Andy Fletcher addio
Ansa
Musica

Addio Andy Fletcher: cinque canzoni dei Depeche Mode per ricordarlo

Il tastierista e fondatore del trio, morto a 60 anni, ha avuto un ruolo fondamentale non sono nel sound, ma anche nella gestione manageriale della band

«Siamo scioccati e sopraffatti dalla tristezza per la prematura scomparsa del nostro caro amico, membro della famiglia e compagno di band Andy 'Fletch' Fletcher. Fletch aveva davvero un cuore d'oro e c’era sempre quando avevi bisogno di sostegno, di una conversazione vivace, di una buona risata o di una pinta fredda. I nostri cuori sono con la sua famiglia. Vi chiediamo di tenerlo nei vostri pensieri e di rispettare la privacy in questo momento difficile». Con queste commoventi parole, Dave Gahan e Martin Gore hanno salutato sulle loro pagine social il loro amico Andy Fletcher, tastierista e fondatore dei Depeche Mode, morto a 60 anni per causa ancora sconosciute.

Mentre una volta il rock e l’elettronica erano due mondi a parte, con propri codici e stilemi, i Depeche Mode sono stati i primi a infrangere queste barriere e a unire con la loro musica intensa, sensuale e dark, pubblici completamente diversi tra loro. Il trio di Basildon ha affinato negli anni uno stile inconfondibile, nel quale le tastiere e i sintetizzatori di Fletcher hanno sempre giocato un ruolo centrale. Inoltre, fin dagli esordi, il tastierista si è sempre occupato anche della parte manageriale della band ed è stato il vero collante dei Depeche Mode, anche grazie al suo carattere amichevole, tenendo unito il gruppo nonostante i periodi cupi che ha attraversato, soprattutto nella seconda metà degli anni Novanta, quando i litigi interni e i ben noti problemi di droga e di depressione del frontman (che nel 1996 ha tentato perfino il suicidio) hanno rischiato di distruggere il gruppo. Abbiamo selezionato cinque canzoni dal vasto repertorio dei Depeche Mode, nelle quali emerge compiutamente il talento musicale e compositivo di Fletcher: un piccolo tributo a un grande artista che ci mancherà molto.

I just can’t get enough (1981): Irresistibile quanto semplice brano dance con un inconfondibile riff di tastiere, avversato dai fan del periodo più dark dei Depeche Mode. I just can’t get enough è ancora oggi una hit contagiosa, un concentrato di buonumore in grado di risollevare qualsiasi party e di incendiare le grandi arene all’aperto.

Everything counts(1983): Il brano, che bacchetta marketing e capitalismo, segna la svolta dalle tastiere pop agli algidi suoni industriali, che negli anni successivi diventeranno uno dei marchi di fabbrica dei Depeche Mode.

People are people (1984): Usata qualche anno fa per lo spot di una nota marca automobilistica, People are people parla dei pregiudizi contro le persone di un'altra razza. Una canzone che fa muovere al tempo stesso le gambe e il cervello.

Personal Jesus (1990):Violator è considerato universalmente il capolavoro dei Depeche Mode, oltre ad essere il loro album che ha venduto di più. Il primo singolo estratto è stato Personal Jesus, accusato di blasfemia, il cui testo fu ispirato dalla lettura del libro Elvis and me di Priscilla Presley. «È una canzone relativa all'essere importante come Gesù per qualcun o – ha sottolineato Martin Gore- qualcuno che ti dia speranza e importanza».

Enjoy the silence (1990): Il secondo singolo di Violator è ancora oggi uno dei brani più amati dai fan dei Depeche Mode, grazie anche all’indimenticabile video diretto da Anton Corbijn, protagonista Dave Gahan travestito da re e con in mano una sdraio, iconografia ispirata al Piccolo principe di Antoine De Saint-Exupery. L'idea di Corbijn era quella di mostrare un re che possedeva tutto, ma che in realtà cercava solo un posto dove riposarsi.

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Gabriele Antonucci