Chiodo al pane e al vino aceto. Una vita a dieta
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Chiodo al pane e al vino aceto. Una vita a dieta

“voi gente in sovrappeso vivete per mangiare, noi magri mangiamo per vivere”. Cucciolo di frase, eh?, pensa quando questo paragone diventerà grande, dove arriverà, quanta gente grassa potrà aiutare. Vicissitudini di una vita a dieta.

Quella mattina mia madre mi chiese di andare a comprare il pane. Presi la borsa, quella di tessuto a quadretti bianchi e blu, e camminai fino all’angolo, svoltai a destra, e dopo un isolato e mezzo attraversai ancora. Entrai in panetteria cullando le briciole rimaste nel sacco, camminai fino in fondo fino al bancone, e porgendo la borsa dissi:

- Buongiorno, un kilo di pane, per favore -

Il signore, che conoscevo da una vita, mi guardò in un modo che non riuscivo a decifrare. Allora feci un quasi sorriso e gli avvicinai un po’ di più la borsa.

- Scusa? - disse

- Potrei avere un kilo di pane, per favore - ripetei, pensando che infatti ero stata maleducata ad omettere la formula di cortesia che precede le richieste, anche quelle per le quali paghi in contanti.

- ehm…non ce l’ho -

- Va bene, allora gallette, focaccia, qualcos’altro?

-Mh..no, abbiamo proprio cambiato categoria - disse stupito. Mi starà prendendo in giro? 

-  Ah, avete cambiato categoria, ma sicuro che non ci sia rimasto niente di pane?

- Sicuro sicuro. Perché ora siamo una ferramenta. -  

Come uno schiaffo mi arrivò l’odore della trementina, il profumo ferroso di miliardi di chiodi distribuiti in centinaia di piccoli cassetti di metallo. 

Riportando verso di me il sacchetto per il pane mi guardai intorno: rubinetti, scale, tubi, rulli, pennelli, vanghe, pale,  per entrare avevo pure attraversato un lungo corridoio di late di vernice.

Lasciamo stare la metafora facile sul chiedere le cose nel luogo sbagliato, che potrebbe essere un trattato sulla nevrosi in generale e sull’isteria in particolare (che al di là dell’etimologia del vocabolo, non affetta solo le donne). Ho chiesto pane a venditori di chiodi (se andava bene) un bel po’ di volte e altrettante mangiato chiodi a colazione, prima di capire qualcosa. E ancora ogni tanto dico al socio “ma un galletta, niente?”

La cosa importante qui, parlando di pane, é che sono a dieta. Come quasi sempre. 

“Ah, ecco, se sei sempre a dieta il metabolismo si impigrisce” esordisce la prima fonte  di magra di saggezza. La verità e che il metabolismo fa gli anni come i cani, con rapporto 1 a 2, tu compi 1 il tuo metabolismo compie 2, allora quando tu hai 35 il tuo metabolismo ne ha 70, e si addormenta perché è fisiologico a quella età, non centra niente con quello che mangi, e dormirà di più ogni anno che passa, nonostante tu mangi verdure amare tè verde e cinque bicchieri di acqua con limone a digiuno. 

“Ma dai, nessuno al mondo dovrebbe essere a dieta, su! bisogna accettarsi,  volersi bene, siamo tutti diversi, ed è lì che c’è il bello, nella diversità!” ti dice quella con la taglia 38 che se la invitano a cena all’improvviso non deve pensare neanche per un nano secondo a cosa mettersi, perché si può infilare diversi colori fiori righe e quadretti insieme, con i mocassini e le calze del compagno (le ho viste, si chiamano moda) e alzarsi i cappelli velocemente come faccio quando devo friggere, et voilà, sta splendida. 

