Jon Batiste
Ansa
Musica

Chi è Jon Batiste, il jazzista che ha vinto il Grammy più importante

Il musicista di New Orleans, già Premio Oscar nel 2021 per la colonna sonora di Soul, ha vinto cinque grammofonini grazie al suo album We Are, un mix della migliore black music

«Voglio ringraziare Dio. Ogni giorno cerco di dedicarmi al massimo nel mio lavoro. Amo la musica, suono da quando ero un ragazzino. Per me è più che intrattenimento, è una pratica spirituale. Ci sono così tante persone che hanno partecipato alla realizzazione di questo album, mio nonno è nell'album, mio nipote, mio padre è qui». Parola di Jon Batiste, il trionfatore dell'ultima edizione dei Grammy grazie alla vittoria nella categoria più importante, quella per l'Album dell'Anno con il suo eccellente We Are, oltre che di altre quattro statuette (con cinque "grammofonini" vinti su undici nomination complessive). Batiste ha vinto a sorpresa contro rivali assai temibili e, in alcuni casi, con già numerosi Grammy in bacheca: la coppia Tony Bennett-Lady Gaga, Justin Bieber, Billie Eilish, Kanye West, Taylor Swift, HER, Olivia Rodrigo, Doja Cat e Lil Nas X. «Credo a questo fino in fondo: non esiste il miglior musicista, il miglior artista, il miglior ballerino, il miglior attore», ha sottolineato ieri il musicista di New Orleans durante un appassionato discorso di accettazione del Grammy.

«Le arti creative sono soggettive e raggiungono le persone in un momento della loro vita in cui ne hanno più bisogno. Quando viene creata una canzone, è come se avesse un radar per trovare la persona quando ne ha più bisogno». Un premio che è ancora più clamoroso se si pensa che Batiste non è un artista pop, ma un pianista e un cantante jazz di lungo corso, che in carriera ha già collaborato con oltre 200 artisti (tra cui leggende della musica come Quincy Jones, Prince, Stevie Wonder, Mavis Staples, Billy Joel, Roy Hargrove e Wynton Marsalis). Trascinato dall'intensa title track dedicata al movimento Black Lives Matter, We Are, il suo ottavo album, affonda le radici nella grande tradizione della musica nera, dal jazz di New Orleans con cui è cresciuto al soul classico di Al Green, passando per l'R&B moderno, il gospel e il rap. Batiste aveva già vinto nel 2021 un Oscar (oltre a un Goldel Globe e a un BAFTA), insieme ai colleghi Trent Reznor e Atticus Ross, per la colonna sonora originale del film di animazione Soul della Pixar. Nato l'11 novembre 1986 a Kenner, un sobborgo di New Orleans famoso per il suo aeroporto internazionale, Batiste proviene da un'importante famiglia di musicisti (tra cui Lionel Batiste e Harold Batiste, due nomi che non hanno certo bisogno di presentazioni).

A soli otto anni inizia a suonare la batteria e le percussioni con la Batiste Brothers Band, poi studia pianoforte classico e pubblica il suo album di debutto all'età di 17 anni, Times in New Orleans, mentre era ancora uno studente al New Orleans Center for the Creative Arts. Il suo album successivo arriva mentre perfezionava gli studi alla prestigiosa Juilliard School di New York City, dove ha incontrato i futuri membri della sua band, chiamata Stay Human: un nome che è il manifesto programmatico della sua poetica, tra consapevolezza sociale ed elevazione dello spirito tramite la musica. Dopo aver conseguito una laurea e un master in studi jazz, Batiste collabora con numerosi artisti e mette a fuoco la sua "social music", nella quale il jazz classico incontra le ritmiche sincopate dell'hip hop e il calore del soul. Il musicista ottiene numerosi riconoscimenti, tra cui l'essere inserito nell'elenco musicale di Forbes 30 Under 30 del 2016 ed essere nominato Grand Marshal of Endymion Parade a New Orleans nel 2018. Dal 2015 Batiste è bandleader e direttore musicale di "The Late Show with Stephen Colbert", una delle trasmissioni più seguite della tv americana, dove ha la possibilità di conoscere e di suonare per i più importanti artisti mondiali. Non solo musicista, Jonathan Michael Batiste (questo il suo nome per esteso) è anche direttore musicale della rivista The Atlantic e direttore del National Jazz Museum di Harlem. Dopo aver vinto un Oscar e cinque Grammy, siamo certi che Jon non si siederà sugli allori, ma tornerà presto a stupirci con un nuovo progetto, in grado di portare fuori il jazz dal circolo esclusivo dei puristi per abbracciare un pubblico più ampio, grazie alle sue numerose contaminazioni musicali e al messaggio positivo delle sue canzoni.

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Gabriele Antonucci