No, Jimi Hendrix non si è “trasformato” in Morgan Freeman dopo la morte
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No, Jimi Hendrix non si è “trasformato” in Morgan Freeman dopo la morte

Epìsch Porzioni, nel libro Music paranoia, ha analizzato oltre 50 casi celebri di artisti dagli Anni ’60 ai giorni nostri, sfatando alcune delle più celebri e assurde leggende metropolitane che circolano in rete

La mitologia del rock si nutre, da oltre sessant’anni, di storie talmente coinvolgenti, surreali e pittoresche che poco importa se molte di esse, in realtà, non sono mai accadute veramente. Dal misterioso incidente in moto di Bob Dylan alla celebre teoria per cui Paul McCartney sarebbe morto e poi sostituito da un sosia. Dal presunto omicidio di Kurt Cobain all’affiliazione di Britney Spears con la CIA, passando per riti satanici, massonerie e la società segreta degli Illuminati.

Questo e molto altro troviamo nel gustoso saggio, tra il serio e il grottesco, Music paranoiadi Epìsch Porzioni, pubblicato da Il Castello (marchio Chinaski Edizioni). L’autore ha analizzato oltre cinquanta casi di musicisti dagli Anni ’60 ai giorni nostri, evidenziando un filo conduttore che lega teorie cospirazioniste, leggende metropolitane, politica, società e internet. Porzioni, oltre a riassumere i cenni biografici più importanti degli artisti menzionati, propone uno studio sugli scenari dove fioriscono e si diffondono queste teorie.

Se molti pensano che Avicii, Chester Bennington e Chris Cornell siano stati uccisi da una setta di pedofili, nondimeno Jay–Z avrebbe a che fare con la società segreta degli Illuminati. Se si pensa che Taylor Swift sia un clone o Justin Bieber parli con gli alieni, non stupirà che Stevie Wonder ci vede benissimo. I Kiss sono in realtà dei nazisti e Morrissey aveva previsto la morte di Lady Diana. Dall’antica Roma a QAnon, Music paranoia cristallizza i momenti più significativi nella storia delle paranoie e dei complotti, misurando con un approccio saggistico tutti gli elementi veri o presunti, che intervengono in questi fenomeni psico-sociali. Con il permesso dell’autore, pubblichiamo un estratto del libro in cui si racconta la teoria secondo la quale non solo Jimi Hendrix sarebbe ancora vivo, ma che, in realtà, viva “in incognito” nei panni dell’attore Morgan Freeman.

«Quella di Jimi Hendrix è una morte spesso citata come uno dei più classici misteri della musica. Cosa è successo davvero quella notte? A distanza di più di mezzo secolo mi sento di dire che probabilmente non lo scopriremo mai e che forse il referto è esatto. Non sono dello stesso avviso i seguaci delle teorie cospirative. La più celebre è quella del Club 27, la suggestione secondo cui tutti i musicisti (ma solo quelli famosi) che sono morti a 27 anni sono stati assassinati dal Governo per fermare il potere politico degli intrattenitori. Non si capisce bene perché proprio a quell’età, né perché una qualche branca del Governo si dovrebbe prendere la briga di assassinare tutti quei musicisti invece di metterli al lavoro come hanno fatto con, per dirne uno, Frank Sinatra. E se il movente fosse fermare le voci progressiste dei cantanti famosi, come mai non hanno fatto fuori anche artisti molto più impegnati? Ricapitolando, secondo la prima teoria la sozza mano della CIA uccide coi barbiturici Hendrix per distruggere dei movimenti giovanili che si stanno già distruggendo da soli. A rendere le acque ancora più torbide ci pensa Tappy Wright, ex roadie di Hendrix, che nel 2009 pubblica la sua autobiografia Rock Roadie e rivela che in realtà si tratterebbe di un omicidio e non di una morte accidentale. Ad ammazzare Hendrix in questa versione sarebbe stato il tour manager inglese Michael Jeffrey. Glielo avrebbe confessato Jeffrey stesso, aggiungendo di averlo imbottito di barbiturici per incassare i 2 milioni di dollari dell’assicurazione sulla vita che gli aveva fatto firmare. Il tutto per estinguere un debito con la mafia. La smentita arriva da Bob Levine che gli faceva da manager negli USA e che ha passato molto tempo insieme al chitarrista, fino quasi alla sua fine. Levine arriva a confrontarsi con Tappy accusandolo di aver creato un falso per vendere qualche copia del suo libro. Per tutta risposta avrebbe ricevuto dal roadie un laconico: “tanto sono tutti morti, chi vuoi che confuti la mia storia?”

Ma la verità vera che non ci dicono è che Jimi Hendrix non è morto. Ha inscenato la sua dipartita per lasciarsi alle spalle una vita che non faceva più per lui. Il mondo della musica in fondo non è granché e quindi forse è meglio seguire un’altra strada. Poco dopo la messa in scena della sua morte, ecco apparire dal nulla un nuovo, giovane, attore di colore, che tra l’altro sa suonare molto bene la chitarra ed è mancino. Si chiama Morgan Freeman ma in realtà è Jimi Hendrix e se non ci credete siete delle pecore schiave dei poteri forti che si bevono le frottole della stampa mainstream. Certo, io se volessi spacciarmi per morto poi eviterei di mettermi ancora sotto i riflettori. Magari mi esibirei in qualche piccolo teatro, non alla cerimonia degli Oscar. Il sito Newspunch spaccia questa notizia come frutto di una ricerca scientifica, tanto per non farsi mancare nulla. Ma Newspunch non è nuovo a diffondere teorie cospirative private di qualsiasi riscontro. Il problema in questa teoria è che Morgan Freeman fa la sua prima apparizione in un film sei anni prima della morte di Jimi Hendrix, che in quel periodo non era nemmeno così famoso da dover inscenare il proprio decesso. Pazienza Morgan, accontentati di essere un grandissimo attore. Quando verrà anche il mio momento sappiate che un mio clone malvagio aprirà gli occhi».

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Gabriele Antonucci