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China Photos/Getty Images
Economia

Perché Hong Kong ha un sistema fiscale perfetto

Aliquote ragionevoli, detrazioni anticipate ridotte al minimo, tasse sui terreni e burocrazia snella e trasparente i punti di forza del paese

L'editorialista del South China Morning PostJake Van Der Kamp è convinto che Hong Kong abbia un sistema fiscaleperfetto. E di certo non è l'unico a considerarlo quanto meno conveniente visto che sono tanti i professionisti che decidono di trasferirsi nell'ex-colonia britannica o di mantenervi la residenza una volta che l'hanno ottenuta (anche) per approfittare dei vantaggi fiscali che questa piccola enclave garantisce.

Eppure, secondo Van Der Kamp, aliquote ragionevoli, detrazioni anticipate ridotte al minimo, burocrazia snella e trasparente, e un governo che, se possibile, ogni anno investe o redistribuisce il denaro accumulato grazie alle tasse di cui non ha bisogno in maniera da fare in modo che sia l'intera popolazione a trarne beneficio (potenziando la rete di trasporti pubblici o regalando bonus sulle bollette delle utenze, solo per fare qualche esempio) non sono sufficienti a rendere il sistema fiscale di Hong Kong "perfetto".

A fare la differenza sarebbe infatti la scelta dell'isola di non adottare un modello fiscale basato esclusivamente sulla tassazione di redditi industriali e capitali che, oggi più che mai vista l'estrema mobilità di flussi di beni industriali e denaro, è difficile da tenere sotto controllo e da ricondurre a un unico paese dal punto di vista fiscale.

Van Der Kamp sostiene che questo approccio sia ormai diventato anacronistico, sostenendo invece che la fonte principale dei redditi di uno stato dovrebbe essere il suo territorio. E pur ammettendo che passerà ancora molto tempo prima che i governanti di tutto il mondo si renderanno conto dell'urgenza di riformare profondamente l'attuale sistema fiscale per continuare ad autosostenersi, riconosce che Hong Kong sia al momento l'unica realtà al mondo che si avvicina a questo idealtipo fiscale.

Come? Semplice: il territorio appartiene al governo, e chi lo utilizza paga una tassa sui terreni che occupa o gestisce. Tutto questo garantisce un gettito fiscale più che sufficiente per il paese, che quindi può permettersi di ridurre le aliquote su altri tipi di entrate. Non solo: i terreni non si possono ne' nascondere ne' trasferire all'estero, quindi il pericolo di evasione è escluso. E forse è anche per questo che Hong Kong funziona così bene. Le dimensioni ridotte naturalmente aiutano, ma gli stimoli all'economia che derivano da un regime fiscale ragionevole rapresentano un altro elemento determinante per il suo successo.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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