Gaber e Jannacci visti dalla Bandafaber
Un'altra Milano, dimenticata, al Teatro Carcano, dove Veronica dava il suo amore per una cifra modica
Per chi è nato e cresciuto a Milano, e con le canzoni di Gaber e Jannacci è diventato adulto, lo spettacolo della Bandafaber& Leonardo Manera, andato in scena sabato 16 maggio 2015 al Teatro Carcano, è stato un modo per riappacificarsi con quella cosa impalpabile che si chiama milanesità: una milanesità che non si esaurisce nel racconto sul quadrilatero della moda ma che è sempre stata (ed è tuttora) popolata anche di personaggi marginali e surreali, a loro modo comici, come l'Armando, il Gino Cerruti, il Riccardo, il Mario, Veronica, il barbùn che pareva nissun de El purtava i scarp del tennis, protagonisti involontari di un'altra Milano che, dopo la morte di Gaber e Jannacci, nessuno ha più avuto la forza né il coraggio di raccontare.
La Bandafaber, una formazione nata a Ghedi, nel bresciano, e composta da 35 musicisti di tutte le età (dai quindicenni ai sessantenni, come in ogni banda che si rispetti) provenienti da quell’inesauribile fucina di talenti che sono le bande di paese, ci ha regalato per una sera tutto questo. Un tributo a un'altra Milano, non scomparsa ma dimenticata nel racconto che il capoluogo lombardo ha fatto di sé negli ultimi decenni. Trovarsi a intonare Veronica proprio al Teatro Carcano, lo stesso dove, In pé, la musa jannacciana dava il suo amore per una cifra modica ai giovani cresciuti negli anni 60, è un modo per ritrovare il cuore del capoluogo lombardo dopo decenni di spaesamento e spianamento della memoria. Non bisogna essere originali ma originari, ha dichiarato, con straordinaria capacità di sintesi, Leonardo Manera, voce e cabarettista noto al grande pubblico per le sue partecipazioni a programmi come Zelig e Colorado e ad alcune brillanti conduzioni radiofoniche, non appena si è alzato il sipario.
“Jannacci & Gaber, la Milano da cantare” è un percorso a metà strada tra la musica ed il cabaret, tra la gag ed il teatro canzone di cui il duo Gaber-Luporini sono stati impareggiabili maestri e di cui il Derby - dove passarono tutti i grandi artisti milanesi degli anni 60 - fu apripista. Gli arrangiamenti del Maestro Francesco Andreoli hanno mantenuto le timbriche e le sonorità delle formazioni di Paese, arricchite dalla scanzonata professionalità dello stesso Manera, dalla voce calda e impetuosa di Ugo Frialdi, dal contributo entusiasta e professionale dei tanti membri della banda che, partendo da un piccolo paese del bresciano sono approdati nella Gran Milan. La serata, il cui incasso sarà devoluto parzialmente ad Ant, una onlus oncologica, si è conclusa in pé, come Veronica. A ricordare il grande cardiologo che ha saputo trasformare il bip di un encefalogramma nell'unica base di una poesia in musica per una sua piccola e sfortunata paziente, Natalia.