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ANSA/ANGELO CARCONI
Economia

Salva Roma: cosa prevede il decreto

Duro scontro in Consiglio dei Ministri tra l'anima leghista e quella pentastellata del Governo

E' stato un Consiglio dei Ministri avvelenato quello che si è tenuto martedì 23 aprile a Palazzo Chigi.

Sul tavolo del Governo c'era il decreto crescita ovvero quella serie di norme che dovrebbe fungere da motore alla ripresa imprenditoriale del nostro Paese. All'interno del pacchetto, però, la patata bollente è il cosiddetto Salva Roma, ovvero quel provvedimento che dovrebbe scongiurare la crisi di liquidità nella gestione commissariale dei debiti del Comune di Roma.

Qual è il nocciolo della questione

Da settimane la questione romana minaccia di portare alla crisi di Governo e il clima che si respirava intorno al tavolo dei Ministri in nottata è stato tra i più battaglieri dell'intero percorso politico dell'esecutivo giallo verde.

Il tema è che il provvedimento Salva Roma - fortemente voluto dall'anima movimentista del Governo - è per sua stessa natura totalmente in antitesi con la morale politica leghista e Salvini pare che in serata si sia seduto al suo posto intorno al tavolo del Governo con lo spirito guerriero del leghismo militante e con la precisa intenzione di stralciare il Salva Roma dal decreto crescita.

Quando poi il vicepremier si è accorto che il suo pari grado non si trovava seduto sulla sua sedia, ma in tv a registrare una trasmissione non ci ha più visto dalla rabbia e ha annunciato, in maniera inusuale, alla stampa lo stralcio del Salva Roma. In diretta la notizia è arrivata alle orecchie di Di Maio che in breve ha raggiunto i colleghi a Palazzo Chigi per un faccia a faccia sulla questione romana. Intorno alle 21 è cominciato il vero CdM programmato per le 18.00. Di Maio, prima di entrare nell'arena ha ribadito: "Questo provvedimento non mette un euro sulla Capitale, dice solo che le banche devono chiedere meno interessi per il debito del Comune. Se non passa è solo una ripicca verso i romani"

Cosa prevede il Salva Roma

Per capire di cosa si sta parlando bisogna entrare nel merito dello scontro tra l'anima leghista e quella pentastellata. Il cosiddetto Salva Roma riguarda il debito storico di Roma.

L'intenzione sarebbe quella di chiudere, nel 2021, la struttura commissariale dipendente da Palazzo Chigi che da una decina di anni gestisce  i debiti accumulati all'ombra del Campidoglio dal 2008 a oggi. Si parla di 12 miliardi di euro.

La struttura commissariale ogni anno genera ulteriori debiti, costi e interessi e la sua gestione grava sulle tasche dei contribuenti. Per questo chiuderla - secondo il M5S - determinerebbe un effetto cascata positivo per tutti gli italiani (da qui Salva Italia).

La gestione del pacchetto debitorio di Roma passerebbe così in parte al Comune (per quanto riguarda il debito commerciale di strutture e servizi) in parte al Ministero dell'Economia (il debito finanziario rappresentato soprattutto dalle obbligazioni).

Questo determinerebbe un risparmio di circa 2 miliardi e mezzo che deriverebbero dalla rinegoziazione dei mutui con le banche da parte dello Stato e da una ricognizione del piano di rientro del debito.

Il risparmio si tradurrebbe in una riduzione delle aliquote locali Irpef che a Roma sono tra le più care d'Italia.

Un decreto travagliato

Il Salva Roma è stato per la prima volta approvato il 4 aprile all'interno del cecreto crescita, ma poi la norma riguardante i debiti capitolini è stata stralciata soprattutto per l'ostilità leghista a un provvedimento che riguarderebbe soltanto il comune di Roma. La scomparsa del Salva Roma è stata al centro del dibattito politico della settimana.

Il Ministro dell'Interno Matteo Salvini aveva, infatti dichiarato: "Non ci sono comuni di serie A e comuni di serie B, se in tanti hanno dei problemi aiutiamo quelli che hanno dei problemi, non ci sono comuni più belli o più brutti" e ha minacciato di far saltare il Salva Roma se non esteso a tutti i comuni in difficoltà.

Cosa chiede la Lega

Da qui la necessità di rinegoziare l'intero pacchetto Salva Roma. Uno dei nodi da risolvere è quello relativo alla struttura commissariale.

Solo i debiti romani, infatti, sono gestiti da un ente commissariale e nel decreto si parla di sopprimere questo ente per ridistribuire la gestione debitoria su altre strutture dai costi meno gravosi.

Altre città, pur avento problemi con i conti pubblici come la Capitale, non hanno nessuna struttura commissariale da chiudere e quindi la proposta leghista dovrebbe essere declinata in altri modi.

Il Movimento 5 Stelle, inoltre, torna a ribadire che il Salva Roma non riguarda solo Roma ma l'Italia intera visto che al momento la gestione del commissariamento costa 300 milioni l'anno di fondi statali cui vanno aggiunti i 200 milioni di fondi comunali.

Quello su cui, invece, si potrebbe lavorare per cercare un'intesa è il passaggio in cui si parla dell'obiettivo a medio termine della legge ovvero quello di "Individuare una strategia finanziaria il cui primo scopo è la messa in sicurezza del piano di rientro fino al 2048. Si dà piena copertura ai 12 miliardi di debiti e quindi si garantiscono pagamenti certi a cittadini, imprese e istituti di credito".

Questa modalità si potrebbe estendere ad altre realtà municipali come chiesto da Salvini e i suoi che ripetono: da Alessandria a Catania tutti i comuni devono avere pari trattamento.

Come è andato il Consiglio dei Ministri

I dettagli del travagliatissimo Consiglio dei Ministri non sono noti, ma al termine della riunione, intorno alla mezzanotte, il vicepremier Salvini ha dichiarato: "I debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani, ma restano in carico al sindaco" mentre dal Movimento 5 Stelle hanno fatto sapere: "È un punto di partenza, siamo sicuri che il Parlamento saprà migliorare un provvedimento che, a costo zero, fa risparmiare soldi non solo ai romani ma a tutti gli italiani".

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Barbara Massaro