Django Unchained di Quentin Tarantino: 5 cose da sapere
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Django Unchained di Quentin Tarantino: 5 cose da sapere

Esce in 500 sale l'ultima follia del regista americano: il divertimento è servito

Il suo segreto, di base, è uno: non aver mai studiato cinema, piuttosto “essere andato molto al cinema”. Il che, nella pratica, si traduce in una valanga di citazioni e omaggi plurimi, più una sana scrollata di spalle dinanzi alla critica e un abbraccio caloroso al pubblico onnivoro. Il suo nome è Tarantino, Quentin Tarantino . E la sua ultima creatura, l’esplosivo, imperdibile e travolgente Django Unchained, esce oggi in 500 sale: ecco 5 cose da sapere sul film, e non solo.

1.    Non è il primo Django di Tarantino. Non solo il padre di Kill Bill è un fan sfegatato dello “spaghetti western” e ha raccontato di aver visto Django di Corbucci infinite volte, più tutti i film ad esso collegati. Ma ha già firmato anni fa un Django, come attore: era Sukiyaki Western Django di Takashi Mike. Lo apre proprio lui, con una sequenza memorabile: con tanto di cappello e pistola nei panni del leggendario cowboy Ringo,  colpisce e afferra un serpente, lo squarcia e ne estrae un uovo intero insanguinato. Se lo gusterà, non prima di un monologo, una sparatoria e un canto improbabile. Non poteva, quindi, non ritagliarsi una parte anche nel suo Django Unchained: “Farmi saltare in mille pezzi era una tentazione troppo forte, non ho saputo resistere”, ha dichiarato.

2.    Un bel mix di attori feticcio e new entries. Tarantino è uno che si affeziona. Lo dimostra, su tutti, il rapporto con Samuel L. Jackson, già diretto in Pulp Fiction e Jackie Brown, qui fedele schiavo dello spietato Calvin Candle/Di Caprio. Li commenta così Jamie Foxx, new entry e protagonista nei panni di Django (al posto dei vociferati Will Smith e Terrence Howard), l’eroico schiavo destinato alla libertà: “La relazione tra Quentin e Sam provoca gelosia, li guardi e dici: 'Accidenti, quei due si conoscono proprio!'”. Altro amico fraterno del regista è Christoph Waltz, con lui già in Bastardi senza gloria, stavolta chiamato già in fase di sceneggiatura. Nel film interpreta il cacciatore di taglie Shultz, che assolda Django e finisce per affezionarcisi, ma dovrà vedersela con un Leonardo Di Caprio mai così spietato. Prima volta per Tarantino con l’attore feticcio di Scorsese: avrebbe voluto un attore più anziano, ma dopo aver incontrato il buon Leo ha iniziato a immaginarlo come “una sorta di Caligola, un imperatore ragazzo (…) il piccolo principe petulante: ho voluto che lo interpretasse come una sorta di Re Luigi XIV ma del Sud”.

3.    Come ti esorcizzo i drammi storici, tra risate e massacri. Se entropia e derisione sono da sempre ingredienti base del cinema tarantiniano, Django Unchained non fa eccezione. Anzi si allinea alla scia di Bastardi senza gloria nell’ambizione di esorcizzare le pagine più buie della storia – lì l’Olocausto, qui lo schiavismo americano – a suon di battute argute, sparatorie spettacolari, iperboli dialettiche e visive. E non è finita qui: in cantiere c’è già Killer Crow, ultimo anello della trilogia, che sarà ambientato dopo lo sbarco in Normandia: “Il giorno dopo c’erano soldati di colore costretti a raccogliere i cadaveri dei tedeschi sulla spiaggia e scavare le fosse: ecco cosa racconterà il mio prossimo film”.

4.   Oscar: nominati e grandi esclusi. Oltre alle candidature tecniche (fotografia e montaggio sonoro), Django Unchained vanta la nomination all'Oscar come miglior film e come miglior sceneggiatura originale, per cui ha già vinto un Golden Globe. Se sorprende la mancata candidatura di Tarantino come miglior regia, sciocca, dato lo spessore della performance, la clamorosa assenza di Leonardo DiCaprio come miglior attore non protagonista. Al suo posto, il sempre impeccabile Christoph Waltz.

5.    L’amore per il “made in Italy”: omaggi, canzoni e locandina. Dici Django e il volto di Franco Nero spunta immediato. E infatti lo ritroviamo nel film, in un prezioso cammeo con tanto di dialogo sull’esatta pronuncia di “Django” (“La D è silenziosa”). Nella colonna sonora, invece, spicca il nome di Elisa: Tarantino ha scelto il suo Ancora qui, brano scritto da Ennio Morricone. Infine, se la locandina del film vi ha colpiti, il merito è di un talento grafico italiano, Federico Mancosu, arrivato fino a Tarantino grazie a Facebook.

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Claudia Catalli