Spoiler: questo articolo contiene un alto dosaggio di autocritica e anche la consapevolezza che sia meglio non prendersi mai troppo sul serio quando si giudica un’operazione di mercato. Fine dello spoiler. Tema del pezzo: quanto è forte Moise Kean e quanto devono mordersi mani, polsi e gomiti i dirigenti della Juventus che in estate se ne sono liberati in fretta e furia spendendolo alla Fiorentina per un mucchietto di denaro (13 milioni di euro più 5 di bonus) oggi sottodimensionato rispetto al valore del giocatore.
Se è vero, come dicono gli anziani del mercato, che si può sbagliare un acquisto ma mai una cessione, quello di Kean alla Fiorentina rischia di essere un clamoroso autogol per Giuntoli. Con mille attenuanti, va detto, perché così come chi – improvvidamente – a giugno aveva definito un capolavoro l’affare bianconero, anche il direttore dell’area tecnica della Continassa aveva davanti a sé uno scenario che sembrava non lasciare spazio ad interpretazioni diverse.
Per capirci, le 19 reti segnate dall’attaccante classe 2000 fino qui sono un numero superiore a quelle realizzate dal luglio 2021 all’estate (14). E c’era un contratto in scadenza nel 2025 che suggeriva di chiudere il rapporto, non avendo senso immaginare una trattativa di rinnovo per un attaccante reduce da una stagione a quota 0 (20 presenze e qualche fuorigioco di troppo) a sua volta innestata su altre due da 14 in 82 partite. Numeri da centrocampista, non da centravanti.
Che fosse stata colpa sua o di Allegri, incapace di inserirlo nel progetto, è difficile ricostruirlo. Di sicuro la seconda vita di Kean alla Juventus era stata un insuccesso: arrivato al volo per prendere il posto di Cristiano Ronaldo in fuga, strapagato all’Everton (28 più bonus) che a sua volta lo aveva appena riportato a casa dal Psg dove si era ritrovato (17 gol) dopo aver vissuto un approccio non ideale nella Premier League. E prima ancora, l’esperienza numero uno a Torino: giovanili, esordio a 16 anni e 9 mesi, primo classe 2000 in campo in Champions League, prestito al Verona e rientro alla base con qualche lampo di gloria prima della cessione all’Everton per fare cassa.
Perché alla fine la verità è che la Juventus non ha mai creduto fino in fondo che Moise Kean potesse diventarne un pilastro per il futuro. Colpa anche di qualche atteggiamento giovanile sopra le righe che ne ha ritardato anche lo sbarco in pianta stabile nel giro della nazionale. Tutto superato a Firenze dove pare aver trovato la collocazione giusta. Insegue Retegui nella classifica marcatori della Serie A, una coppia su cui Spalletti progetta il rinascimento azzurro che ci deve riportare al Mondiale dove siamo assenti dall’ormai lontano 2018.