Mario Lodi e Cipì
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Mario Lodi e Cipì

Cinque motivi per leggere l'opera più nota di Mario Lodi, il maestro-scrittore che se ne è andato a 92 anni

Succede spesso, agli scrittori, di venire associati a un titolo in particolare, pur avendone firmati parecchi. Lo stesso è accaduto anche a Mario Lodi, che nella mente di tutti è, per prima cosa, Cipì. E oggi, che Mario Lodi non c'è più, ci piace ricordarlo proprio con quel libro.

Un piccolo romanzo di formazione, adatto a lettori tra i sei e i cento anni, esattamente come un classico. La storia di quel passerotto curioso e intraprendente, con tanta voglia di scoprire il mondo, rappresenta la sua filosofia dell'educazione. Infatti la fiaba, pubblicata per la prima volta nel 1977, narra delle vicende dei bambini della scuola di Vho di Piadena, in cui insegnava Mario Lodi. Che ha avuto la grandezza di trasformare la contemporaneità in una fiaba classica.

Cinque motivi per leggerla (o rileggerla), secondo Roberto Buoli, maestro elementare (e collaboratore vicario del dirigente scolastico) della scuola Armando Diaz di Milano .

- Perché Cipì è Ulisse. «Il passerotto è curioso a tal punto da mettersi sempre alla prova», spiega, «Ma quel mettersi continuamente nel pericolo, lo farà crescere, fino a diventare adulto. Proprio come Ulisse, che dopo tante peripezie, si conferma come uomo migliore. Le nostre radici sono lì, nella mitologia. E questa favola è un racconto sulla crescita, sulla formazione».

- Per essere se stessi. «Sono due le molle scatenanti, i motori che fanno crescere: la cuoriosità e il desiderio di essere se stessi. Che è un elemento di trasgressione, di anticonformismo: non si insegna, in queste pagine, l'omologazione. Ma a scoprire chi si è veramente».

- Per imparare a trasgredire. «Si può conoscere il mondo senza infrangere le regole? Non mi risulta... Certo, se ne esce vincenti se si impara a gestire la trasgressione. E in queste pagine si trovano validi consigli per controllarla».

- Per educare i genitori. «Il cucciolo in questione è l'espressione del miglior figlio che possa educare i genitori. Sono apprensivi, mamma e papà, a sapere che il loro passerotto si butta giù dai tetti e fa quante più imprese possibili... Ma il piccolo si rivelerà un grande».

- Per fare i genitori. «Una doppia scoperta. La costruzione narrativa di Cipì è perfetta e i suoi messaggi di libertà sono uno stimolo al cambiamento. Perché si diventa genitori attraverso quel percorso, e Cipì è anche un invito a costruire una famiglia e a dare continuità alla specie. Come Ulisse, appunto».

Mario Lodi,
Cipì
Einaudi, 1977

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Micol De Pas