@Eldacar79: la scelta ovvia nel mondo console è stata automaticamente Xbox

@Eldacar79: la scelta ovvia nel mondo console è stata automaticamente Xbox

Io mi sono fermata a MarioBros ma vedo che il mondo gaming è andato avanti un bel po’. Me lo racconta uno che del settore ne sa a pacchi, ecco a voi @eldacar79. Facciamola breve così arriviamo subito alla …Leggi tutto

Io mi sono fermata a MarioBros ma vedo che il mondo gaming è andato avanti un bel po’. Me lo racconta uno che del settore ne sa a pacchi, ecco a voi @eldacar79.

Facciamola breve così arriviamo subito alla parte dei videogiochi : presentati, chi sei e cosa fai?

Mi chiamo Alberto Belli, ho (quasi) 34 anni e in realtà faccio un sacco di cose, quindi sintetizzare tutto in poche righe è un po’ un problemino, ma ci proviamo. Nasco come giornalista una dozzina di anni fa (pure iscritto all’oddiggì, pensa un po’), poi nel mondo gaming poi ho fatto praticamente ogni cosa: ho diretto riviste cartacee, quando ancora l’edicola regnava sovrana e internet non era per tutti, sono stato il più giovane manager di una delle holding italiane più importanti del settore, lanciando quasi 300 prodotti sul mercato, ho portato in Italia da publisher un marchio prestigioso della stampa specializzata lanciandolo e inaugurando la stagione del licensing editoriale sul web.

Poi son tornato di nuovo dall’altra parte della barricata tornando a fare videogiochi, stavolta con un occhio al mercato mobile che, nel mentre, aveva conquistato il mondo. Negli ultimi 3 anni sono tornato ad occuparmi quindi di marketing, comunicazione e business development per conto di un altro grosso gruppo ma da dicembre scorso, dopo tanti anni tra Varese, Londra e Lugano, sono rientrato alla base, a Roma. In attesa di capire bene cosa fare nel futuro prossimo, con qualche progettino nuovo in canna, ho impostato il 2013 in ottica pianificazione e ho ripreso a scrivere quasi a tempo pieno, dedicandomi nel mentre alle mie cose, senza fretta.

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Nella tua bio letta sul tuo blog si capisce esattamente che la tua passione e il tuo lavoro, in un certo senso, sono i videogiochi. Come sei riuscito a esaudire il desiderio di ogni uomo?

In realtà è una cosa capitata per caso, come nelle migliori storie. Fino a 21 anni ho giocato a calcio, era quello il mio lavoro (ebbene si) ma un giorno mi capitò per le mani un annuncio della casa editrice che pubblicava tutte le riviste di videogiochi che leggevo. Cercavano un grafico ma io volevo semplicemente conoscerli e fare due chiacchiere. Inventai un CV fasullo, presi appuntamento e andai a trovarli spiegandogli poi il piano diabolico. Siccome ero lì e chiacchierando si resero conto che in effetti ne sapevo, mi proposero di fare un paio di articoli di prova. Neanche un paio di settimane dopo mi convocarono per sapere se poteva interessarmi entrare in redazione da interno. Immediatamente. Facendomi due conti sulle possibilità di una carriera da professionista nel calcio in giro per l’Italia con nessuna sicurezza e una da giornalista più o meno impegnato, vicino casa, ho optato per la seconda senza pensarci (neanche troppo). Tutto è iniziato lì ed è stata una scelta giusta: ho fatto tante cose che non avrei mai pensato di fare, conosciuto tanta gente, girato il mondo in lungo e in largo e mi sono tolto tante soddisfazioni. Personali e professionali.

Il miglior videogioco di sempre e perché?

Come dire se voglio più bene a mamma o papà praticamente. Sono cresciuto con l’Amiga 500, quindi sono legato più che altro a una serie di marchi e saghe. Sono sempre stato un fanboy di MicroProse e Cinemaware e ho amato tutti i loro giochi (Pirates! e Airborne Ranger, piuttosto che Defender of The Crown,Wings p It Came from Desert). Sembra la solita frase da nostalgico ma una volta i giochi erano migliori per il semplice fatto che le risorse a disposizione erano poche e contava il gameplay. Oggi c’è stato un appiattimento di tutto in favore della grafica e le sperimentazioni sono poche. In realtà dipende anche molto dal fatto che le idee sono (quasi) finite. Il medium videogioco è stato spremuto per bene a mio avviso infatti si sta virando verso altre forme di intrattenimento ibrido che a me, tuttavia, non convincono. Diminuisce l’interazione, aumenta l’intensità del plot e il risultato sono dei mezzi film che, nonostante l’entusiasmo della critica, sempre, non starebbero mai in piedi senza la componente ludica. Ma sulla pubblicità, l’hype e su messaggi di questo tipo, molti hanno costruito la loro fortuna.

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Il peggior videogioco di sempre e perché?

In teoria è facile: Big Rigs, che è quasi universalmente riconosciuto come il titolo più insulso di sempre. In realtà l’Italia può vantare una produzione di pari livello, il cui eco è arrivato oltre oceano grazie al passaparola in rete: Gioventù Ribelle. Sarebbe dovuto essere il titolo celebrativo dei 150 anni della Repubblica, in realtà è stato al centro di aspre polemiche essendo stato sponsorizzato dalle istituzioni salvo poi dimostrarsi agghiacciante oltre ogni previsione.

