Il ragazzo non ha un carattere facile, soprattutto è uno a cui piace buttarsi. Il coraggio è una delle cose che distinguono Enzo Maresca da molti altri allenatori. Il coraggio di fare le corna ai tifosi del Torino dopo un derby con la maglia della Juve (2002) il coraggio di allenare una squadra senza avere ancora il patentino perchè si sentiva già pronto (l’Ascoli nel 2017 dove il primo allenatore era Fulvio Fiorin ma faceva tutto lui e a novembre se ne andò), il coraggio di tornare in quella Siviglia dove aveva fatto benissimo da calciatore per entrare nello staff di Montella e poi al West Ham dove l’ingegner Pellegrini gli ha insegnato tanto. Il coraggio di riprovarci in Italia accettando il Parma perchè allora sì era sicuro di essere pronto e poi invece come in una montagna russa seguire un altro maestro, per imparare il mestiere di allenatore.
La svolta con Pep poi il Leicester
Un passo indietro per farne poi tanti in avanti e Enzo Maresca accetta di guidare la squadra B del Manchester City e al fianco di Guardiola metabolizza concetti tattici e idee di calcio perchè lui sa che c’è sempre da imparare e nessuno più di Guardiola può farti crescere. E infatti Maresca cresce ma stavolta i gradini del successo li sale piano piano perchè se cadi poi ti ricordi quanto fa male, meglio la Championship con il Leicester (la serie B inglese) che altri salti nel buio. Riporta il Leicester in Premier e quando lo chiama il Chelsea adesso sa che è il momento giusto, mentre tutti scommettono che durerà poco. Invece Enzo il coraggioso gestisce una rosa di 50 giocatori senza guardare in faccia nessuno, privilegia i titolari in Premier e li sacrifica in Conference League ma la squadra cresce. E’ un cocktail perfetto: i dettami tattici di Guardiola, l’intelligenza di Pellegrini e quella sana solidità difensiva che sa tanto di “italian style”. Già perchè Maresca è il settimo allenatore italiano che guida il Chelsea: una tradizione iniziata da Luca Vialli e poi proseguita con Claudio Ranieri, Carlo Ancelotti Roberto Di Matteo, Antonio Conte e Maurizio Sarri. Una tradizione di successi che prosegue anche con Maresca: vince la Conference League e conquista il quarto posto in Premier, l’ultimo utile per partecipare alla prossima Champions League.
Gli scacchi e il Mondiale per club
Ma il suo capolavoro Maresca lo compie alla seconda domenica di luglio, quando il suo Chelsea gioca la partita numero 64 della stagione eppure nonostante l’umidità di New York i Blues corrono come pazzi e annientano il Psg campione d’Europa con tre gol nel primo tempo. Una partita a scacchi in cui l’avversario ci capisce poco, quegli scacchi di cui Maresca è grande appassionato perchè lo considera un gioco propedeutico al suo mestiere di allenatore. Concentrazione, strategia e coraggio. Il coraggio di andare a prendere i giocatori del Psg a uomo uno contro uno, stroncandoli con un’energia fisica impressionante e impedendo loro di sfruttare le loro capacità. Il ragazzo di Pontecagnano che ha sempre voluto fare le cose in fretta, adesso a 45 anni, ha capito che per arrivare in alto ci vuole tempo e pazienza. Oltre al coraggio, che non gli è mai mancato.
