La Juventus fatica a batte il Verona, conquista la quinta vittoria di fila in campionato e torna – almeno nominalmente – in corsa per lo scudetto. E’ il paradosso della serata in cui uno Stadium gelido ha contestato i bianconeri presentando il conto delle umilianti eliminazioni per mano di Psv ed Empoli, ma che al tempo stesso ha mostrato uno dei volti più convincenti della stagione della Vecchia Signora. E’ vero che per far cadere il muro veronese sono serviti 72 minuti, 27 tiri in porta e un possesso palla del 76% (Hellas non pervenuta o quasi), ma tanti tifosi juventini sono tornati a casa con un senso di frustrazione pensando a troppe volte in cui nei mesi scorsi partite simili hanno lasciato in eredità pareggi ammazza-classifica.
L’aritmetica dice che vincere lo scudetto per la Juventus rimane una suggestione, più che un sogno. Basta fare due calcoli per capire che, vincendo le ultime 11 partite e allungando la striscia a un inverosimile 16 su 16, i bianconeri arriverebbero a quota 85 che oggi è superiore alla proiezione di Inter e Napoli, ma potrebbe comunque non bastare. Con un calendario non agevole e partire dal doppio salto mortale con Atalanta e Fiorentina prima della sosta di marzo.
Al netto della contabilità, però, è tutto l’impianto del ragionamento e non reggere e a far pendere l’ago della bilancia verso il piatto dei rimpianti. il simbolo è Kephren Thuram, ancora una volta migliore in campo dei suoi dopo essere stato condannato a sedere in panchina troppe volte nell’ultimo e decisivo mese. Perché? Proprio la domanda sul mancato utilizzo del francese, posta alla vigilia del match a Thiago Motta, è stata lo spunto per lo sfogo del tecnico sulla sua competenza come allenatore. Che nessuno ha mai messo in dubbio, salvo non riuscire a capire questa e altre scelte che hanno puntellato la stagione discontinua di una squadra che fin qui ha reso molto meno di quanto atteso visti sforzi e investimenti di due sessioni di mercato dispendiose.
La lezione è che anche questa Juventus, pur giovane, inesperta e imperfetta, poteva essere sfruttata in maniera più logica dal suo condottiero. Ora l’insegnamento dovrà essere tradotto in pratica per galleggiare tra il sogno impossibile del tricolore e la difesa da Lazio, Bologna e Fiorentina nella volata per un posto nella prossima Champions League: sono i due pilastri di un finale di annata che può in parte riscrivere la narrazione sulla prima volta di Motta in bianconero e determinare i piani per il futuro.
