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Economia

Perché la Fed ha alzato i tassi

La mossa, attesa, conferma i progressi dell'economia americana. Previsti 4 aumenti di 0,25 punti nel 2016. Costo del denaro al 3,25% in tre anni

La Fed apre un nuova fase, mettendo fine all'era dei tassi pari allo zero, iniziata nel 2008 con la crisi finanziaria. La banca centrale americana alza, con una mossa storica, i tassi di interesse di un quarto di punto a 0,25-0,50%: si tratta del primo rialzo dal giugno del 2006. Poi assicura: la politica monetaria resta accomodante e gli aumenti successivi saranno graduali.Le Borse americane chiudono in calo, quelle europee festeggiano in apertura come da prassi.

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Ma perché la Fed ha deciso ora di alzare i tassi e di dare una spinta all'economia a stelle e strisce proprio ora? L'aumento ''moderato'' dei tassi ''riconosce i progressi dell'economia'', afferma il presidente della Fed, Janet Yellen, sottolineando che la mossa mette fine a una ''fase straordinaria'' della politica monetaria.

Una fase iniziata nel 2008, l'ultima volta che i tassi sono stati toccati: allora alla guida della banca centrale c'era Ben Bernanke che, il 16 dicembre 2008, esattamente sette anni fa, aveva portato il costo del denaro ai minimi storici, a zero. Proprio Bernanke è stato l'ultimo a decidere un aumento dei tassi, nel giugno del 2006.

Importante ma senza esagerare

L'importanza del primo aumento dei tassi ''non va esagerata'', aggiunge però Yellen, ribadendo che gli aumenti successivi saranno graduali. ''Vogliamo muoverci in modo prudente, in maniera graduale'', precisa nel corso della conferenza stampa, spiegando che la Fed vuole vedere l'impatto della stretta sulle condizioni finanziarie. ''Le condizioni che avevamo fissato per un aumento sono state centrate'', aggiunge il presidente della Fed in quella che probabilmente è la più importante conferenza stampa degli ultimi anni per la banca centrale statunitense.

''Attendere troppo per una aumento avrebbe potuto creare problemi'', e anche costringere la Fed a procedere più velocemente con i successivi rincari del costo del denaro.

Le previsioni entro il 2018

La media delle previsioni sui tassi dei membri del Fomc indica che saranno all'1,375% alla fine del 2016. Il costo del denaro salirà al 2,375% entro la fine del 2017 e al 3,25% in tre anni.

Le previsioni implicano quattro aumenti di un quarto di punto il prossimo anno. L'aumento è stato deciso alla luce del miglioramento dell'economia americana e delle condizioni del mercato del lavoro. E alla luce della fiducia sul fatto che, nel medio termine, l'inflazione tornerà al 2%. ''Le informazioni ricevute dalla riunione di ottobre suggeriscono che l'attività economica si espande a ritmo moderato'', afferma la Fed, sottolineando che ''i rischi sono bilanciati. L'inflazione tornerà al 2% nel medio termine. La Fed prevede che il pil crescerà del 2,3%, per poi salire al 2,4% nel 2016 e del 2,2% nel 2017. L'inflazione salirà al 2% entro il 2018"

La reazione negli Usa

Wall Street, che eri inizialmente sembrava non risentire dell'annuncio atteso da mesi e già digerito, ha accelerato con il passare dei minuti, vedendo il rialzo come un'iniezione di fiducia della Fed nell'economia americana. I listini americani hanno chiuso positivi con aumenti superiori all'1%, nonostante il calo del petrolio, sceso a 35,52 dollari al barile con l'aumento piu' forte del previsto delle scorte petrolifere americane.

La reazione in Europa

Le piazze finanziarie europee sono già chiuse, invece quando la Fed annuncia la stretta e aprono festeggiando con rialzi signficativi. Un america più forte significa una valuta più forte e dunque un export più remunerativo.

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Redazione Economia