Tagli ai Comuni, le ricadute su servizi e cittadini
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Tagli ai Comuni, le ricadute su servizi e cittadini

Nuovo colpo di forbice ai trasferimenti e questa volta a mancare sarebbero 500 milioni di compensazioni Imu

I Comuni finiscono di nuovo nel mirino della spending review statale e anche se questa volta l’origine dei tagli sarebbe legata a mancate compensazioni dell’Imu, il risultato non cambia: all’appello per i prossimi anni potrebbero mancare altri 500 milioni di euro di trasferimenti. Si tratta purtroppo dell’ennesimo giro di vite con cui da anni ormai devono fare i conti un po’ tutte le amministrazioni locali, dalle Regioni ai Comuni appunto, passando per le Province. Una strategia che ha ovviamente lo scopo ultimo di abbassare il peso della spesa pubblica, con effetti però sempre più spesso perversi per i cittadini, che risentono di queste decurtazioni quando si trovano poi confrontati con i servizi locali. E i numeri in questo senso sono quanto mai eloquenti e a fornirli è la Cgia di Mestre. Tra il 2010 e il 2015, solo per restare alle Regioni a Statuto ordinario, ci sono stati tagli complessivi per 9,75 miliardi di euro. Ai Comuni, invece, la “sforbiciata” è costata finora già 8,31 miliardi di euro, mentre le Province hanno incassato da Roma 3,74 miliardi in meno. Le 5 Regioni a Statuto speciale invece, sono state le meno colpite: la riduzione ha toccato i 3,34 miliardi di euro.

Spending review, i tagli alla spesa un passo obbligato


Restando però in maniera specifica alla situazione finanziaria dei Comuni, ci sono altri dati che si possono prendere in considerazione e che risultano molto significativi. Ci riferiamo a quelli del Fondo di solidarietà del ministero dell’Interno, che fornisce Comune per Comune il quadro annuale dettagliato delle finanze locali. Nel 2015 ad esempio, tanto per citare le grandi città, Napoli ha perso 50,8 milioni rispetto allo scorso anno, Roma ne ha lasciati sul terreno 46,8 e Milano 36. A Genova e Torino la spending è costata invece poco più di 26 milioni mentre a Firenze il conto sfiora i 19 milioni. Ma c’è a chi è andata se possibile anche peggio: sono quei 767 comuni, cioè più del 13% degli enti coinvolti nel meccanismo, che hanno un fondo di solidarietà addirittura negativo, cioè si sono visti azzerare il fondo e sono debitori netti dello Stato. Ora, come già accennato, la nuova sgradita sorpresa: in seguito a calcoli eseguiti da tecnici ministeriali, risulterebbe, come accennato, che ai Comuni verranno a mancare altri 500 milioni complessivi derivanti dal meccanismo delle compensazioni dell’Imu.

I problemi della spending review: tagli e tenisioni


Risorse che dovranno essere comunque spalmate su più anni, ma che in ogni caso rappresenteranno per tante amministrazioni locali un mancato introito con cui fare i conti. Una circostanza che d’altronde è pane quotidiano per molti sindaci ormai da tempo. E purtroppo a livello locale, queste decurtazioni di fondi si fanno sentire in maniera diversa a seconda delle situazioni: in alcuni casi ad essere tagliati sono stati i servizi di asilo nido, in altre quelli delle mense scolastiche. Ci sono poi Comuni dove il servizio di nettezza urbana o di pulizia delle strade funziona a singhiozzo, per non parlare delle ripercussioni sulle aliquote delle tasse locali, che in generale sono tutte schizzate ai massimi consentiti dalla legge. Insomma, i tagli in prima istanza si abbattono sulle casse dei Comuni, ma poi a risentirne in maniera diretta sono i cittadini che devono fare i conti, a livello locale, con servizi più costosi, se non addirittura a volte del tutto inesistenti.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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