Edoardo Bennato, Non c'è: la recensione
Musica

Edoardo Bennato, Non c'è: la recensione

Otto inediti e quindici remake di classici: un disco che racconta la traiettoria artistica di uno dei più grandi cantautori italiani di sempre

«Ho colto l'invito a riarrangiare, risuonare e ricantare alcune tra le mie canzoni del passato, che inevitabilmente hanno subito nel corso degli anni, una naturale rielaborazione musicale nelle innumerevoli esibizioni dal vivo. È stato proprio questo lo spirito che ci ha animati nell'individuare i brani da riproporre. Nel frattempo, non ho mai naturalmente smesso di comporre e scrivere altri pezzi e, a un certo punto, ci siamo resi conto come e quanto le cose nuove fossero in linea con quelle rivisitate, e che ci fosse un fil rouge che unisse tutte le canzoni; anche se originate in periodi molto diversi tra loro».

Così Edoardo Bennato sulla genesi del suo nuovo album, Non c'è, un percorso musicale fatto di 23 canzoni (nella versione in vinile, 20 invece i brani su cd).

Il concept del disco è quella di creare un ponte tra le nuove versioni di alcuni classici e i brani inediti. Che sono otto. Su tutte, una delle più belle canzoni italiane di quest'anno, La realtà non può essere questa, un affresco dell'Italia rinchiusa per la pandemia dove si intrecciano virtuosamente le voci di Edoardo e del fratello Eugenio. Una perla, tra Bob Dylan e Bagnoli. Niente male l'incedere rock blues de Il mistero della pubblica istruzione e l'efficacia pop rock di La bella addormentata. E poi, ancora, la title track, ennesimo esempio di una traiettoria artistica che non si accoda a mode e stereotipi, e L'uomo nero (feat. Clementino)

Bennato, e non da oggi, è un songwriter sempre a fuoco, uno dei migliori cantautori italiani di sempre. Lui, le canzoni di qualità le scrive fin dagli inizi. Ne ha messe in fila tante dagli anni Settanta ad oggi. Nei dischi che hanno sbancato le classifiche ed anche in quelli che non hanno raggiunto il grande pubblico.

Ironico, dissacrante, sognatore, Bennato non ha mai rinnegato se stesso, anzi si è evoluto nel corso degli anni rispettando la sua storia e facendo di tutto per non diventare un cantautore da revival che suona e risuona solo i grandi successi. Canzoni, sia chiaro, che sono stampate per sempre nella memoria collettiva e che oggi è bello riascoltare in una versione differente. Come Cantautore, un capolavoro qui riproposto con grande intensità. O Non farti cadere le braccia, piuttosto che Un giorno credi, L'Isola che non c'è e Mangiafuoco: «State attenti tutti quanti. Non fa tanti complimenti Chi non balla o balla male, lui lo manda all'ospedale...».

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Gianni Poglio