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Il mio collega è normale!

Lo ammetto, forse non ho molta fantasia. A volte sono in dubbio sulle argomentazioni da proporre nel post, fortuna vuole però che in certi casi alcuni pazienti (o lettori) mi forniscano idee fantasiose ed interessanti. Alcuni di voi mi hanno …Leggi tutto

Lo ammetto, forse non ho molta fantasia. A volte sono in dubbio sulle argomentazioni da proporre nel post, fortuna vuole però che in certi casi alcuni pazienti (o lettori) mi forniscano idee fantasiose ed interessanti.

Alcuni di voi mi hanno chiesto di avere degli strumenti teorici per interpretare comportamenti strani, anomali o bizzarri di colleghi, amici o familiari. A questo proposito mi è venuto in mente un nuovo simpatico filone che si intitola: “il mio collega è …”

Scriverò quindi le caratteristiche per riconoscere senza pretese i comportamenti di chi vi sta accanto. Perché ho specificato “senza pretese?”. E’ ovvio, non sto scrivendo un manuale di psicologia e non voglio trasformare ciascuno di voi in psicologi esperti nella diagnostica o nella psicopatologia descrittiva. Mi piacerebbe solo fornire qualche spunto di riflessione per riuscire a comprendere meglio gli altri e (perché no) anche noi stessi.

La terapia per le patologie che andremo a trattare non potrete erogarla voi … questo risulta ovvio spero!

Esistono persone psicologicamente “normali”? Credo che quello di “normalità” sia un concetto più adatto alla matematica o alla fisica. In psicologia la normalità è qualcosa di decisamente aleatorio.

Ho conosciuto alcuni colleghi sempre all’instancabile ricerca di una psicopatologia in ogni soggetto sottoposto alla loro attenzione. Sono di fatto convinti che almeno una piccola nevrosi ce la devi pur avere! Questa posizione mi lascia decisamente perplesso. In certi casi comportamenti normali (che magari sono solamente un po’ enfatizzati) vengono scambiati per disturbi clinici … anche se poi non lo sono! Ciascuno di noi ha qualche paturnia con la quale deve convivere, ma non è scritto da nessuna parte che ci sia di mezzo una patologia vera e propria.

Quindi cominciamo semplicemente con: “il mio collega è … normale”.

Mettiamo subito le cose in chiaro:

  • La timidezza non è una patologia
  • L’arroganza non è una patologia
  • La paura non è una patologia
  • L’eccentricità non è una patologia

… e così via dicendo.

Queste caratteristiche possono solo in determinati casi far parte di una sintomatologia clinica (all’interno di un quadro clinico) ma prese così sono semplicemente caratteristiche umane. Quando ero un giovane psicologo somministrai un test di personalità a quello che sarebbe poi diventato un mio coinquilino. Volevo escludere la possibilità di condividere un appartamento con un sociopatico. Dal test risultò normalissimo … ma di fatto era un casinista nato. Potremmo quindi definire uno che non rigoverna per due settimane di seguito un caso clinico? No ovviamente (forse).

Quand’è quindi che ci si deve porre il dubbio se determinate caratteristiche sono realmente, potenzialmente, patologiche?

Non è facile dirlo, visto che il confine fra normalità (esiste?) e patologia (quella sì, esiste … ho le prove!) non sempre è ben delineato. Normalmente per capire se c’è di mezzo una psicopatologia si prende in considerazione il concetto di pervasività e compromissione della qualità della vita.

In altre parole, se controllo un paio di volte il gas, ho una paura forte dei serpenti o utilizzo sempre la stessa penna per fare gli esami scritti non vedo patologia in tutto questo.

Al contrario invece se:

  • Non esco di casa per via di alcune fobie
  • Ho attacchi di panico appena vedo un piccione
  • Mi sento morire quando faccio la fila alle poste
  • Mi crea ansia l’idea di staccarmi dal mio pc e vado nei pazzi se mi va in crisi il wi-fi
  • Non mi godo la vita perché”chissà cosa potrebbe accadere”
  • Mi lavo 50 volte al giorno le mani

… Ebbene si, forse è arrivato il momento di porsi qualche domandina

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Matteo Marini