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(Ansa)
Calcio

Napoli e Juventus a ruoli invertiti

La sfida del Maradona vale lo scudetto solo per Conte, il grande rimpianto (ricambiato) dei tifosi bianconeri. Per Thiago Motta l'obbligo di cambiare la narrazione di una stagione deludente

Da una parte l’uomo che rappresenta, pur con tutti gli spigoli del suo carattere, il grande rimpianto del popolo bianconero. Dall’altra colui che è stato scelto per avviare un nuovo ciclo partendo dal poco di quello che si è chiuso, un po’ come accaduto sempre alla Juventus nell’ormai lontano 2011. La sfida del Maradona tra il Napoli e la Juve anche questo: il confronto tra due storie che legano passato, presente e futuro dei due club.

Vale lo scudetto soltanto per uno: Antonio Conte. L’altro è impegnato nel cercare di dare continuità a un progetto calcistico che sta faticando a decollare, nonostante le ingenti spese messe a disposizione da proprietà e dirigenti. Anche il primo non può lamentarsi degli investimenti del suo presidente quest’estate, ma la sensazione forte è che Conte sia riuscito a fare a Napoli quello che Thiago Motta sta fallendo a proporre a Torino e cioè dare corpo in fretta all’ossessione di cancellare il passato e, se possibile, accorciare il percorso verso la vittoria.

Ci sono attualmente 13 punti in classifica tra le due squadre, a vantaggio della capolista che è il Napoli in rottura con la tradizione decennale che vuole la Juventus recitare la parte del maschio Alpha nel calcio italiano. Thiago Motta l'ha definita la fotografia della realtà, senza voler chiarire se per lui sia una distanza corretta o semplicemente il frutto di una serie di episodi.

Conte si sta confermando sotto il Vesuvio come il miglior acceleratore di progetti sportivi esistente nel pallone italiano. Ha preso un gruppo di giocatori usciti con le ossa rotte dall’esperienza post scudetto del 2023, ci ha aggiunto tre rinforzi mirati e ha creato un mix quasi perfetto, reso ancora più forte dal poter giocare una volta a settimana senza altre distrazioni. A inizio settembre, in occasione della gara d’andata a Torino, l’identità tattica del Napoli era già perfettamente intuibile.

Dopo sei mesi di lavoro, invece, la Juventus di Thiago Motta continua a essere un laboratorio aperto in cui non si riesce a cogliere l’obiettivo finale. A essere maligni, fin qui tre obiettivi sono già svaniti: essere lotta per lo scudetto fino a primavera, entrare nelle prime otto della Champions League e vincere la Supercoppa italiana. Giudizio ingeneroso, mentre sono molto più motivate le critiche di chi continua a non vedere passi avanti decisi e definitivi tra un periodo e l’altro di questa stagione bianconera.

Chi si gioca di più nel testa a testa del Maradona? Sicuramente Conte che, dopo il blitz a Bergamo, non può più nascondere il Napoli nella corsa scudetto che rischia di diventare un duello contro l’Inter. Dunque, da qui in poi ogni punto lasciato per strada potrebbe pesare sia a livello di classifica che di testa. Però non ci si può nascondere nemmeno quali siano le pressioni su Thiago Motta che fin qui ha salvato il suo bilancio personale in campionato, dove è quinto in classifica e quindi teoricamente fuori dalla zona Champions, potendo sbandierare il totem dell’imbattibilità.

La sua Juventus è uscita sempre bene o comunque non sconfitta dai confronti diretti contro le altre big della Serie A. Una tendenza che aiuta a guardare con maggiore benevolenza il lavoro fatto da luglio in poi, provando a dimenticare i mezzi passi falsi di troppi pareggi. A Napoli il tecnico, scelto per far ripartire la Juventus dopo le ultime stagioni, porta come corazza questo.

Dall’altra parte, un avversario che in autunno lo ha più volte punzecchiato, ricordando come 200 milioni di euro spesi sul mercato siano una bicicletta che necessita qualcuno disposto a pedalare fino in fondo, cioè a non nascondersi negli obiettivi. Non lo ha fatto perché antijuventino, Antonio Conte. Anzi. Ha semplicemente parlato tenendo fede al suo personaggio, incapace di rinnegare il passato (anche i tifosi napoletani si sono dovuti rassegnare quando gli hanno chiesto di farlo), ma focalizzato soltanto sulla vittoria. La sua ossessione, quella che dovrebbe esserlo anche dell’avversario di un pomeriggio.

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Giovanni Capuano