“Devi solo muoverti di più”, ti dice un altra correndo sul posto, come quelle ai lati del semaforo alle 7:15 di mattina, non c’è neanche bisogno di uscire!, lo puòi fare a casa, se sei seduta al computer contrai i glutei, mentre cucini sali e scendi sulla punta di piedi, e tieni sempre sempre la pancia contratta, fai le scale, scarica una app che ti conta i km percorsi, lascia la macchina lontano. E quando arrivano a “lascia la macchina lontano” mi innervosisco. Allora non la prendo, la macchina, se la devo lasciar lontano, vado a piedi e basta, prendo un pullman e viaggio in piedi con i glutei e la pancia contratti, oppure salgo sul pullman e corro sul posto così quando scendo  la app conta che ho fatto 20 chilometri di corsa sul percorso del 60.

Poi c’è chi ti passa la ricette di torte squisite senza glutine, burro, uova ne zucchero, un miscuglio di farina strana con olio deodorato e sciroppo d’agave; o di budini di latte di riso , stevia e semi di chia. “Puoi mangiarne quanto vuoi!” ti dice, ci credo, è come dire a un alcolista in astinenza che in compenso può bere aceto di mele a volontà. Allegria!

Un altra grande trovata da magri, una genialità è: “se hai voglia di dolce, mangia la frutta!”. Avete mai assaggiato un cannolo siciliano con pistacchi tritati sopra? avete mai mangiato un gelato artigianale con sopra la panna montata? oppure un cioccolato al latte con le mandorle caramellate? ora chiudi gli occhi e immagina di appoggiare sulla lingua uno spicchio di arancia. Sensazione paragonabile solo a quando sbagli bicchiere.

Avevo vent’anni quando una nutrizionista magra come un chiodo mi disse: “voi gente in sovrappeso vivete per mangiare, noi magri mangiamo per vivere”.  Cucciolo di frase, eh?, pensa quando questo paragone diventerà grande, dove arriverà, quanta gente grassa potrà aiutare. La doc aveva davanti a sé, come simbolo di accoglienza e di solidarietà  della serie “anche noi mangiamo i dolci”, un cestino con caramelle acide, ma così acide che dopo averne mangiato una le tue papille gustative restavano anestetizzate per un giorno intero.

All’epoca più che i dolci andavo matta per il salato: torte di spinaci, empanadas, focaccia e mortazza, salame casereccio, insalata russa. Mi piaceva studiare di notte e spesso mi veniva fame. Sentite la strategia della nutrizionista magra: “semplice, tieni in frigo un contenitore con del cavolo viola già tagliato, e quando ti viene fame di salato ti fai un bel piatto di cavolo viola con un po di sale, croccante, salato e poco calorico”. Vi rendete conto com’è la vita di un magro? quale rappresentazione delle voglie e del  mondo culinario hanno?

Ti devi distrarre, pulisci le piastrelle in cucine, vai a una mostra, fai qualcosa e vedrai che  ti dimentichi di mangiare” Niente mi distrae di mangiare, ma intendiamoci, non perché sia così affamata, ma perché ogni attività nella mia mente ha un picevole correlato culinario, prima di una mostra ci sarà una pasticceria buona dove prendere un caffè con una porzione di torta?, se pulisco le piastrelle in cucina, con qualcosa di buono mi dovrò pur premiare!.

Ma nonostante tutto amici miei, ci sto riuscendo. Anche se so  che faccio dieta per poter mangiare, e qualche magro mi dirà “sbagli, devi cambiare atteggiamento verso il cibo”, ci sto riuscendo. E mentre tutti attorno a me mangiano i panzarotti di Luini con mozzarella fumante, mentre prendono le brioche riempite di crema, mentre accompagnano la birra con caloricissimi pistacchi, io immagino di essere in ferramenta, aggrappata al sacco a quadretti per il pane, vuoto, ma con un profumo caldo di forno che non lo abbandona, e mi fa sentire a casa, come il soffritto di cipolla e il caffè appena fatto, due cose che riempiono il cuore a basso contenuto calorico. Saprete che sarò arrivata al mio obiettivo quando mi vedrete girare con i mocassini del socio e le calze a mezz'asta, con un cannolo sicialiano in mano abbracciato da una granella di pistacchio.


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Mercedes Viola