Edoardo Bennato racconta i suoi album: Io che non sono l'Imperatore
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Edoardo Bennato racconta i suoi album: Io che non sono l'Imperatore

Il terzo album del 1975 nelle parole dal grande cantautore: viaggio in prima persona tra i suoi dischi. Dagli esordi ad oggi

Io che non sono l'imperatore è uno dei capolavori della discografia di Edoardo Bennato, un disco che nella leggendaria title track precorre il linguaggio del punk ma anche quello del rap. Edoardo ce lo racconta così. Oggi. Buona lettura...

di Edoardo Bennato

Iniziamo dalla copertina: stavo per laurearmi in Urbanistica e pensai che fosse opportuno usare il mio ruolo pubblico per promuovere un progetto di linee alternative su ferro per l'area urbana e suburbana di Napoli. Il progetto aveva come punto di riferimento le linee metropolitane inglesi. L'obiettivo era partire da quelle esistenti e cioè la cumana, l'alifana, la circumflegrea e la vesuviana. Aveva un senso allora e ce l'ha adesso.

Dal punto di vista musicale e dei testi devo dire che la canzone che dà il titolo al disco è uno scioglilingua provocatorio che risulta molto meno sibillino se ascoltato decenni dopo. Un pezzo punk ma anche rap in cui il linguaggio del punk serve a scardinare i luoghi comuni.

E poi c'è Il Professor Cono, un brano ermetico che parla di uno scienziato pazzo, deriso perché in anticipo rispetto ai tempi. Affacciati affacciati è un urlo rivolto a chi si affaccia e con gesti benedicenti e rassicura i vivi in nome della morte.

In Signor Censore affronto il tema della censura sottile, quella che censura senza nemmeno dirtelo. Nei miei testi ci sono ironia e provocazione, mai le parolacce perché mi danno fastidio istintivamente. In questa canzone mi rivolgo ai censori che creano ghetti e poi li circondano di mura. Vedi Secondigliano...

Meno male che adesso non c'è Nerone era stata pubblicata nel novembre del 1974. Fu il mio primo hit radiofonico, una canzone easy listening intrisa di rock and roll con Vince Tempera al piano e Shel Shapiro alla chitarra elettrica. Un pezzo alla Chuck Berry che ironizza sui paradossi: "Ed alle feste che organizzava c'era il bel mondo ed anche lui suonava, gli altri all'aperto senza protestare se no aumentava le tasse da pagare"...

Io per te Margherita ha un approccio nonsense, ironico nei confronti di certi testi mielosi e ridicoli. Una provocazione. E, infine, Ci sei riuscita: se una donna non si sposava era condannata ad essere zitella. Per questo molte facevano di tutto per accalappiarsi uno straccio di marito. Questo avveniva ieri, oggi le donne si sentono svincolate da questi obblighi e possono anche rinunciare a quello straccio di marito. Come si dice: meglio da sole che mal accompagnate...

La copertina di I buoni e i cattivi

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Gianni Poglio