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Tecnologia

Così gli hacker russi sono entrati nella rete elettrica Usa

Varie intrusioni hanno permesso ai criminali di prendere il controllo delle griglie lungo il paese. Nessun blackout almeno fino ad ora

Manca dopo, davvero poco, perché gli hacker mettano al tappeto le centrali di energia elettrica, negli Stati Uniti come in Europa. Anzi se le violazioni riescono ad andare a buon fine negli Usa, dove la sensibilizzazione per certi temi e forse maggiore che altrove, allora il mondo della sicurezza informatica ha ben poco da stare tranquillo.

La fonte Usa

Stando a un recente articolo del Wall Street Journal, che ha ottenuto le indiscrezioni di alcuni agenti federali, due gruppi di hacker, in maniera coordinata, hanno avuto accesso alle griglie di comando delle principali compagnie di fornitura elettrica negli States dalla primavera del 2016 a tutto il 2017.

Gruppi hacker conosciuti

Citando fonti anonime del Dipartimento di Sicurezza Nazionale (DHS), dietro le attività di hacking ci sarebbero i Dragonfly e gli Energetic Bear, due team attivi principalmente dal territorio russo, in passato legati a operazioni sponsorizzate dal governo di Mosca. Il lato peggiore della vicenda è che gli ufficiali, dopo aver individuato l’ingresso non autorizzato nei centri di controllo, sono arrivati alla conclusione che le campagne, divise o coordinate, potrebbero essere ancora in corso, e colpire non solo gli Stati Uniti.

Vittime inconsapevoli

Il report ricorda che, come non di rado accade per le vittime di hacking, il numero di aziende colpite può essere molto più alto di quanto comunicato, visto che non è così semplice rintracciare le orme dei cybercriminali nei propri sistemi, non senza un supporto adeguato, cioè agenzie di sicurezza che monitorano le piattaforme, spulciano gli accessi e le sottrazioni di documenti e archivi. Non a caso, il Dipartimento è già giunto ad alcune conclusioni, ad esempio l’utilizzo, da parte degli hacker, delle identità digitali dei dipendenti per intrufolarsi nei computer di gestione, il che rende ancora più difficile riconoscere le intrusioni.

La notizia arriva in un periodo difficile per i rapporti tra Usa e Russia. All’inizio del 2018, il DHS e l'FBI hanno pubblicato un documento in cui si accusano gli hacker russi, pagati dal Cremlino, di vari attacchi ai danni delle reti di organizzazioni governative statunitensi e del tentativo, spesso riuscito, di valicare la protezione di strutture critiche per il paese, come le centrali che forniscono elettricità a milioni di persone.

Campagne avanzate

Portare a termine azioni di blackout avrebbe effetti collaterali sulla maggior parte delle attività che si svolgono quotidianamente negli States, con conseguenze dirette altrove, pure in Europa. Un esempio? Quando un attacco hacker ha bloccato Dyn, società che gestisce i servizi di tanti big della rete tra cui Twitter e Spotify, i malfunzionamenti sono stati avvertiti in tutto il globo, con perdite economiche di rilievo. Staccare la spina alla corrente sarebbe un ottimo metodo per mettere in ginocchio le multinazionali americane, i trasporti, la sanità, la pubblica amministrazione e molto altro.

Come fanno a entrare

Nel merito dell’ultima operazione scovata insieme all’FBI, il DHS ha elencato i settori in cui è stata riscontrata almeno una traccia dei russi: energia, nucleare, commerciale, acqua, aviazione. Il modus operandi per ingannare i dipendenti ed entrare nei sistemi? Il solito, e a quanto pare ancora utile, phishing.

Si tratta di messaggi email e di chat contenenti link da cliccare e file da aprire, che in realtà nascondono virus e malware, capaci di installarsi sui dispositivi e cercare, senza farsi accorgere, contenuti interessanti e aprirsi una strada, all’interno di una stessa rete (quando cioè i computer sono collegati a un unico network, anche col Wi-Fi), verso le macchine superiori, destinate al controllo di griglie, dighe e altre strutture di primaria importanza. Finora nessun danno evidente (come in Ucraina), è vero, ma sapere che la Russia ha nelle mani il destino di un’intera nazione non è affatto rassicurante.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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