Manca meno di un mese ormai. Il prossimo 15 gennaio si terrà il caucus repubblicano dell’Iowa: l’evento elettorale che darà ufficialmente inizio alla stagione delle primarie presidenziali repubblicane.
Al momento, sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che sarà Donald Trump ad assicurarsi la nomination del Gop. Secondo la media sondaggistica di Real Clear Politics, a livello nazionale l’ex presidente sfiora il 62% dei consensi, mentre gli altri due contendenti più forti – Ron DeSantis e Nikki Haley – sono appaiati al 12%. La situazione non muta nei primi Stati in cui si voterà. In Iowa e in New Hampshire, l’ex presidente ha un vantaggio rispettivamente del 32% e del 23%. Tutto questo, mentre – stando a un sondaggio della Cnn di fine ottobre – Trump sarebbe avanti di circa 30 punti anche in South Carolina: Stato in cui la Haley fu governatrice dal 2011 al 2017. Con questi numeri, è quasi impossibile una rimonta sull’ex presidente, che resta favorito anche sul piano dei precedenti storici. Trump vinse infatti le primarie repubblicane del 2016 con il 44,9% dei voti complessivi, mentre Mitt Romney e John McCain si aggiudicarono quelle del 2012 e del 2008 rispettivamente con il 52,1% e il 46,7%.
È ovvio che quest’a volta su Trump aleggia l’incognita dei processi penali che subirà il prossimo anno. Vanno però tenuti in considerazione vari fattori. In primis, l’ex presidente ha cominciato a salire nei sondaggi proprio a partire dalla prima incriminazione, piovutagli addosso il 30 marzo scorso. Da allora, Trump – nei consensi per le primarie – ha guadagnato quasi 20 punti percentuali. Non è quindi escludibile che i processi possano rafforzare questo trend. In secondo luogo, il primo processo – quello sulle presunte interferenze elettorali del 2020 – dovrebbe iniziare il 4 marzo. Ora, al di là del fatto che la data potrebbe slittare a causa di ricorsi legali, va rammentato che il 5 marzo si terrà il Super Tuesday: data in cui voteranno contemporaneamente numerosi Stati e in cui verrà attribuita gran parte dei 2.467 delegati complessivi per la nomination. Ne consegue che, a livello teorico, Trump potrebbe riuscire matematicamente a blindare la nomination stessa già a metà marzo, con i processi o non ancora avviati oppure allo stadio iniziale.
E se dovesse arrivare una condanna in primo grado nel momento in cui l’ex presidente avesse già il quorum di delegati necessari per la vittoria? Che cosa accadrebbe? A livello teorico, Trump potrebbe tornare presidente sia da condannato sia, addirittura, da incarcerato. Il tema semmai è politico. Se il Partito repubblicano dovesse decidere di annullare tutto e avviarsi verso una Convention aperta, l’ex presidente probabilmente correrebbe da indipendente e azzopperebbe il Gop. È quindi al momento improbabile che i vertici repubblicani imbocchino una strada simile (anche perché non è affatto detto che sarebbe possibile sul piano tecnico-legale). Queste dinamiche peseranno anche sulla formazione del ticket presidenziale. Per quanto sia ancora una questione prematura, non si può escludere che, qualora dovesse vincere la nomination, Trump possa scegliere la Haley come sua vice, per compattare il partito e tendere un ramoscello d’ulivo a quegli apparati che (soprattutto al Pentagono) apprezzano le idee proattive in politica estera dell’ex ambasciatrice all’Onu.
Nel frattempo, l’ex presidente sta già ragionando da candidato presidenziale definitivo e sta non a caso guardando al voto degli elettori trasversali, con particolare riferimento ai colletti blu della Rust Belt. È in questo senso che, per esempio, si è presentato come il difensore del programma sanitario Medicare e di quello previdenziale Social Security, non rinunciando a criticare l’auto elettrica. Ed è sempre in questo senso che ha ripreso a cavalcare la sua storica battaglia contro l’immigrazione clandestina (da qui le sue recenti e controverse parole, secondo cui gli immigrati starebbero “avvelenando il sangue del nostro Paese”). Il quadro complessivo resta ricco di incognite. Ma, almeno per ora, Trump resta fortemente favorito per conquistare la nomination repubblicana.
