiano, frontman dei Måneskin, visibilmente sudato ed emozionato, alle 23.45, dopo oltre due ore di concerto al Circo Massimo, nel cuore antico della loro città natale. «Ragazzi non ci sono parole, grazie, grazie a tutti, davvero. È un traguardo incredibile, grazie a tutti voi che lo avete reso possibile».

Un traguardo che solo cinque anni fa, quando i Måneskin erano un gruppo di liceali che guadagnava qualche soldo suonando il sabato pomeriggio per i passanti distratti di via del Corso, appariva impossibile. La band romana ha superato brillantemente, ieri sera, la prova del Circo Massimo, in quello che è uno degli eventi più attesi dell'estate 2022 (prodotto e organizzato da Vivo Concerti in collaborazione con Rock in Roma). Una location che, per la sua storia millenaria e per la sua grandezza, è in grado di far tremare i polsi anche ad artisti con molti lustri di carriera alle spalle. Né le polemiche (surreali) dei giorni precedenti di alcuni medici sull'opportunità o meno di tenere un concerto con oltre 70.000 spettatori in un momento di risalita dei contagi Covid, né il pauroso incendio che è scoppiato ieri pomeriggio a Centocelle (con una impressionante coltre di fumo ben visibile anche dal Circo Massimo) hanno minimamente scalfito la tranquillità di Damiano David, Ethan Torchio, Victoria De Angelis e Thomas Raggi, che alle 21.30 hanno subito calato l'asso di Zitti e Buoni, la canzone che ha cambiato completamente la loro giovane carriera, facendoli trionfare prima a Sanremo e poi all'Eurovision Song Contest. Damiano, fin dalle prime battute, appare tranquillo e concentrato, ma poco dopo inizia a fomentare il pubblico, invitandolo a cantare con lui il coinvolgente ritornello della canzone: «Roma, come ca**o fa?».

L'inizio è scoppiettante: dopo l'adrenalina di Zitti e Buoni, è la volta del torrenziale rap-rock alla Rage Against the Machine di In nome del padre e del singolone Mammamia, trascinato dal basso tridimensionale di Victoria, la regista occulta del sound del gruppo, che accende l'entusiasmo dei 70.000 del Circo Massimo (dove era presente, in area vip, anche Angelina Jolie, che sta girando il film a Roma Without Blood da lei stessa diretto, tratto dal romanzo di Alessandro Baricco). «Ciao Roma! Mi illuminate il pubblico per capire fin dove arriva? Porca tro**a, quanti siete!», esclama stupito Damiano per l'incredibile colpo d'occhio che gli si presenta davanti. «Questo per noi è un brano speciale, perché, quando suonavamo per strada, già lo cantavamo». Dopo Chosen, è la volta della cover di Britney Spears Womanizer, sottoposta a una cura ricostituente di chitarra elettrica, e de La paura del buio, che offre il destro ai vocalizzi di Damiano. Un boato di approvazione accoglie il nuovo singolo Supermodel, introdotto da un riff nirvaniano, con il refrain “Hey don’t think about it, hey just let it go, ‘cause her boyfriend is the rock’n’roll”, che è già stato imparato a memoria dal pubblico. La canzone racconta la vita decadente di una top model, amante del lusso, del jet set e della cocaina, che è passata dal confessarsi in chiesa a confessare i suoi peccati a un'amica drag queen, non disdegnando di fare i soldi facili attraverso la piattaforma sexy OnlyFans. I Måneskin non sono mai fermi sul palco e sono bravi a sfruttare tutta l'ampiezza del palco e della passerella che li porta in mezzo al pubblico, mentre alle loro spalle Ethan Torchio picchia senza pietà, con metronomica potenza, le pelli della batteria. Anche il suo assolo, con una seconda batteria montata in mezzo agli spettatori, è stato molto apprezzato dal pubblico, in particolare quello femminile, soprattutto nella parte più percussiva. Uno dei momenti più emozionanti della serata è Coraline, una canzone ispirata a una storia vera, entrata nel cuore dei fan, che la cantano con grande trasporto emotivo e con le luci dei cellulari a illuminare la notte del Circo Massimo. Damiano ha ringraziato il suo mentore Manuel Agnelli dopo aver eseguito, con la giusta intensità, la cover di Amandoti realizzata dai CCCP: «Manuel, ti pensiamo sempre!». Uno dei picchi di adrenalina della serata è sicuramente I wanna be your slave, che scatena la danza dei 70.000 del Circo Massimo, con Damiano in trance agonistica che salta e incita il pubblico per tutto il tempo, mentre Thomas Raggi sale sopra la batteria per l'assolo, che mostra tutte le sue doti chitarristiche.

