Maradona è scomparso due anni fa, ma familiari e magistrati continuano a denunciare e indagare su una morte fitta di misteri. Anche la sua eredità accende scontri fra i tanti figli legittimi e non riconosciuti. Intanto si è spento un fratello del campione e il genero, anche lui ottimo calciatore, ha dovuto lasciare il campo…
Quando il Padreterno lo nominò suo vicario negli stadi dovette, in compenso, trattenere qualcosa in pegno. Gli tolse allora la pace. In vita e nell’aldilà. Il «D10s» del calcio è morto il 25 novembre 2020, sulle sue spoglie ancora oggi litigano avvocati e magistrati, procuratori e parenti. Come se tutta la gioia che Diego Armando Maradona ha donato, col pallone tra i piedi, dovesse per qualche maledizione misteriosa essere ripagata con l’eterno dolore. Che pare ora essersi esteso finanche ai familiari. Poco prima di Natale, l’ex genero Sergio Kun Agüero a 33 anni ha dovuto appendere le scarpette al chiodo per problemi al cuore interrompendo, dopo sei mesi, l’esperienza al Barcellona che lo avrebbe consacrato tra i più forti attaccanti al mondo.
Quasi negli stessi giorni, l’amato fratello Hugo è stato stroncato da una bronchite. Se n’è andato nella sua casa di Monte di Procida, in provincia di Napoli, dove si era trasferito da anni. Non era stato creato con lo stampo divino del Pibe, a eccezione delle fattezze fisiche, ma Hugo questo lo ha sempre saputo. Tant’è che, con l’innocenza del bambino, quando un giornalista gli chiese (era il 1979) se fosse talentuoso come el Diez, il Dieci, la sua coscienza rispose: «Mio fratello è un marziano». La dimensione extraterrestre di Diego come consapevolezza della sua rarità, ma soprattutto della sua frangibilità.
E come un alieno i medici lo hanno tagliato e vivisezionato per scoprire le cause del decesso. Un «D10s» non muore mai per caso. La Procura generale di San Isidro, in Argentina, ha un elenco di otto indagati, per lo più operatori sanitari, che avrebbero dovuto seguire Maradona nella terapia domiciliare dopo l’operazione per ematoma subdurale alla testa.
A sentire gli inquirenti lo avrebbero, invece, lasciato morire. Da solo. Crudele e beffardo contrappasso per il campione che aveva vissuto sotto gli occhi dei difensori avversari tutta la carriera. I pm argentini sono convinti che il trasferimento a casa dalla clinica Olivos si sia risolto in una «totale disorganizzazione». I due infermieri, chiamati a seguirlo giorno e notte, «non hanno adempiuto al loro dovere, a volte non sono riusciti a dargli il farmaco prescritto e non hanno avuto contatti con il paziente». Secondo un testimone, citato negli atti dell’inchiesta, «sono stati 15 giorni di un lento e inesorabile declino fisico». Una cosa è certa: Maradona poteva essere salvato.
Il 17 novembre 2020, otto giorni prima della dipartita, il fisioterapista, al termine dell’ultima seduta, inviò un WhatsApp al chirurgo responsabile dell’équipe medica: «Era molto gonfio… gli occhi gonfi… volevo visitarlo con la luce spenta». Da prodigio a mostro, questo era il Dieci ridotto a zero. Il giorno dopo, l’addetto alla sicurezza di Diego digitò sul cellulare un altro messaggio indirizzato sempre al capo del team: «Ha la faccia e la pancia piene di acqua». I magistrati ne hanno dedotto che erano «segni inequivocabili di insufficienza cardiaca e di un edema polmonare». È arrivato a fine corsa senza fiato, il sinistro di Dio. E col cuore a pezzi. Come mai gli era capitato quando galoppava spensierato sul prato verde.
Restano ora il rimpianto e i rimorsi. E i soldi. Tanti. Attorno all’eredità divampa una guerra legale appiccata dai figli riconosciuti del fuoriclasse: Diego Maradona jr, Dalma, Gianinna, Jana e Dieguito Fernando. Una tribù alla quale nel frattempo potrebbero aggiungersi due ragazze, Magalí Gil ed Eugenia Laprovittola, che hanno chiesto le analisi del Dna. In panchina ci sarebbero tuttavia altri cinque niños che scalpitano per indossare la maglia di famiglia.
