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(Ansa)
Tasse

Def, via libera del Consiglio dei Ministri all’ultimo documento prima della rivoluzione Ue

Pil fissato all'1%. Giorgetti: "Pensiamo ad altri tagli di spesa. Il debito sale per il peso del superbonus"

Oggi il Consiglio dei ministri ha approvat l’ultimo documento di economia e finanza prima dell’arrivo delle nuove regole di governance dell’Ue. Il testo, a differenza del passato, si limiterà a presentare dati tendenziali senza scoprire le carte su quelli di programma. E’ senza dubbio una novità rispetto al passato ma se si analizza il contesto in cui il governo sta lavorando non c’è da strapparsi i capelli o urlare allo scandalo, come molti giornaloni hanno invece fatto in questi giorni. La scelta di omettere i dati programmatici è il frutto di due fatti. Il primo è che si deve ancora capire quale Patto di Stabilità si deciderà in Ue, e questo avrà inevitabili effetti sulla finanziaria 2025. Non ha dunque senso approvare un Def “classico” con cifre e stanziamenti, magari anche interessanti, per poi dover fare marcia indietro quando si scoprono le nuove regole.

Già senza conoscere nel dettaglio il nuovo Patto, si può ipotizzare che il governo quasi inevitabilmente dovrà effettuare dei tagli nella prossima legge di Bilancio. Partiamo infatti dal presupposto che la componente austerità in Ue, spinta dal blocco dei paesi del nord, è particolarmente forte. Riduzione delle risorse che bisognerà quantificare ma che senza dubbio incideranno sulle misure che il governo stanzierà per il 2025. Ricordiamo inoltre che norme come quelle del taglio del cuneo fiscale e altri incentivi per abbassare le tasse sono di natura annuale e questo implica che per il 2025 bisognerà trovare dei nuovi fondi. Da aggiungere inoltre il discorso del taglio delle tasse al ceto medio, progetto della riforma fiscale, legato anche questo al reperimento di nuove risorse. Questo significa che con una coperta corta non si potrà far tutto. E’ dunque poco furbo mettere giù un Def ambizioso per poi dover ritrattare il tutto, visto la situazione in cui l’Ue si trova.

Altro fatto, che dovrebbe sedare gli animi, è che il ministero dell’Economia e delle Finanze, nelle settimane scorse ha avviato un dialogo con la Commissione proprio su come strutturare il Def. La scelta di omettere i numeri è dunque il risultato di un confronto con l’Ue e non un colpo di testa del governo. Da ricordare poi che il Def 2024 si porta dietro una zavorra non indifferente: il debito del superbonus. Lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, lo definisce "un'eredità pesantissima" (tutti i bonus edilizi dal 2021 ad oggi costati 210 miliardi di euro, più del Pnrr che cuba 196 miliardi). Fardello che però secondo Giorgetti non porterà ad una correzione di rotta per fronteggiare l'impatto della misura sul debito. “Sicuramente vogliamo rispettare esattamente gli obiettivi della Nadef dello scorso autunno per una questione credibilità, se c'è qualcosa da correggere la correggeremo ma sostanzialmente siamo in linea".

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Giorgia Pacione Di Bello