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Ansa/Alessandro Di Marco
Economia

Great Wall: chi sono i cinesi che vogliono acquistare Jeep

La casa automobilistica asiatica punta a diventare leader nel settore dei Suv ed è controllata da uno degli uomini più ricchi del mondo

Dopo i no comment e le smentite di rito, giunte soprattutto dal fronte Fca, sono arrivate dalla Cina le conferme dirette che il gruppo automobilistico Great Wall è interessato all’acquisto del marchio Jeep. Una notizia che ha fatto subito schizzare verso l’alto il valore in Borsa del titolo del Gruppo italo-americano guidato da Sergio Marchionne, che è arrivato a guadagnare fino a quasi il 7%.

E che soprattutto ha acceso i fari e l’interesse verso una casa automobilistica cinese fino a pochi giorni fa sconosciuta ai più. Vediamo allora di capire chi sono i cinesi interessati a Jeep e quali potrebbero essere i risvolti positivi e negativi di una reale operazione di acquisizione.

Un gruppo leader nei Suv

La Great Wall Motor è una delle principali case automobilistiche private cinesi con oltre 30 holding sussidiarie e 60 mila dipendenti. Il principale azionista, con il 40% del capitale, è Wang Fengying, definito dalla rivista Fortune il settimo uomo più ricco dell'Asia, e ovviamente un magnate di livello mondiale.

La società è quotata alla Borsa di Hong Kong ed è detenuta al 30% anche dal governo locale della città di Boading. Tra i mercati in cui opera non c’è solo quello cinese, il gruppo infatti è attivo anche e soprattutto in numerosi Paesi in via sviluppo. Tra l’altro c’è da notare che in Italia è presente dal 2006.

La produzione della Great Wall è concentrata principalmente nella categoria dei Suv e in questo senso, come hanno fatto sapere direttamente dalla società, l’obiettivo sarebbe quello di diventare leader globali di questo settore e l'acquisto di Jeep consentirebbe appunto di raggiungere più velocemente questo traguardo.

I pro dell’operazione

L’entusiasmo con cui i mercati finanziari hanno accolto la notizia dell’interesse di Great Wall per Jeep, hanno in effetti validi fondamenti anche di carattere industriale. Come già accennato, la riuscita di una operazione di questo tipo permetterebbe infatti innanzitutto al gruppo cinese di presentarsi come leader mondiale nel settore dei Suv.

Sul fronte Fca invece, si vedrebbe realizzata l’aspirazione, espressa più volte negli ultimi anni da Sergio Marchionne, di creare delle sinergie con grandi gruppi automobilistici per poter meglio affrontare il mercato, anche perché dalla Great Wall non hanno nascosto l’interesse per un’eventuale acquisizione di tutto il Gruppo Fca.

Non solo, una collaborazione con un gruppo cinese permetterebbe finalmente alla stessa Fca di approcciare in maniera più diretta e agile un mercato come quello dell’Estremo Oriente, che finora ha visto il gruppo italo-americano in una posizione arretrata rispetto ad altri colossi mondiali dell’auto.

I contro dell’operazione

Le riserve e le incertezze sulla fattibilità dell’intera operazione però non mancano. Numerosi analisti infatti hanno espresso forti dubbi sulla capacità del gruppo cinese di finanziare una possibile acquisizione. D’altronde i numeri parlano chiaro: Great Wall ha una capitalizzazione di mercato di 18,1 miliardi di dollari e ha registrato un utile netto lo scorso anno di 1,6 miliardi di dollari. Fca, dal canto suo, ha invece una capitalizzazione di 16,45 miliardi di euro e un debito netto di 4,2 miliardi di euro.

Come se questo non bastasse, appare improbabile che Fca voglia rinunciare a un asset giudicato da sempre, soprattutto dallo stesso Sergio Marchionne, chiave per il futuro. A questo proposito, bisogna sottolineare che il marchio Jeep è senza dubbio uno dei più noti e anche quello che in prospettiva, secondo molti operatori di settore, potrà garantire le maggiori soddisfazioni al gruppo italo-americano che su di esso sta investendo numerose risorse a livello industriale e di marketing.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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