Dania Farnese: la differenza è che loro fanno i blogger, noi eravamo blogger

Dania Farnese: la differenza è che loro fanno i blogger, noi eravamo blogger

E’ stata una delle prime ed è una delle più cattive. Conquistato il web, ha deciso di prendersi pure l’editoria scrivendo uno dei titoli più venduti dell’anno scorso in libreria. Lei è Dania Farnese e in quest’intervista ci racconta …Leggi tutto

 

E’ stata una delle prime ed è una delle più cattive. Conquistato il web, ha deciso di prendersi pure l’editoria scrivendo uno dei titoli più venduti dell’anno scorso in libreria. Lei è Dania Farnese e in quest’intervista ci racconta il perché per Coco l’avventura si ferma a “I love Chanel”.

Sei una delle prime blogger che hanno avuto successo in Italia, com’è nata questa dedizione al web e come vedi le nuove leve?

Ho cominciato a scrivere il blog per caso, nel lontano 2003. Avevo letto un articolo su questa sorta di “diari online” e, durante un’estate deprimente passata a studiare per una borsa di dottorato, mi sono detta che poteva essere un modo per svagarmi un po’.

Così è nata la Dottoressa Dania, unendo il soprannome che avevo da piccola al titolo accademico con cui mi chiamavano quando facevo la collaboratrice a Ca’ Foscari. Non avevo una linea editoriale né un progetto. Ho iniziato a scrivere quello che mi andava, parlando di precariato, satira e sesso, in maniera diretta e ironica. Ha funzionato e il mio blog sopravvive ancora adesso, tra alti e bassi.

Le nuove leve sono diverse da noi cariatidi. Noi cercavamo di esprimere quello che avevamo dentro, volevamo comunicare, ci sentivamo pionieri di un nuova democrazia digitale e non conoscevamo le potenzialità (e i rischi) che uno strumento così giovane poteva avere. I nuovi blogger iniziano a scrivere per farne un mestiere, sono settoriali, lavorano con le aziende e ne traggono un profitto. I tempi sono cambiati.

Dirò una frase da vecchia babbiona: la differenza è che loro fanno i blogger, noi eravamo blogger.

Sei molto famosa per il tuo modo di scrivere tagliente e diretto. Ti consideri una “cattiva” del web?

Credo di essere molto più cattiva dal vivo che sul web. Internet stempera un po’ il mio carattere. Quando incontro lettori o amici virtuali dal vivo, credo siano un po’ terrorizzati.

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Sei al tuo secondo romanzo, il tuo primo “Via Chanel numero 5″ è stato un successo editoriale, come sta andando il secondo “I love Chanel.”?

Il secondo romanzo sta andando molto bene. I lettori (soprattutto lettrici) si sono affezionate ai protagonisti e non vedevano l’ora di leggere come sarebbe andata a finire la loro storia. In tantissime mi hanno chiesto se ci sarà un terzo “episodio”, perché ormai siamo abituati a non considerare una storia finita, se non dura almeno tre libri.

Non credo che scriverò ancora di Coco. Anzi, ti do una notizia in anteprima: ho deciso di abbandonare la letteratura rosa per dedicarmi ad altro genere.

Mi fai in bocca al lupo? (ovvio che si!!!)

Estrai dal tuo primo libro  (101 modi per far soffrire gli uomini) i 5 modi migliori per farli soffrire?

I modi che amo di più sono:

- La tecnica Ektorp: fargli montare i tuoi mobili Ikea

- Il massacro dell’autostima

- La tecnica del piede di ghiaccio (le donne coi piedi freddi a letto sono delle vere armi bianche)

- “Sono grassa e SIAMO a dieta”

- L’arma definitiva: “non te la darò mai più”

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Quali sono le tue più grandi soddisfazioni lavorative oltre ai tuoi romanzi?

L’ultimo anno e mezzo l’ho passato a scrivere, tra libri e rubriche, e ne sto facendo quasi un mestiere, che inizio ad amare molto.

Mi piace organizzare eventi (è stato il mio lavoro per tanto tempo) e soprattutto parteciparvi, sempre che i buffet siano all’altezza.

Se potessi tornare indietro, poi, non smetterei di recitare a teatro. Ero dannatamente brava. E lo dico perché non ci sono testimoni che possano confutare…

Mentre ti sto scrivendo queste domande è appena scoppiato lo scandalo Barilla (#boicottabarilla). È sempre più difficile spiegare ai grandi marchi come utilizzare bene la rete, soprattutto per non inimicarsela. Da esperta del settore cosa dovrebbe sapere un brand nuovo che sbarca su twitter?

Il primo dei consigli potrebbe essere: non offendete i vostri potenziali clienti.

Il secondo: twitter è uno strumento di conversazione, non un tabellone pubblicitario. Parlate, raccontate, rispondete e spiegate e smettetela di fare spot in 140 caratteri.

I progetti imminenti quali sono per “Dottoressa Dania”?

Scrivere ancora e viaggiare un po’. Ho già valigia e tastiera pronta.

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Consigliaci 3 profili tw da seguire e 3 blogger da tenere d’occhio?

Per twitter, direi:

@isolavirtuale, che è un vero artista del fotomontaggio

@azael e, ovviamente @andreadelogu

Tra i blog:

Tostoini (un’illustratrice dolcissima) https://www.tostoini.it/

La già famosissima Maghetta https://gikitchen.wordpress.com/

e il tumblr di Maurizio Rosenzweig, genio ribelle del fumetto https://mauriziorosenzweig.tumblr.com/

Sei felice?

Ci sto lavorando, ma sicuramente la felicità è in cima alla mia to do list.

 

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Andrea Delogu

Disgrafica e di sinistra, abbiate pietà.

Nella mia biografia basterebbe scrivere che sono nata a Rimini per farvi capire che volente o nolente sono cresciuta con la musica da club o da discoteca.

Nei giorni in cui non andavo a ballare son riuscita a diventare cintura nera di Karate secondo Dan, scrivere e condurre un programma per Match Music dal titolo "A casa di Andrea", presentare il meglio di Sky, recitare in "Saturday Night Live" su Italia1, far parte di un gruppo musicale e cantare la colonna sonora dello spot Heineken USA, a recitare in alcuni cortometraggi, partecipare a diversi spot pubblicitari, ma soprattutto sono riuscita a convincere Panorama a darmi un Blog.

Chi è il matto tra i due? Prima che mi dimentichi: amante del rock, della buona e abbondante cucina, sostenitrice della piadina della Lella e degli strozzapreti del BarSole, malata di Twitter e tuttologa in pensione

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