Il videogioco che ci cambierà la vita e perché?

Non è un videogioco ma una periferica, si chiama Oculus Rift. Sostanzialmente è il primo esempio di realtà virtuale in ambiente domestico degno di tale nome. L’ho provato a Las Vegas prima e a San Francisco poi e non è facile raccontare. Si tratta di un visore diverso da tutti gli altri, che regala veramente la sensazione di essere al centro dell’esperienza in prima persona. Le rivoluzioni nel mondo gaming, in tempi recenti, sono legate più all’hardware che ai prodotti per tutta una serie di motivi. Il Wii di Nintendo ha segnato una svolta aprendo il mercato a tutti coloro che giocatori non erano mai stati. Sony gli è andata dietro con Move, Microsoft co Kinect

Quale piattaforma preferisci tu, in prima persona?

Ho sempre giocato su PC e continuo a farlo. Per questo tipo di background, la scelta ovvia nel mondo console è stata automaticamente Xbox, a cui sono legato affettivamente avendo diretto anche una rivista dedicata alla console all’inizio della mia carriera. Dalla prima versione, son passato naturalmente alla 360 e arriverò a Xbox One appena annunciata, che non vedo l’ora di provare a Los Angeles, all’inizio di giugno

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Con i nuovi smartphone si ha la possibilità di scaricare infiniti giochi di qualsiasi genere, alcuni fatti benissimo, questo rovinerà il mercato delle console tradizionali?

La diffusione degli smartphone non si arresterà sicuramente nel breve termine e probabilmente mai, trattandosi di fatto di uno strumento di utilizzo quotidiano, senza limiti di target. In realtà il mercato mobile è quasi completamente senza regole ed è cambiato diverse volte negli ultimi anni, proponendo modelli di business differenti. Con l’arrivo di iPhone si sono arricchiti in tanti con produzioni anche ridicole. Con il consolidamento del mercato sono entrati i grandi attori, le produzioni minori sono state fatte fuori e i budget sono aumentati come accade ogni volta, ciclicamente, in casi del genere. Poi è arrivato il free to play con le microtransazioni ed oggi i guadagni arrivano al 90% da giochi scaricabili gratuitamente, che sfruttano la pubblicità o l’acquisto di impulso dell’utente, fatto per ottenere un benefit particolare, magari neanche legato al gameplay ma semplicemente cosmetico. Le console portatili hanno perso quote importanti di mercato, considerando anche il fatto che nel peggiore dei casi, un gioco da comprare su Apple Store o Google costa pochi Euro a fronte, comunque, di qualche decina per PS Vita o 3DS. Bisognerà capire la prossima generazione di console domestiche come si muoverà, considerando che l’integrazione e l’interazione di questi device sarà pompata al massimo. Ma in questo caso parliamo comunque di segmenti differenti.

Dove ti possiamo leggere?

Tutti i giorni sul mio blog, EldaStyle, che è al centro di un pesante restyling e che a breve (spero) sarà rilanciato in un contesto differente da quello odierno (poco posso dire, ancora). Poi c’è Wired ovviamente, che mi spara in giro per il pianeta a vedere cose e per cui mi occupo, neanche a dirlo, di prodotto e di tutto quello che ci gira intorno (tipo le periferiche di cui sopra). Potete trovarmi pure in libreria, nelle fumetterie e dove arrivano prodotti Panini, per cui lavoro come Editor dall’inizio dell’anno su progetti più o meno legati, tanto per cambiare, al mondo dei videogiochi. Si tratta quindi di mettere in piedi volumi italiani supervisionando il progetto editoriale, quasi come con una rivista. Da poco è uscito StarCraft II: Flashpoint, la mia prima fatica. In passato ho collaborato con Il Messaggero (il quotidiano, non il sito) e sono spesso ospite in podcast vari a tema che i più nerd potranno facilmente localizzare in rete con un googlata.

Consigliaci tre profili tw da seguire

@BorisSollazzo se volete imparare qualcosa di cinema, @CBCebulski che oltre ad essere uno dei boss di Marvel ha un blog a tema cucina semplicemente fantastico e @acidshampoo che è assolutamente borderline ma mi fa spappolare dalle risate spesso e volentieri con tweet assurdi

Sei felice?

Diciamo che ci sto lavorando. Il 2012 è stato un anno un po’ complicato ma io per natura cerco sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno ed è il lungo termine quello che conta. Sempre.

 

 

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Andrea Delogu

Disgrafica e di sinistra, abbiate pietà.

Nella mia biografia basterebbe scrivere che sono nata a Rimini per farvi capire che volente o nolente sono cresciuta con la musica da club o da discoteca.

Nei giorni in cui non andavo a ballare son riuscita a diventare cintura nera di Karate secondo Dan, scrivere e condurre un programma per Match Music dal titolo "A casa di Andrea", presentare il meglio di Sky, recitare in "Saturday Night Live" su Italia1, far parte di un gruppo musicale e cantare la colonna sonora dello spot Heineken USA, a recitare in alcuni cortometraggi, partecipare a diversi spot pubblicitari, ma soprattutto sono riuscita a convincere Panorama a darmi un Blog.

Chi è il matto tra i due? Prima che mi dimentichi: amante del rock, della buona e abbondante cucina, sostenitrice della piadina della Lella e degli strozzapreti del BarSole, malata di Twitter e tuttologa in pensione

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