Bob & Marys - Criminali a domicilio: la recensione
Rocco Papaleo e Laura Morante in commedia: ostaggi e complici di una banda di camorristi che usa la loro casa come "deposito" nel traffico di droga
Titolo e locandina suggerirebbero una variante di Bonnie & Clyde. Invece no. Bob & Marys – Criminali a domiciliodi Francesco Prisco (in sala dal 5 aprile, durata 100’) lascia che la criminalità napoletana entri ed esca dalla porta di casa (che pare girevole) dei coniugi Roberto (Rocco Papaleo) e Marisa (Laura Morante) mobilitandoli in una commedia piuttosto nera, con un gioco di posizioni e postazioni capace di produrre una buona dinamica narrativa. Grazie soprattutto alla recitazione dei due attori protagonisti e alle loro felicissime, plausibili caratterizzazioni di anime perse nella tempesta malavitosa.
Dagli scarafaggi ai malavitosi il passo è breve
Insomma due vittime. Prima degli scarafaggi che banchettano nella vecchia cigolante casa che fu dei genitori di Roberto, tanto da indurre Marisa, che per le blatte ha incoercibile repugnanza, a imporre al marito un repentino trasloco; poi d’un manipolo di camorristi che piomba senza dare spiegazioni nella nuova dimora, una villetta all’ombra dei palazzoni d’un quartiere malfamato, per depositarvi un po’ di scatoloni dal contenuto misterioso ma certamente sospetto e probabilmente legato al traffico di droga.
Il matrimonio di una figlia tra i cartoni scomodi
Dopo la visita, così come sono arrivati e come fanno gli scarafaggi, i furfanti se ne vanno, non senza ordinare il silenzio ai due stupefatti e terrorizzati padroni di casa, ovviamente obbligandoli a non ficcare il naso nella “merce”. Congiuntura complessa perché di lì a poco la coppia deve pure organizzare un matrimonio stile old west alla figlia Ursula (Simona Tabasco, altro propizio ritaglio d’interpretazione) scuotendo il meno possibile gli equilibri di famiglia; di fatto avviandosi, però, ad un turbinoso isolamento per nascondere quelle scatole alla vista di parenti e amici. E proteggere anche se stessi, sotto la minaccia dei gaglioffi che ogni tanto si riaffacciano torvamente rimpinguando il carico.
“Accùppatura”, la roba che scotta cambia casa e padroni
L’operazione, in gergo camorristico, si chiama Accùppatura (ma la parola esiste innocua nel dialetto napoletano e vuol dire anche “riempimento”). Si prende di mira un appartamento insospettabile eleggendolo a “deposito” di roba che scotta e se ne coinvolgono, non certo con le buone maniere, i proprietari costringendoli a diventare ostaggi e complici nello stesso tempo. La cosa non dura all’infinito perché quando meno te lo aspetti la merce cambia casa e custodi, con la peculiarità, diciamo così, d’immischiare nel trasporto l’ultimo inquilino della catena. Il quale, da uomo che sapeva troppo, viene poi accoppato e chissà se il termine che battezza il misfatto non si riferisca pure a questa soluzione finale.
Una scriteriata vendetta a ritmo di rock
Fatto sta che, una volta nella trappola, Roberto e Marisa cercheranno di uscirne, magari escogitando qualche scriteriato raggiro sui loro aguzzini accùppatori (Francesco Di Leva e Anonino Iuorio in ruoli di capibanda) chiedendo consiglio all’ex mariuolo Metallino (Giovanni Esposito) e vestendo a loro volta i panni dei banditi. Bob & Marys, appunto, ispirati nella loro forma di revenge dall’improvvisa energia musicale di un rock’n’roll.
Dando vita ad un fermento della storia avviata ad un epilogo quietamente concitato che Prisco, qua alla sua opera seconda dopo Nottetempo (2013) e affiancato nella sceneggiatura da Annamaria Morelli e Marco Gianfreda, governa con diligente avvedutezza senza eccedere nelle tinte comiche forti, lontano dagli standard di genere, strappando qualche risata nella diffusa andatura umoristica e grottesca. Molto affidandosi alla vena e al talento di Papaleo e Morante i quali, come detto, accendono gran parte della luce del film.