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Tecnologia

Sonos Move, lo speaker di qualità si è fatto portatile

Grazie alla batteria integrata e a un’impugnatura sul retro, lo si può usare in ogni angolo della casa oppure all’aperto

Il nuovo corso del suono è stato scolpito da varie fasi, determinate anche dall’ansia di minimalismo generale che ci circonda. Prima di tutto, gli speaker hanno perso il plurale, la ripetizione in serie dei diffusori, imparando a stare in uno spazio minimo e in un blocco solo, senza tragiche rinunce sul piano delle performance. Anzi, sfruttando la tecnologia per condensare quello che prima era ben distribuito. Poi, sbandierando il concetto di libertà, hanno perso il filo che li connette a una sorgente (il legame è invisibile, avviene grazie al Wi-Fi o al Bluetooth), infine si sono svincolati dall’ultimo laccio, dalla presa della corrente, ospitando batterie che consentono di trasportarli dappertutto. In un’altra stanza, sul balcone, sulla terrazza o nel giardino di casa, oppure da tutt’altra parte: in un bosco, in un parco, in ampi bucolici dintorni. Un ampio preambolo questo, per dire che la cassa portatile da manovrare con il telefonino, non è certo una novità. Lo è invece che suoni molto bene, per chiarezza, potenza e intensità.

Fino a 10 ore di autonomia

Ecco la promessa se non il paradigma alla base del nuovo Sonos Move, che questa vocazione al dinamismo ce l’ha nel nome, il quale ne racchiude la versatilità. Lo si può disporre in casa, come da tempo facciamo con i prodotti dell’azienda americana che, senza troppi giri di parole, sono tra i migliori in circolazione per rapporto qualità/prezzo. Ascoltare per credere. Ma, grazie alla batteria integrata e alla maniglia che scava il retro, lo si può portare dove si desidera. Continuerà a suonare e cantare senza sosta per circa 10 ore. E non si farà strapazzare troppo dalle condizioni esterne: è stato progettato per resistere a urti e cadute, pioggia, neve, umidità, polvere, salsedine, raggi del sole. Insomma, tutti i fastidi e le classiche minacce ai delicati gingilli hi-tech che s’incrociano quando non li si tiene al sicuro su uno scaffale in salotto o in camera da letto.

Forma e sostanza

Chiariamolo. Il Move non è un giocattolino, non è uno di quei diffusori gracchianti ed economici che fanno pentire dell’acquisto al primo giro di chitarra o non appena un brano fa sul serio con i bassi. E, quando accade, più che tenerli accanto alla piscina, verrebbe voglia di buttarceli dentro sperando non siano impermeabili. Costa 399 euro, non è tascabile e nemmeno un peso piuma, le sue dimensioni non sono un’apoteosi della discrezione: parliamo di 3 chili racchiusi in un volume da 240x160x126 millimetri. L’idea alla base è che sia l’elemento totemico della situazione, un protagonista più che un comprimario. Ma comunque, arrampicature logiche a parte, la stazza giustifica la resa. All’occorrenza, sa farsi sentire, per buona pace dei vicini e degli uccellini nei paraggi.

Sonos-dentroIl nuovo Sonos MoveSonos

Alexa è già a bordo

Il Sonos Move ostenta una grande versatilità d’uso: i controlli e l’accesso ai servizi vocali sono integrati, grazie ad Alexa di Amazon che è disponibile di serie. Utilissima quando magari si è seduti da una parte e il diffusore si trova da quella opposta. E il telefonino è in ricarica e la voglia di alzarsi sottozero. Evviva la pigrizia. Alexa funziona come altrove: parlando in modo naturale le si chiede di mettere la musica, far partire un notiziario, controllare le previsioni del tempo. Salvo fraintendimenti, la risposta sarà immediata. Ma tale interazione non è obbligatoria: se questa solerte impalpabile segretaria non dovesse starci troppo simpatica, basta un tocco sui comandi touch del pannello superiore per tapparle le orecchie spegnendo il microfono. Sempre dallo stesso pannello si può alzare o abbassare il volume, far partire la canzone successiva o tornare a quella precedente, mettere in pausa o riavviare la riproduzione. In generale, il dispositivo può attingere da centinaia di sorgenti, inclusi i principali nomi dello streaming musicale, funziona sia via Bluetooth (fondamentale per l’esterno, per comandarlo da telefono o tablet) che tramite Wi-Fi (la soluzione più logica in casa), vive bene in solitudine o può dialogare in coro con altri colleghi della famiglia Sonos.

Capisco dove sono, sentirai come suono

Ancora, il Move dà accesso a quell’ingegnosità tecnologica chiamata Trueplay. Di cosa si tratta? Tramite una breve e intuitiva configurazione, annusa le caratteristiche acustiche non solo della stanza o dell’ambiente in cui si trova, ma anche del luogo esatto in cui è posizionato, per aggiustare in autonomia le sue impostazioni ed esprimersi al meglio. In passato, con i sistemi hi-fi, bisognava impazzire con levette e manopole per l’equalizzazione, ora tutto è automatico. E sì, sarà pure un impoverimento, un appiattimento che non tiene conto della sensibilità specifica delle nostre orecchie, ma tra il prima e il dopo la configurazione, la differenza si sente. Il Move, inoltre, non vive da solo, ha come alleato una piccola base dove ricaricarlo. La si può mettere su un mobile o dovunque lo si voglia utilizzare in casa e adagiarlo lì, così lo si può continuare a usare mentre recupera l’energia perduta. Poi, quando l’autonomia è recuperata, basta sollevarlo e portarlo ovunque si desideri. Trasformandosi, sempre e comunque, persino in un potente antidepressivo. Un motivatore che somministra il farmaco delle note.

Musica antistress

Già: da un sondaggio realizzato da Sonos in collaborazione con Doxa, risulta che il 75 per cento degli italiani si sente meno stressato quando ascolta una delle sue canzoni preferite. E, a quel punto, ancora meglio è sentirla a dovere: «Un buon sistema audio» si legge in una nota dell’azienda «rende migliore la fruizione della musica, sia quando la si ascolta da soli sia quando la si ascolta con altre persone. Infatti, il 44 per cento si dice più propenso ad ascoltare un brano fino alla fine quando la qualità dell’audio è ottima». La sfida di Move è far uscire questa qualità dal recinto delle mura domestiche e accompagnarla dappertutto.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell’attualità. Oltre che su Panorama e Panorama.it scrivo su Icon e Flair. Negli ultimi anni ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Moda 24 e Casa 24 del Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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