D10s è un brand immortale e, seppur tornato alla sinistra del Padre, il suo volto santo è una calamita per i portafogli dei tifosi. Il 17 agosto 2020, tre mesi prima che morisse, il Dieci aveva ceduto lo sfruttamento commerciale dei diritti d’immagine alla Sattvica S.a., società del suo avvocato, Matías Morla. Ma una sentenza del Tribunale di La Plata ha sospeso il contratto riconoscendo le ragioni degli eredi. Morla, denunciato per appropriazione indebita, a sua volta ha controquerelato gli avvocati delle figlie di Maradona per «frode processuale» ritenendo siano state manomesse le chat di messaggistica istantanea per dimostrare falsamente che el Diez fosse incapace di intendere e di volere al momento della sottoscrizione del loro accordo.
Fascicolo finito agli atti del pm María Cecilia Corfield che sta indagando per verificare se, nel periodo luglio-novembre 2020, Diego possa essere stato effettivamente costretto ad accettare patti economici in condizioni di incoscienza. La mano di Dio, che beffò gli inglesi ai Mondiali del 1986, ha firmato carte contro la sua volontà? I familiari ne sono convinti ed evocano addirittura una «associazione a delinquere» in cui sarebbero coinvolti i professionisti che curavano gli affari del genio di Lanus. Di uno di loro, Gianinna e Dalma hanno chiesto alle autorità l’arresto per i ripetuti prelievi sui conti del padre. In un’altra denuncia si arriva addirittura a ipotizzare un «nesso causale» tra la morte e la gestione dell’immenso patrimonio.
Hanno ucciso D10s, piangono gli irriducibili. D’altronde i complotti sono stati la musica (thriller) di sottofondo delle gesta del Pibe, come ha ricordato Marcello Altamura nel libro L’idolo infranto, sollevando dubbi sull’esame delle urine del 17 marzo 1991, dopo Napoli-Bari, che lo buttò fuori dal calcio giocato per 15 mesi. Facendo paradossalmente un favore al club partenopeo che così poté risparmiare, in virtù di una clausola speciale del contratto, gran parte del suo ricco ingaggio. C’erano dubbi sul sorteggio del Dieci, in quel match. E poi le controanalisi furono effettuate in un laboratorio del Coni dell’Acquacetosa con un macchinario sporco di cocaina e condotte da uno staff che, nel 1998, sarebbe stato travolto da un clamoroso scandalo sul doping. È una legge naturale: D10s si ama. O si odia. A qualcuno però è riuscito anche di toccarlo, ma solo post mortem. Come l’addetto alle pompe funebri che ne organizzò l’ultimo saluto, di nome Diego, come il suo idolo. Destino irriguardoso. La foto col pollice in su e la mano sulla fronte del divino cadavere, adagiato nella bara, fece il giro del pianeta. Suscitando orrore e indignazione. Per ripulirsi di quella vergogna, Diego il becchino dovrà scontare quattro mesi di lavori socialmente utili e dare in beneficenza 10 mila dollari in memoria di Diego il fenomeno.
Altri, invece, si sono accontentati delle reliquie certificate. L’asta dei beni del fuoriclasse ha registrato il tutto esaurito. I 90 pezzi della collezione sono stati venduti in tempi record: televisori, palestre, tapis roulant, indumenti. Addirittura le lenzuola della sua camera da letto. La Sacra Sindone della pelota sudamericana. Sono ancora in attesa di acquirenti, invece, due Bmw e la storica villa di Devoto che Maradona regalò ai genitori. E da cui è misteriosamente sparito un altarino votivo, dedicato alla Madonna, davanti al quale D10s era solito raccogliersi in preghiera.
Non sarà messa all’incanto, invece, la casa che il dittatore Castro gli regalò nel centro sanitario La Pradera, all’Avana, dove Dieguito trascorse cinque anni per disintossicarsi dalla coca. La proprietà privata a Cuba, agli inizi del Duemila, era ancora vietata. E quindi il Dieci risultava solo intestatario formale della dimora. Poco male. Insieme a Fidel e a Che Guevara, Maradona è a tutti gli effetti nella Trinità comunista dei Caraibi. Del resto, el Diez ha già un proprio culto: la Iglesia maradoniana. Cinquecentomila fedeli in tutto il mondo e due date simbolo: il 30 ottobre, Natale, giorno della nascita del Pibe; e il 22 giugno, Pasqua, per celebrare Inghilterra-Argentina del 1986. Spiega a Panorama Antonio Salvati, storico delle religioni all’Università Vanvitelli e autore di La Iglesia maradoniana e il culto digitale del D10s. Un’analisi storico-religiosa: «I fedeli seguono i loro dieci comandamenti e recitano le loro preghiere. Celebrano specifici battesimi e matrimoni. È un’autentica religione popolare con una componente mitica e rituale. Per i credenti Maradona è un dio portato in terra attraverso la mediazione del calcio».
La messa è finita. Andate in pace.
