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Ansa
Calcio

A chi conviene attaccare la credibilità di Var e Serie A

Gli errori della prima metà della stagione, polemiche a volte reali ed altre pretestuose. Un gruppo giovane di arbitri cui manca ancora esperienza e qualità messo in difficoltà anche dal fuoco concentrico di club, allenatori e... opinione pubblica

Che non tutto sia filato liscio nella prima metà di questo campionato è evidente. Tanti errori, alcuni clamorosi, sparsi qua e là su tutti i campi anche se, come sempre accade, la memoria dei tifosi è corta e tiene freschi solo gli ultimi o quelli che si ritiene abbiano portato svantaggi alla propria squadra. Il voto agli arbitri al giro di boa del campionato non può essere, dunque, una promozione piena. Il clima che si sta vivendo in questo inverno senza sosta merita, però, una riflessione perché l'attacco concentrico verso direttori di gara e Var è senza precedenti, almeno in tempi recenti.

Un clima utilizzato da arte anche da chi ha interesse a spostare l'attenzione dai propri errori o a cercare di preparare il terreno per la seconda parte della stagione, quella che porterà ai verdetti: non solo scudetto, in ballo c'è la volata alla ricchissima Super Champions League e quella per evitare la caduta in Serie B col conseguente azzeramento o quasi dei ricavi da diritti tv. Così si spiegano, ad esempio, i toni usati da alcuni dirigenti in queste settimane per sottolineare torti subiti. Non negati dagli arbitri (ad esempio, la rete di Frattesi nella sfida tra Inter e Verona), ma che certamente non possono avere come chiave di interpretazione quella fornita dai diretti interessati. E in alcuni casi, il silenzio rabbioso della Salernitana dopo la sfida con la Juventus, nemmeno supportata dai fatti.

C'è un evidente problema di tenuta della classe arbitrale italiana, in campo e dietro il monitor. Si è all'Anno Uno della ricostruzione tecnica di un gruppo che ha perso molti punti di riferimento e oggi pecca di qualità oppure di esperienza, laddove la qualità si intravede. Per capirci, alcuni dei giovani più in vista e utilizzati per match di prima fascia hanno meno di 40 presenze in Serie A: Sozza (39), Ayroldi (37), Rapuano (35), Colombo (23) o Marcenaro (22), per fare qualche nome, stanno girando sempre più spesso su partite delle big ma devono crescere e serve tempo.

C'è poi la squadra di varisti dedicata, ottima idea ma composta da qualche elemento di altissima affidabilità e un contorno di figure con dei limiti, spesso scelti tra gli arbitri in uscita dalla carriera di direttore di gara di campo per decisione tecnica. Un mix che il designatore Rocchi sta cercando di far funzionare rispettando due paletti: garantire l'arbitraggio migliore possibile ai big match e accelerare il percorso di crescita dei giovani. Il rischio dell'errore è sempre dietro l'angolo e non viene perdonato.

In più c'è l'attacco allo strumento del Var. Ha ridotto in maniera sensibile gli errori, azzerando quelli di natura "geometrica" e misurabile, ma ha nel contempo aumento polemiche e diffidenze. Omissioni e differenze di interpretazioni non vengono più accettate a nessun livello, dimenticando come dietro al monitor ci siano pur sempre uomini che per definizione sono fallibili e ciascuno dotato di un proprio stile di lavoro. In giro per l'Europa non è che si veda di meglio, ma qualche errore di troppo ha dato fiato al partito di chi preferirebbe tornare indietro: non è possibile, però il dibattito viene inquinato da sospetti e accuse.

Non si tira indietro nessuno: dirigenti, allenatori, giocatori e chi il calcio lo racconta e commenta. Questa è la stagione dell'apertura alla comunicazione del mondo arbitrale con un format dedicato (Open Var su Dazn) che, nelle intenzioni dell'AIA e della FIGC doveva essere un momento di spiegazione e crescita. In parte l'obiettivo è stato colto, anche se nemmeno ascoltare gli audio dei dialoghi tra arbitri e sala Var può convincere chi pensa alla malafede. In parte è un'occasione che si sta perdendo. Una cosa non doveva diventare l'appuntamento settimanale con Rocchi e i suoi uomini in televisione: lo spazio per fare la moviola, senza immagini, dei casi più scabrosi di poche ore prima. E' la deriva che sta prendendo quel momento di apertura, dando in pasto verità, valutazioni e provvedimenti verso i reprobi a un pubblico - anche di commentatori - non disposto ad andare oltre le proprie convinzioni. C'è tempo per tornare indietro, allo spirito originale. E per cercare di resettare una squadra arbitrale che nelle ultime settimane del 2023 è andata in confusione.

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Giovanni Capuano