I quattro membri della band, alla fine del brano, si divertono a "distruggere" la batteria montata sulla passerella, un espediente scenico mutuato da Jimi Hendrix e da Pete Townshend degli Who. Non è facile confrontarsi con un mostro sacro come Elvis, ma la loro versione di If I Can Dream, inserita nella colonna sonora del film campione di incassi Elvis di Baz Luhrmann, è decisamente riuscita. Come negli altri concerti del tour, anche ieri sera i Maneskin hanno "dedicato" il loro brano antimilitare Gasoline a Putin, mentre alcuni spettatori sventolavano le bandiere gialloblu dell'Ucraina: «Anche se può dare fastidio a qualcuno, noi continuiamo a dirlo: fuck Putin, fanculo alla guerra, fanculo a tutti i dittatori!». Dopo tanta elettricità, è il momento del raccoglimento del set acustico, con solo David e Thomas alla chitarra acustica, che coinvolgono in pubblico nel brano-tormentone Torna a casa, nell'inno generazionale Vent’anni e, a sorpresa, nel nuovo brano, dal titolo provvisorio Trastevere, un mid-tempo in inglese che ha buone potenzialità radiofoniche. Ci si avvia verso la conclusione con la cover muscolare di I wanna be your dog degli Stooges e con la hit Beggin', quasi una nuova canzone rispetto a quella originale dei Four Seasons, grazie anche agli inediti inserti rap e al suo ritmo accelerato. Il concerto si chiude, dopo quasi due ore senza un attimo di pausa, con Morirò da re, Touch Me e Lividi sui gomiti, durante la quale una cinquantina di fan sono stati invitati a salire sul palco e a ballare con la band. Il concerto finisce con un selfie di gruppo sul palco, con il colorito saluto di Damiano («This is Maneskin! Bye, bye, motherfu**ers!») e con un applauso interminabile.

Dopo alcuni minuti, con alcuni spettatori che stavano guadagnando l'uscita pensando che il concerto fosse finito, rientra Thomas per la lunga intro di chitarra elettrica de Le parole lontane, mentre per il gran finale i Måneskin suonano per la seconda volta l'energica I Wanna Be Your Slave. Il concerto ha confermato la non comune capacità, per una band di ventenni, di tenere il palco con grande mestiere e di macinare un brano dopo l'altro senza un attimo di pausa. Una scelta che ha mantenuto alta la tensione per due ore, anche se forse, a volte, servirebbe far "respirare" di più i brani per evitare di farli confondere uno con l'altro e per farli assimilare di più emotivamente dagli spettatori. Una delle accuse che vengono mosse maggiormente ai Måneskin è quella di suonare troppe cover (una critica non infondata, guardando alla scaletta dei Circo Massimo e al fatto che il loro brano di maggior successo sulle piattaforme streaming sia Beggin' dei Four Seasons, con oltre un miliardo di stream). La giovane band romana ha pubblicato due soli album in carriera, quindi il repertorio non può essere necessariamente molto ampio, ma è il terzo disco, quello a cui stanno lavorando attualmente a Los Angeles, che probabilmente permetterà ai Maneskin di spiccare definitivamente il volo da gruppo-rivelazione a formazione rock di livello internazionale, in grado di competere ad armi pari con le band più blasonate.

La scaletta del concerto dei Maneskin al Circo Massimo di Roma
Zitti e buoni
In nome del padre
Mammamia
Chosen
Womanizer (cover Britney Spears)
La paura del buio
Supermodel
Coraline
Close to the Top
Amandoti (cover CCCP)
I Wanna Be Your Slave
If I Can Dream (cover Elvis Presley)
For Your love
Gasoline
Torna a casa
Vent’anni
Trastevere
I Wanna Be Your Dog (cover The Stooges)
Beggin’ (cover The Four Seasons)
Morirò da re
Touch Me
Lividi sui gomiti



BIS
Le parole lontane
I Wanna Be Your Slave (bis).

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Gabriele Antonucci