Donne fantino sul cavallo ormonale
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Donne fantino sul cavallo ormonale

Invecchiare forse sia la stessa cosa per le persone, le cose e i cani (che sono, a livello legislativo, una via di mezzo tra questo e quello) visto che comporta lo stesso rischio: invecchiare bene o male. 

C’è chi invecchia soltanto perdendo: denti, tonicità, lucidità e urine a poco a poco; odorando di vecchio, spaventando bambini e litigando con le cassiere. E c’è chi invecchia guadagnando carisma, con l’incanto di certe rovine, come un piano di coda pieno di polvere e tasti di avorio saltati, sdraiato su una gamba rotta nel mezzo del salone di un’antica villa abbandonata, con i tetti alti, i vetri rotti e alcuni germogli d’erba che spuntano insolenti tra le piastrelle rotte (perdendo comunque anche denti, tonicità, ecc)

Anni fa vidi un film nel quale lui, che era stato un delinquente, un disamorato, un disastrato e crudele, alla fine si innamorava, cosa dico si innamorava, si ammalava d’amore. E poco a poco cambiava, tentando di risolvere le sue cose per potere stare con lei (che tirava più di ecc ecc). Quel giorno stava per liberarsene di tutto, doveva fare l’ultima cosa e lei l’avrebbe aspettato alla fine di un cammino nel bosco, accanto al fiume, con tutta la sua pelle e un vestito a piccoli fiori.  Lui guidava la sua vecchia macchina verso di lei lungo questo cammino, contento, quando sente con la mano destra che la ferita era molto più profonda di quanto pensasse, che non aveva chance, che stava morendo. Pianse di colpo, con rabbia, tirando dei pugni al volante. Non gli importava morire, solo non voleva morire ora. Proprio ora. Quel tipo non invecchiò, e non è bello non invecchiare. 

Scusate l’ammarezza. Ma ho un attenuante: sono nella fase luteale (è un attenuante a livello giuridico, immaginati se non giustifica un articolo che inizia triste). E spero che finisca presto in un violento e liberatorio rilascio. Cos’è la fase luteale? E’ la seconda parte del ciclo mestruale (le seconde parti non sono mai buone). Luteale è un aggettivo che viene dall’inglese e sta per giallo. Ma il giallo è un coloro raggiante, il colore del sole, delle margherite, della sonata 16 di Mozart. Preferisco pensare che si chiami luteale perché vincolata al lutto, alla morte, al finale. 

Gli ultimi due o tre giorni di questa fase piango a ruota libera, mi si scolla il rimmel e mi si arrosa il naso. Sarà meglio che finisca, perché mi sto arrabbiando. E quando mi arrabbio butto tutto. Questo non serve, questo neanche, questo non si usa più, questo è rotto, questo non l’ho mai voluto, questo lo lasciano sempre in giro non sarà così importante. Mi vesto al mattino, gonfia, e tutto mi stringe. Ma mi vesto stretta lo stesso, perché se metto cose larghe ho paura che all’accendere una sigaretta la fiamma mi confonda con una mongolfiera e salga in volo vero il cielo, tonda triste e arrabbiata.

Esco per strada e un po’ mi calmo, perché a casa con i caloriferi accesi mi sento come una tigre chiusa nel bagno di un aereo vecchio con odore di caffè bruciato. Solo che il filtro luteale è ancora acceso e vedo solo padroni di cani che raccolgono cacca tiepida alle 7 del mattino con la mano insaccata, o che non la raccolgono ma la lasciano lì, cosicché un bambino addormentato la pesti e la porti a casa di una mamma in fase luteale che le butti senza pensarci due volte. Vedo soltanto foglie secche per terra, e il loro sgranocchiare non mi pare né poetico né niente. Mi disturba. Come quasi tutto. Vorrei solo mangiare farina, trasformata in qualsiasi cosa, dolce o salato fa lo stesso, e ogni tanto, piangere. Ma sono un’adulto, non posso comportarmi come una adolescente, ho quaranta e qualcosa anni, la giovinezza se n’è andata, le palpebra si assottigliano e speriamo non mi coprano del tutto la vista, che, detto sia di passaggio, inizia a fallire da vicino e mi trovo lì a sventolare le letture su e giù alla ricerca del focus.

Ma questa fase arriva alla fine. Finita. C'est fini.

Gran finale: l’ovulo invecchiato, muore. Ciao. Inizia una nuova primavera. Tutto cresce, si espande, tutto è possibile e germinale, come il fagiolo tra la carta assorbente e il vetro del baratolo del germinatore che portavamo in terza elementare. Ammutolivano gli orologi e il germoglio dava il senso al tempo, vederlo esplodere, crescere. Era un miracolo. Arriva la fase folicurale, e andiamo! Dieci o dodici giorni di felicità garantita. Entusiasmo, nuove idee, nuovi progetti. E i problemoni dell’altro ieri? Sciocchezze. Niente e poi così grave, non bisogna prendersi così sul serio, è tutto relativo e sono altri quelli che hanno problemi veri. All’improvviso sono tuoi tutti i proverbi che a pagare e morire c’è sempre tempo e non tutto il mal vien per nuocere. In questi giorni potresti pure essere una life coach. La tua lista di riproduzione accelera il tempo, guidi e cammini cantando, cucini ballando, i bambini dicono mamma per la ennesima volta e tu: sì, dimmi tutto. Al mattino ti vesti e ti vedi così bella, anzi, SEI così bella. Ti sei addormentata con i cappelli bagnati e questa pettinatura ti dona. Avere quaranta e passa anni è meraviglioso, è l’adolescenza della vecchiaia. 

Anche questa fase finisce. E poi si ricomincia. 

Giovanni, adulte, o vecchie, sempre donne fantino su questo nervoso bello e potente cavallo ormonale che ogni tanto chiamiamo trsitezza,  ogni tanto chiamiamo felicità, e altre amore, prima di chiamarlo che caldo, anche voi avete così caldo? Di questo ancora non so tanto, ma più avanti ve lo racconterò. 





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Mercedes Viola